Il cattolicesimo come “perversione” del cristianesimo, parola di Gresham Machen

 
 

Esattamente un secolo fa, Gresham Machen (1881-1937) nel suo libro Cristianesimo e liberalismo (1923, ed. it. Caltanissetta, Alfa e Omega 2014) definì il liberalismo teologico come sistema alternativo al cristianesimo biblico esponendone le premesse devianti e gli esiti deviati.[1] Machen identificò nel liberalismo un'altra religione che – pur usando la tradizionale terminologia cristiana – l'aveva completamente risignificata secondo lo spirito dell'età moderna e quindi aveva abbandonato il vangelo. Secondo Machen, il liberalismo era la principale minaccia al cristianesimo biblico, ed è contro di esso che concentra la sua attenzione. Nel libro Cristianesimo e liberalismo, il cattolicesimo romano riceve solo un accenno superficiale che vale comunque la pena considerare perché segnala un'importante consapevolezza del contesto più generale dei fronti di ieri e di oggi su cui il cristianesimo ha bisogno di sviluppare il suo discernimento teologico.

Secondo Machen “il liberalismo differisce dal cristianesimo per quanto riguarda i presupposti del Vangelo (la visione di Dio e la visione dell'uomo), per quanto riguarda il Libro in cui il vangelo è contenuto, e riguardo alla Persona la cui opera il vangelo espone”. La divergenza non ruota attorno a punti di teologia speculativa, ma investe “l'intera vita”. Pertanto, il titolo del libro Cristianesimo e liberalismo intende contrapporre il primo al secondo e viceversa.

Machen etichetta il liberalismo come un'altra religione e definisce divergenze di “opinione” i dibattiti intra-protestanti su questioni importanti ma secondarie. Il rapporto col cattolicesimo, invece, è segnato dalla “divisione”. Secondo Machen, Roma rappresenta una “perversione della religione cristiana”. Non viene offerta alcuna spiegazione sul perché sia ​​così, ma si presume che le ragioni teologiche della critica siano valide, anche se non esplicitate.

Forse con un pizzico di superficialità, Machen riconosce che la Chiesa cattolica romana mantiene “l'autorità della Sacra Scrittura” e accetta “i grandi credi antichi”. Nella sua visione queste posizioni rendono il cristianesimo biblico più vicino a Roma del liberalismo, anche se ritiene che “l'abisso” tra Roma e la Riforma sia profondo. Questo commento appare superficiale e non indicativo del consueto acume teologico di Machen. La ragione è che anche il liberalismo sostiene una certa autorità della Scrittura e una certa interpretazione dei primi credi della chiesa antica. Questi due elementi non sono respinti in quanto tali, ma reinterpretati in modo da essere annullati. Anche nel cattolicesimo romano una “certa” autorità della Scrittura è affermata ma, allo stesso tempo, è minata dato il ruolo intrecciato attribuito alla tradizione e al magistero della chiesa che fanno sì che Roma respinga l'autorità ultima della Scrittura (sola Scrittura).

Inoltre, Roma rende sicuramente omaggio ai primi credi della chiesa, ma li interpreta in modo espansivo data, ad esempio, la sua dottrina mariologica gonfiata e la sua visione sinergistica della salvezza. Se Roma pensa la sua mariologia ed ecclesiologia come organicamente derivanti dai credi, è evidente che l'adesione formale ai credi non si traduce necessariamente in una loro ricezione biblicamente fedele. Il punto è che l'autorità della Scrittura e l'importanza dei credi non vengono mai liquidate in modo palese, sia nel liberalismo che nel cattolicesimo romano. Entrambe le tradizioni hanno un loro modo di aderire formalmente ad essi senza sottomettersi né alla Scrittura né ai credi antichi. Machen ha ragione quando sostiene che “il cristianesimo è fondato sulla Bibbia. Fonda sulla Bibbia sia il suo pensiero che la sua vita. Il liberalismo invece si fonda sulle mutevoli emozioni di uomini peccatori”. Quello che omette di dire è che anche il cattolicesimo romano non è fondato solo sulla Bibbia e quindi è in contrasto con il cristianesimo biblico in ogni punto.

Oltre a queste brevi annotazioni, ci sono altri punti che devono essere evidenziati nell'argomentazione teologica di Machen. Essi mostrano come la sua interpretazione del liberalismo possa adattarsi anche al cattolicesimo romano. Ad esempio, discutendo dell'intrusione del paganesimo nella chiesa, Machen sostiene che “il liberalismo moderno è come il legalismo del medioevo, con la sua dipendenza dal merito dell'uomo”. Qui il liberalismo è associato all'insistenza sul merito umano come eredità del Medioevo. Eppure, il vero rappresentante del legalismo medievale è il cattolicesimo con la sua visione sinergistica della salvezza incorporata nel suo sistema sacramentale. Inoltre, Machen sostiene che il liberalismo moderno ha perso la coscienza del peccato e ha sviluppato una "suprema fiducia nella bontà umana". Di sicuro, queste sono caratteristiche del liberalismo, ma le attuali tendenze teologiche cattoliche romane stanno progressivamente sottolineando una simile dipendenza della teologia cattolica dalla bontà umana come segno distintivo dell'antropologia e dell'amartiologia romana. Infine, Machen fa riferimento alla dottrina liberale della “paternità universale di Dio” e della “fratellanza degli uomini” che il liberalismo considera l'essenza del cristianesimo. Vero. Nel nostro mondo contemporaneo, tuttavia, non esiste istituzione religiosa più impegnata del cattolicesimo romano a sostenere la fraternità universale e la paternità universale di Dio, come indica la recente enciclica Fratelli tutti (2020) di Papa Francesco. In un certo senso, le critiche che Machen fa al liberalismo possono essere estese al cattolicesimo.

Mentre Machen mostra una comprensione penetrante del liberalismo, cioè delle sue radici ideologiche anticristiane e dei suoi perniciosi esiti, non mostra lo stesso grado di familiarità dottrinale con il sistema teologico di Roma. I suoi commenti sul cattolicesimo romano sono quindi solo superficiali dato anche il fatto che non è l'argomento del suo libro. Secondo lui il “principale rivale moderno del cristianesimo è il liberalismo”. Da notare: il principale, non l'unico. Il cristianesimo ha altri rivali attorno a sé e il cattolicesimo romano è uno di questi, non presentando esattamente lo stesso pericolo derivante dal liberalismo, ma vicino ad esso.

Dopo cento anni, il libro di Machen non è solo attuale per quanto riguarda il liberalismo come alternativa alla fede evangelica, ma, al netto dei suoi limiti, è anche pertinente per quanto riguarda la considerazione del cattolicesimo come “perversione” del cristianesimo.

N.B. Una versione più ampia ed in lingua inglese dell’articolo può essere consultata qui.

[1] Su Machen, si veda la voce sul Dizionario di teologia evanglica, a cura di P. Bolognesi, L. De Chirico, A. Ferrari, Marchirolo (VA), EUN 2007, p. 415.