Benedetto XVI. Una vita (cattolica)
“Il più grande teologo che sia mai stato eletto al soglio pontificio” (10). Anche se fosse per questa affermazione soltanto, il poderoso volume di Peter Seewald, Benedetto XVI. Una vita, Milano, Garzanti 2020, varrebbe la pena di essere letto. In più di 1200 pagine, il giornalista tedesco che aveva già curato almeno due libri-intervista a Ratzinger (Il sale della terra, 2005 e Ultime conversazioni, 2016) racconta la vita di questo bavarese timido e impacciato, dalla “tenerezza quasi femminea” (609) che, dotato di intelligenza e di capacità di assimilazione fuori dall’ordinario, si è trovato a diventare prete, professore, perito del Concilio Vaticano II, tra i principali teologi cattolici contemporanei, vescovo di Monaco, cardinale, prefetto della potente Congregazione vaticana della dottrina della fede, autore di una lista impressionante di libri (16 volumi è la sua Opera Omnia) e poi papa, e ora papa emerito!
Dal villaggio della Baviera dove il piccolo Joseph giocava a celebrare la messa al cuore della cattolicità sotto il tabernacolo di Bernini dentro la basilica di San Pietro: questa è la parabola biografica di Ratzinger. Inoltre, la sua figura, per certi versi associata ad una tendenza conservatrice della teologia cattolica, è stata quella che, con le dimissioni da papa, ha operato lo “strappo” più innovatore in una millenaria istituzione qual è la chiesa di Roma.
Ratzinger è stato al centro di letture negative: l’opinione pubblica “progressista” (alimentata dal suo amico diventatone oppositore Hans Küng) ne ha diffuso un ritratto di cardinale “panzer”, arcigno bulldozer dell’ortodossia e inquisitore della modernità. Secondo questa vulgata, il professore aperto alle nuove correnti che aveva contributo al Vaticano II venne “traumatizzato” dalla rivoluzione culturale e sessuale del 1968, acquisendo quindi tratti repressivi e tradizionalisti nel tentativo di arginarla. Questa rottura in Ratzinger non rende veramente ragione della complessità, ma anche a suo modo della coerenza, del personaggio. Seewald documenta il fatto che Ratzinger, pur con enfasi ed accentazioni diverse, è sempre stato un cattolico romano a tutto tondo. In un articolo del 1982 pubblicato dalla “Süddeutsche Zeitung” si legge una sintesi perfetta: “Non rientra in alcun cliché, né in quello del conservatore né in quello progressista, Joseph Ratzinger è semplicemente cattolico, anima e corpo” (734). Quando il giovane Ratzinger al Vaticano II pensava al rinnovamento della chiesa aveva in mente uno “sviluppo interno” al cattolicesimo, non la discontinuità perorata dal fronte progressista. Quando l’ormai anziano custode della fede cattolica contrastava le picconate della secolarizzazione interna ed esterna alla chiesa di Roma, lo faceva in ragione della difesa della universalità e della romanità della fede cattolica. Non sono “due” Ratzinger (uno progressista e uno conservatore), ma lo stesso teologo cattolico romano.
(una più ampia recensione al volume di Seewald in inglese è stata pubblicata sul sito della Gospel Coalition e in italiano su Studi di teologia N. 67 [2022] pp. 114-115)