Art(e)vangelo (VII): La Vocazione di San Matteo di Caravaggio

 
 

La Vocazione di San Matteo è un dipinto di Caravaggio che appartiene all’immaginario artistico associato a Roma. Non poteva mancare una serata di Art(e)vangelo dell’Istituto di Cultura Evangelica e Documentazione dedicata a quest’opera.

Michelangelo Merìsi da Caravaggio nasce a Milano nel 1571. Fin dal 1592 si trasferisce a Roma. Anche se trovò il favore della Chiesa romana, la sua vita fu plasmata dalle strade romane…rozza, violenta, corrotta, immorale. Il biografo Andrew Graham-Dixon afferma che: “Caravaggio visse la sua vita come se ci fossero solo il Carnevale e la Quaresima, senza nulla in mezzo.” A causa del suo carattere fiero e ribelle, nel 1606, arriva addirittura a uccidere uno dei suoi avversari. Muore nel 1610 

Maestro della luce e dell’ombra, diventerà un artista del “chiaroscuro”. La Vocazione di San Matteo fu dipinta nel 1599, durante il periodo della Controriforma. Mentre le chiese protestanti stavano rispondendo all’abuso delle immagini rimuovendo uso e la venerazione delle immagini, la chiesa di Roma andò nella direzione opposta, riempiendo ogni angolo delle chiese di opere d'arte sacra, colorate e molto elaborate.

La Vocazione di San Matteo è un dipinto a olio su tela. L'opera misura 322 x 340 cm. Il dipinto è caratterizzato da una forte espressione del chiaroscuro. Fa riferimento alla storia biblica che si trova in Matteo 9:9 dove leggiamo: 

 “Poi Gesù, partito di là, passando, vide un uomo chiamato Matteo, che sedeva al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli, alzatosi, lo seguì.”

Raffigura il momento esatto in cui Matteo viene chiamato ad abbandonare la sua vita di peccato come esattore delle tasse per diventare uno dei discepoli di Gesù. La scena è ambientata in una taverna spoglia e malandata, con le figure di Pietro e Gesù, all’estrema destra del quadro, che sceglie il publicano Matteo con la mano destra. 

Come per molti altri dipinti di Caravaggio, nella Vocazione di San Matteo il punto di forza è senz’altro la luce. Irradiando la scena da destra verso sinistra, ha una funzione ben chiara: illumina la misericordia divina. Anche l’organizzazione dello spazio non è casuale: i personaggi sono posti al centro, come se si trattasse di una scena teatrale. La Vocazione di San Matteo, secondo gli storici, è il primo dipinto di Caravaggio in cui i personaggi sono immersi nel buio e abbigliati con abiti contemporanei. 

Le interpretazioni del dipinto si concentrano spesso sul suo significato religioso come rappresentazione della conversione e della chiamata al servizio. Gli storici dell'arte lodano l'approccio innovativo di Caravaggio alla narrazione e il suo abile uso della luce per simboleggiare la presenza divina. Alcune interpretazioni esplorano anche il ruolo sociale del dipinto, considerando il ruolo di Matteo come esattore delle tasse in un sistema corrotto. Mostra la misercordia di Dio nell'aver scelto un emarginato e indegno destinatario della sua grazia, che entra con la luce che Cristo porta con sé.

Osservando il quadro più da vicino, si vede la mano di Gesù. Sembra familiare? Assomiglia alla mano dipinta da Michelangelo nella scena della creazione nella Cappella Sistina. In un certo senso è arrivato il secondo Adamo.

Ma chi sta indicando? O chi sta per indicare? Non è così chiaro perché Caravaggio ha catturato il momento subito prima che Gesù indichi. 

È Matteo quello con la barba che sembra sorpreso? Questa è l’opinione comune. E ha anche senso se si osservano le opere che si trovano vicino a questo dipinto: “San Matteo e l’angelo” e “Il martirio di San Matteo”.

Se guardiamo con più attenzione, però, forse non è così evidente. In effetti ci sono varie opinioni a riguardo. Se si guardano gli occhi di Gesù, sembra di indicare l'uomo barbuto. Ma a causa delle ombre sulla faccia di Gesù, Caravaggio non sembra darne certezza. Chi sta guardando Gesù? 

Se seguiamo gli occhi di Gesù e la parte inferiore della sua mano, chi indica? Questa volta indica il giovane esattore delle tasse che conta i soldi. Tenendo questo in mente, anziché indicare sé stesso, chi sta indicando l'uomo barbuto? Il giovane esattore delle tasse. Potrebbe essere lui Matteo? 

Un’altra ipotesi interessante è che entrambi gli uomini siano Matteo. Il giovane è Matteo poco prima di essere chiamato a seguire Cristo, concentrato sui soldi. L'uomo più anziano è Matteo dopo essere stato chiamato, mentre lascia il denaro. In questo caso, l'uomo barbuto potrebbe indicare non solo il giovane esattore delle tasse, ma anche sé stesso con l'uso del pollice. 

  • Enfasi: Il dipinto enfatizza il momento della redenzione, misericordia, grazia, e vita trasformata. La vocazione di Matteo segna la rinascita spirituale e l'allontanamento da una vita peccaminosa che vieni da un incontro con Gesù e la sua chiamata di seguirlo.

  • Problema: il problema è la natura peccaminosa dell'umanità, rappresentata attraverso la carriera di Matteo come esattore delle tasse, un lavoro associato all'avidità e alla corruzione. Vediamo anche personaggi disinteressati o che guardano oltre Gesù. Solo chi viene chiamato risponde (Gv 10,27-28).  Ma troviamo delle similitudini nella vita di Caravaggio. Era un uomo tormentato, un omicida che sembra aver colto nel suo dipinto la misericordia e la grazia di Dio che Cristo portò in un mondo oscuro a coloro che non si sarebbero mai aspettati di riceverla.

  • Prospettiva di redenzione: La prospettiva di redenzione è esplicitamente simboleggiata dal gesto di Gesù e dal fascio di luce, che indica l'intervento divino e la possibilità di salvezza. Se osserviamo l'uso della mano di Gesù, possiamo vedere un riflesso del primo Adamo del dipinto di Michelangelo nella Cappella Sistina, la mano di colui che ha portato le tenebre e il giudizio su tutta l'umanità attraverso la ribellione e il peccato. Qui abbiamo la mano del secondo Adamo, venuto a far luce nelle tenebre e a portare nuova vita e redenzione. Alcuni dicono che la presenza di Pietro potrebbe simboleggiare il ruolo della Chiesa, ma ciò che è centrale è la luce di Dio attraverso Cristo e la sua chiamata del peccatore alla redenzione.

Della stessa serie:
“Art(e)vangelo (I). Una bussola biblica per l’arte” (26/1/2024)
“Art(e)vangelo (II). L’arte e la Bibbia in un libro di Francis Schaeffer” (23/2/2024)
“Art(e)vangelo (III). Arte e cristianesimo nella storia” (20/3/2024)
“Art(e)vangelo (IV). Il Giudizio Universale di Michelangelo” (16/5/2024)
“Art(e)vangelo (V). Il Colonnato del Bernini” (23/5/2024)
“Art(e)vangelo (VI). La Nuvola di Fuksas” (29/5/2024)