Accogliere i bambini al culto. Quelli che oggi sono considerati disturbatori potrebbero diventare discepoli
NB. Questa è la versione italiana dell’articolo “Don’t forget that the little disturbers might be disciples”, Christian Network Europe (25/3/2022).
Avete mai assistito ad una di quelle situazioni per la quale sono richiesti silenzio e serietà ed improvvisamente un bambino presente nella stanza urla, fa cadere i suoi giochi, comincia a piangere inconsolabilmente, dice qualcosa di inappropriato o cerca di distrarre chiunque gli sia vicino? Probabilmente assistere ad una vicenda del genere non farebbe altro che strappare un sorriso, ma se siete i genitori di quel bambino la situazione inevitabilmente cambia. Imbarazzo, senso di inadeguatezza e pensieri sul giudizio degli altri sono arrivano immediatamente.
Dopo un periodo di assenza dal culto domenicale dovuto alla nascita del mio secondogenito, l’entusiasmo di tornare a vivere la vita di chiesa è stato forte. Seguire culti e riunioni on-line, che sono diventati un’opzione in periodo di pandemia, è stato sicuramente benefico per ascoltare l’annuncio della Parola e per restare connessi alla vita di chiesa, ma non è di sicuro il modo per sperimentare la comunione fraterna così come intesa nella Bibbia.
Nonostante il grande entusiasmo, però, quando si è tratto di preparaci per la prima volta come famiglia composta da quattro membri non ho potuto fare a meno di pensare a quello che sarebbe accaduto. Una bambina di due anni che riesce difficilmente a stare ferma, un neonato pronto a piangere per fame o coliche imprevedibilmente in qualsiasi momento, ci avrebbero reso sicuramente un elemento di disturbo per chi avesse voluto seguire il culto senza distrazioni.
La chiesa che frequentiamo infatti, non prevede che i bambini vengano allontanati durante il culto. Restano con i genitori, nella sala in cui tutti sono riuniti. Non ci sono programmi paralleli per loro, ma il momento a loro dedicato è integrato nella liturgia comunitaria.
Nelle chiese evangeliche italiane questo non è sempre il caso, anzi, probabilmente nella maggioranza dei casi le chiese prevedono attività che permettono ai bambini di non annoiarsi e ad i genitori di seguire il culto con calma. Se si guarda in quest’ottica la scelta potrebbe risultare sensata. Da genitore di bambini piccoli sperimento l’imbarazzo di vederli attirare l’attenzione per i loro pianti, capricci, risate e giochi rumorosi ed anche la frustrazione di tornare a casa avendo perso pezzi del sermone o di altre parti del culto. Ma so che per la nostra chiesa questa è una scelta precisa, non una mancanza di organizzazione o sensibilità verso i bambini. Anzi, è parte di un’ecclesiologiache si ispira al modello biblico di chiesa confessante.
A tal proposito sono stata molto incoraggiata leggendo il saggio di Lucia Stelluti, “Piccoli discepoli crescono. Il discepolato dei giovani credenti nella vita della chiesa locale”, Studi di teologia (2020) N. 64, pp. 118-132, proprio riguardo alla presenza di piccoli discepoli nelle chiese. Prima di tutto la Bibbia non ha mai escluso i più piccoli dal piano di Dio. Samuele, Geremia, Timoteo…hanno ricevuto grandi chiamate in giovane età e hanno servito con fedeltà il Signore. Gesù stesso si è rivolto ai bambini senza escluderli, ma anzi, valorizzandoli e prendendoli come esempio. I nostri figli, quindi, non andrebbero trattati come “figli di credenti”, ma possibili figli di Dio che hanno bisogno di sentire la Parola di Dio ed essere esposti alla comunione fraterna.
Il popolo di Dio sia nell’AT che nel NT è sempre stato composto da persone di ogni età e anche la chiesa di oggi ha bisogno di essere aperta a tutti. La chiesa deve essere il luogo dove parliamo di Cristo ai bambini che non credono ancora, ma anche il luogo dove impariamo ad accogliere i bambini che sono già credenti. A volte le chiese non sono pronte a pensare ai bambini credenti come membri della chiesa, ma dobbiamo essere aperti all'idea che è Dio a chiamare i suoi figli e non è interessato all'età. L’idea che i bambini siano la chiesa del futuro è in qualche modo fuorviante. Il Signore nella sua sovranità può chiamare a salvezza persone di ogni età e la chiesa non può abdicare alla sua responsabilità di discepolare ed offrire occasioni di servizio in modo serio e continuativo a questi piccoli membri.
Se vogliamo raggiungere le persone esterne con l’annuncio del Vangelo dobbiamo prima ricordarci di coloro che sono in mezzo a noi. Come possiamo raggiungere con il Vangelo un’intera nazione se allontaniamo dalla vita di chiesa i nostri piccoli senza quindi formarli all’idea di cosa la chiesa sia? I nostri figli hanno bisogno di partecipare alla vita della chiesa, di imparare l’unità del popolo di Dio sin da piccoli ed essere valorizzati e integrati secondo le loro capacità e possibilità. C’è bisogno di generazioni di giovani che crescono in chiese che si occupano del loro discepolato costantemente, e non solo con programmi a termine, per poter avere bambini e giovani con vite trasformate da Cristo che possano anche trasformare la società. Questo non esclude che ci possano essere attività e momenti totalmente pensati e riservati ai bambini, ma la partecipazione alla vita ordinaria della chiesa è importante per la loro crescita e anche per i loro genitori che saranno supportati da tutta la chiesa nel crescere i figli nell’amore di Dio.
Come madre posso dire che, anche se ci saranno momenti di distrazione, di imbarazzo o di stanchezza, sono molto grata di poter portare i miei bambini al culto con me. So che anche in una così giovane età la loro partecipazione attiva nella vita della chiesa sarà salutare per loro. Impareranno che ci sono persone di ogni età, con caratteri diversi, visioni diverse e doni diversi con cui interagire e da cui imparare molto. Impareranno dalle testimonianze di vita degli altri credenti. Se il Signore li chiamerà come suoi figli, non dovranno imparare da adulti a servire nella chiesa dopo anni in cui hanno interagito solo con i loro coetanei della chiesa, ma saranno già abituati a vivere la chiesa come un corpo unito.
Questa considerazione anche delle loro piccole vite sarà sicuramente importante per ogni aspetto della loro vita sociale e come genitore non posso che essere grata per questa grande opportunità che il Signore ci sta donando come giovane famiglia.