Verso la Domenica della memoria (II). La Riforma fu Dio che riprese possesso del suo mondo!

 
 

Una stagione di rinnovamento religioso? L’inizio dell’età moderna? L’apoteosi dell’umanesimo? Più no che sì. Insomma: cos’è stata la Riforma? La Riforma fu Dio che riprese possesso del suo mondo! In un saggio pubblicato sul numero 57 della rivista teologica Studi di teologia, “Riforma e Riforme”, N. 57 del 2017 in occasione del cinquecentenario della Riforma, il prof. Pietro Bolognesi si chiede cosa sia stata veramente stata la Riforma e questa analisi è utile per capire cosa celebriamo ogni anno in occasione della Domenica della Memoria. 

In primis il termine stesso può suscitare perplessità o fraintendimenti. Esso viene infatti utilizzato in ambito politico/sociale per parlare di possibilità di cambiamenti non radicali, per sostituirsi all’irruenza delle rivoluzioni, per apportare modifiche a sistemi che sostanzialmente restano uguali. In ambito religioso invece, si associa alla Riforma tutto quanto appartenga o provenga dal mondo protestante e dalle sue tante realtà, o si utilizza in ambito cattolico svuotandolo della sua portata storica e adattandolo alle esigenze di cambiamento interne alla chiesa stessa. 

Riforma è quindi tante cose, ma pur sgomberando il campo e tenendo presente solo il movimento cominciato con le affissioni delle tesi da parte di Martin Lutero, si rischia di fare confusione. Le letture dell’evento possono essere le più disparate e le conclusioni che se ne possono trarre altrettante, se si fa l’errore di leggere gli eventi con le lenti del proprio tempo esclusivamente. Ad esempio, nei secoli le celebrazioni hanno riguardato l’aspetto della lotta nel difendere il mondo protestante da quello dei “romanisti” alla vigilia della Guerra dei trent’anni nel 1617; nel 1817 se ne è celebrato il valore del ricorso esclusivo alla Scrittura e al libero esame più che alla predestinazione vistosamente contraria alla sovranità della coscienza e della ragione umana; all’inizio del ’900  viene celebrata da alcuni come l’affermazione della modernità e quindi come una delle pagine più luminose della storia, per altri come l’apparire di tutti i mali della modernità: materialismo, spirito repubblicano e idolatria del progresso…

Insomma, la Riforma, grazie alla sua portata può essere strumentalizzata e ideologizzata se si perde il centro della sua essenza. Parallelamente però, la Riforma può essere anche banalizzata o depotenziata se la si interpreta partendo da questioni importanti ma non centrali. La Riforma non è stato un rinnovamento ecclesiale, il rinnovamento della prassi ecclesiale infatti deriva da essa, ma non la spiega del tutto. La Riforma non fu neppure l’epurazione della chiesa dagli abusi e delle pratiche incompatibili con l’evangelo, seppure furono misi in discussione e talvolta aboliti. La Riforma non fu neppure il solo rinnovamento della pietà personale, anche se è vero che la vita spirituale individuale aveva delle grosse lacune su cui si intervenne, ma intendere la riforma come un nuovo fermento di alcuni individui non la spiega e non la esaurisce. La Riforma cercò, in effetti, di far fronte al lassismo morale, alla corruzione del clero, al bisogno di vitalità spirituale, alle deviazioni dottrinali e alla necessità di tornare alla semplicità originaria. Ma la questione della vera natura della Riforma non sembra poter essere risolta in questo modo.

Quando celebriamo la Riforma allora celebriamo qualcosa da cui scaturì tutto ciò ma che fu più radicale e ampio: la Riforma fu Dio che riprese possesso del suo mondo! La Riforma si caratterizzò per un fondamentale ritorno di Dio. Dio uno e trino intervenne nella storia, rimpicciolendo uomini ed istituzioni che nel corso del tempo si erano sostituiti a lui. I riformatori agirono perché fortificati dalla maestà di Dio e dalla comprensione della sua sovranità. Lutero quanto Calino poterono stare fermi nelle loro convinzioni non tanto perché forti delle proprie convinzioni, ma in quanto radicati nella Parola di Dio che finalmente tornò ad illuminare il mondo. Dalla comprensione di chi Dio fosse, scaturirono allora un uomo nuovo, una nuova teologia, una nuova chiesa, una nuova spiritualità, un nuovo impegno; società e cultura cambiarono, ma tutto ciò non fu altro che la conseguenza di quanto era partito da Dio. 

Celebrare la Riforma e la sua eredità vuol dire quindi celebrare l’opera di Dio nella storia che ha deciso di far udire la sua voce e di riaffermare la sua sovranità. 


(NdR: La Domenica della memoria, in molti Paesi chiamata “domenica della Riforma”, è un’occasione per ricordare la riscoperta dell’evangelo imperniata sul riconoscimento dell’autorità della Scrittura, la centralità di Gesù Cristo, la gratuità della salvezza, l’esigenza che tutta la vita sia vissuta per la gloria di Dio. Per l’occasione l’Alleanza Evangelica Italiana offre materiali e spunti per vivere in modo significativo questa ricorrenza)