Una teologia politica “battista” (III). La terza via tra liberalismo e conservatorismo
Un impianto idrico è fatto di tubi collegati tra loro per portare l’acqua da un posto all’altro. Se si usa questa metafora per capire la politica, i tubi sono le procedure e le infrastrutture della vita associata mentre il liquido corrisponde ai valori che danno senso alla comunità. Con questa metafora, Jonathan Leeman, teologo nord-americano e direttore editoriale di IX Marks, spiega la specificità della teologia politica “battista”. Per lui è la “terza via” tra liberalismo e conservatorismo.
Secondo Leeman (e lui ha in mente gli USA) la politica si divide tra liberali e conservatori. Non si tratta solo di una contrapposizione episodica. Essa rimanda, invece, ad una diversa concezione dell’impianto idrico e del suo funzionamento. Il liberalismo ha costruito un sistema di tubi (i diritti umani e le procedure democratiche) che valgono per tutti e dentro cui ognuno mette il liquido che vuole, secondo le convinzioni e le preferenze di ciascuno (stili di vita, orientamenti, pratiche sociali). La debolezza del liberalismo è che i suoi “diritti” e le sue “procedure” possono diventare dei meri rivestimenti formali per tutto e il contrario di tutto. Il liberalismo si preoccupa delle forme, ma non della sostanza. Ha un solido sistema di tubi, ma non ha criteri per valutare se un liquido sia velenoso o corrosivo, dunque lesivo del sistema nel suo complesso. Contrariamente a quanto asserisce, il liberalismo non è “neutrale” ma sempre al servizio di ideologie.
Il conservatorismo, d’altro canto, è fiero dei suoi valori ispirati al cristianesimo: la difesa della vita pre-natale, il matrimonio tra un uomo e una donna, la famiglia tradizionale, una certa inclinazione verso l’economia capitalista, ecc. Credendo che il suo liquido sia universale e valido per tutti, fa fatica ad accettare che ne esistano di profondamente diversi e per questo si presenta con un volto illiberale. In alcuni casi metterebbe in discussione persino il riconoscimento dei diritti individuali e il mantenimento delle forme democratiche (come nel caso della teonomia). Il rischio del conservatorismo è di “sacralizzare” la politica, imponendo la visione cristiana a tutti.
Leeman sostiene che una politica “battista” rappresenti una terza via tra il proceduralismo liberale e l’integralismo conservatore. Ecco il succo del suo argomento:
Come il liberalismo, una teologia politica battista affermerà il ruolo cruciale dei diritti, dell'uguaglianza e della libertà, in particolare della libertà religiosa. Essa separa chiesa e stato e limita la giurisdizione dello stato. E in tutto questo una teologia politica battista dal dare una fiducia mal riposta al governo. La nostra vera speranza è nel nuovo patto e nelle chiese. Allo stesso tempo, una teologia politica battista si basa su un fondamento molto più forte: non un contratto pragmatico e malleabile che santifica ciò che esiste, ma sulla giustizia di Dio. La teologia politica battista ammette apertamente che intende promuovere sulla pubblica piazza la giustizia come la definisce il Dio della Bibbia, e dice a tutti gli altri di smettere di bluffare e di ammettere che anche loro stanno promuovendo i loro dèi (idoli). È impossibile non farlo. La piazza pubblica è un campo di battaglia degli dèi (idoli) ed è giunto il momento di smettere di fingere il contrario.
La politica non è un campo “neutrale” (come vorrebbe il liberalismo) e nemmeno uno spazio “sacro” (come vorrebbe il conservatorismo). Per abitare la politica bisogna avere ben distinte le sfere dello stato e della chiesa. Bisogna sostenere la libertà religiosa per tutti e il pluralismo istituzionale della vita associata. In questo senso, è bene sfidare le visioni conservatrici che si riempiono la bocca di “valori” cristiani da assumere come bussola per la politica ad accettare il pluralismo come dato costitutivo della realtà. Contro le letture liberali, una teologia politica battista contesta la neutralità della piazza pubblica e l’esclusione delle voci religiose dalla partecipazione democratica. Nel fare politica siamo tutti schierati per i nostri dèi (idoli): bisogna giocare a carte scoperte perché tutti abbiamo presupposti religiosi. Inoltre, contro il liberalismo, la teologia politica battista afferma che non tutti i “valori” sono uguali e che la loro fondazione non è solo una questione di maggioranza o minoranza. Se non si hanno valori forti, il rischio è che veleni possano essere introdotti nella tubazione con il rischio di farla scoppiare.
Vedi anche:
“Una teologia politica “battista” (I). Spunti da Jonathan Leeman” (10/2/2022)
“Una teologia politica “battista” (II). La chiesa come ambasciata” (14/2/2022)