Che chiesa vogliamo essere (VI). Chiesa “radice”, piantata e fiorente
La radice è la parte della pianta che la sostiene e che collega la parte nascosta e quella che si vede. Dalla radice passano l’acqua e i nutrimenti. Senza radice non ci sono frutti. L’ultima tra le metafore presenti sul fascicolo “Discepoli che discepolano”, Studi di teologia (2020) N. 64, dove sono state individuate le caratteristiche principali di chiese sane del passato e del presente che hanno avuto modelli di discepolato impattanti, è quella della chiesa “radice”. Le altre metafore sulle quali, tra l’altro, la chiesa Breccia di Roma Prati ha recentemente incentrato una serie di predicazioni dal titolo “Che chiesa vogliamo essere?”, sono torrente, dressée (formata/organizzata), alveare, catalizzatore, vivaio, essenza e pit-stop.
La chiesa radice è l’unica usata per descrivere una chiesa italiana, quella battista riformata di Padova. In un contesto di minoranza come quello italiano, la chiesa di Padova ha lavorato sulla profondità per promuovere un discepolato che mettesse radici, non accontentandosi della superficialità, ma promuovendo la formazione teologica, la crescita dei membri nelle loro vocazioni e il sostegno ad altre fondazioni di chiesa.
Nei quasi 50 anni di esistenza, la chiesa evangelica di Padova ha aiutato il mondo italiano a scoprire i contenuti dell’identità evangelica. Non li ha inventati, ma li ha incarnati al punto da darne un’espressione pubblica, visibile e credibile. La continuità nel tempo, la consistenza non trascurabile, le iniziative culturali e formative, le pubblicazioni che sono uscite da qui e fin anche l’edificio realizzato riflettono plasticamente il messaggio dell’evangelo.
Una delle caratteristiche delle chiese evangeliche “libere” è di avere un rapporto irrisolto tra l’istituzione e la spiritualità, tra l’organizzazione e la libertà. In un mondo evangelico che tende a polarizzare e ad opporre i ministeri e lo Spirito Santo, la chiesa evangelica di Padova ha mostrato come Dio susciti chiese in cui i muscoli e le ossa e la continua circolazione del sangue siano tutti necessari per la solidità e la salute del corpo. Questo equilibrio non è mai da considerare scontato e dato una volta e per sempre. Va mantenuto nella realtà di una vita ecclesiale incentrata sul culto a Dio, nutrita dalle discipline cristiane e pronta ad ubbidire alla voce dello Spirito Santo che parla.
Nel Nuovo Testamento, una giovane chiesa definibile "radice" è anche quella che troviamo nella prima lettera di Paolo ai Tessalonicesi. In quella città si era stabilita una chiesa con radici profonde e che quindi era in grado di non farsi abbattere dal primo soffio di scoraggiamento. Era una chiesa costante nell’imitare Cristo e continuamente impegnata a sfuggire agli idoli e a guardare a Dio. Con queste caratteristiche, la giovane chiesa fondata da Paolo, nonostante le difficoltà, dà buona testimonianza, mostrando una postura salda, capace di diventare un esempio per altri credenti della regione.
Non è una formula particolarmente innovativa e può sembrare scontato per una chiesa, eppure bisogna chiedersi se le nostre chiese siano veramente radicate, non stiano solo sopravvivendo ma stiano fiorendo. Una chiesa che vuole crescere deve farlo prima di tutto nella profondità delle radici.
Le chiese di recente costituzione hanno la tendenza a voler subito vedere frutti copiosi e si impegnano nelle attività che, apparentemente, sono premianti. La formazione dei membri, la credibilità dei ministeri, la robustezza della vita della chiesa in tutti i suoi aspetti, sembrano essere impegni che possono essere rimandati, se non proprio evitati. Eppure, senza radici, la pianta dopo una prima futile stagione di apparente vitalità cesserà di esistere, come ricorda la parabola del seminatore di Matteo 13. A maggior ragione, in un contesto di minoranza come l’Italia, se le chiese non curano le radici presto soffriranno la siccità e saranno a rischio d’estinzione.
Applicando alla vita della chiesa quello che dice il Salmo 1 sulla persona timorata di Dio, la chiesa “radice” sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai.