Prendere Dio in Parola: quali sono i quattro attributi della Bibbia?

 
 

Dio e la sua Parola. Piena identificazione, come sostiene la teologia evangelica, o sottile distinguo, come suggerisce la teologia liberale? Piena identità tra la Parola incarnata e Parola scritta, come confessa la fede evangelica, o accrescimento della Parola scritta con la Tradizione e il magistero, come insegna il cattolicesimo?

In occasione di “Libri per Roma”, iniziativa dell’Istituto di cultura evangelica e documentazione (ICED), l’8 aprile scorso Riccardo Cofone (pastore della Chiesa apostolica) e Davide Ibrahim (ICED) hanno presentato il libro di Kevin DeYoung, Prendere Dio in Parola, Roma, Adi Media 2017. La conversazione è stata una buona occasione per incentrarsi sulle quattro proprietà della Scrittura, approfondite da DeYoung e comunemente riconosciute: la sua necessità, sufficienza, autorità e chiarezza. L’occorrenza è stata utile anche per intrecciare il libro con la “Dichiarazione di Chicago” (DC) del 1978, primo importante documento sottoscritto dall’evangelicalismo contemporaneo mondiale sull’inerranza della Bibbia (contenuta in Pietro Bolognesi (a cura di), Dichiarazioni evangeliche. Il movimento evangelicale 1966-1996).

Senza la Scrittura non possiamo venire a conoscenza del Vangelo salvifico operato dalla Trinità (Il Padre che manda il Figlio nello Spirito per la salvezza del suo popolo). Nonostante la rivelazione generale, cioè la creazione, ci renda inescusabili dinnanzi all’evidente esistenza di Dio, la rivelazione particolare, cioè la Bibbia, è necessaria per sapere che lo stesso Dio che ha creato il cielo e la terra, è anche il Dio personale che si è fatto conoscere per mezzo di Gesù Cristo. Se da una parte la Parola ci narra l’opera redentrice di Gesù Cristo per il perdono dei peccati, dall’altra, nel momento in cui si crede, è necessaria anche per il nostro sostentamento spirituale e per conoscere “la buona, gradita e perfetta volontà di Dio” (Rm 12,2).

Credere nella sufficienza della Scrittura e praticarla, ha osservato Cofone, vuol dire riconoscere nella Bibbia la guida suprema e assoluta della fede e della morale. La Parola è sufficiente per conoscere le nostre responsabilità etiche come cristiani sottomessi a Dio e perciò a rispondere alle sfide e alle domande del nostro tempo. Affermare che ciò che Dio ha voluto rivelare è sufficientemente contenuto nella Scrittura, vuol dire mettere contemporaneamente in discussione le moderne derive neo-pentecostali che annichiliscono la sufficienza scritturale in favore di un soggettivismo spiritualistico desideroso di avere novità sensoriali, emotive e soprattutto nuove rivelazioni. Avere una comprensione solida della sufficienza della Parola di Dio, ci permette di essere sì sensibili alla Spirito Santo, ma entro gli argini normativi della Scrittura. 

L’autorità della Scrittura è trinitaria e perciò la sua chiarezza riconduce all’essenza di Dio. La Parola mostra la magnificenza della coazione delle tre persone della Trinità perché essa è la “testimonianza del Padre al Figlio incarnato” (DC, p. 132). Come Gesù si sottomise alla Parola che parlava di lui, così egli chiede a noi, suoi discepoli, di fare lo stesso per mezzo dello Spirito Santo (Gv 14, 26), perché è colui che ha ispirato gli autori biblici ed è lo stesso che attesta nei nostri cuori e nelle nostre menti l’autorità della parole di Cristo, cioè la Parola del Dio vivente. Se riconosciamo e ci sottomettiamo all’autorità trinitaria, non potremo che affermare la chiarezza della Parola divina. Il Dio che si è rivelato è saggio, amorevole e buono. Non è un Dio che inganna, tenta o muta (Gm 1,17). Ciò che egli dice nella sua Parola è verità, perché egli è verità (Gv 14,6)

Possiamo, quindi, in quanto evangelici prendere veramente Dio in Parola perché egli è il Dio trino che ha voluto saggiamente rivelarsi. Possiamo affidarci con sicurezza e fiducia alla sua Parola, la Parola necessariamente sufficiente, sufficientemente necessaria, autorevolmente chiara e chiaramente autorevole.

Prossimo appuntamento di “Libri per Roma”: 
Sabato 10 giugno 2023
Jan Hus, “Figliola, ascolta”. Dalla Riforma suggestioni per donne e uomini di ieri e di oggi, Milano, Edizioni Paoline 2022. Ne parla Anežka Žáková, traduttrice e curatrice dell’opera. Ore 18.30.