Charlotte Mason (I). Un passato oscuro illuminato da Cristo
Sono trascorsi cento anni dalla morte della pedagogista Charlotte Mason (1842-1923) e la sua filosofia educativa è sempre più diffusa e studiata. Già dagli anni Ottanta del secolo scorso il libro di Susan Schaeffer Macaulay For the children’s sake (Crossway, 1984) ne presentava al pubblico evangelico il pensiero e il metodo come aderenti al cristianesimo biblico. Senza addentrarsi nel suo retroterra biografico e religioso questo generico racconto fu forse la ragione della sua ampia risonanza in ambienti cristiani dei più disparati, d’Oltreoceano e d’Europa. Si accese un vivo interesse per le sue opere e per l'applicazione dei suoi metodi in numerosi progetti educativi e di ricerca (homeschooling, scuole, corsi, conferenze, network). In anni successivi il libro Children love to learn curato da Cooper (Crossway 2004) ne diffuse una presentazione più dettagliata del metodo applicato alle diverse discipline curricolari.
Mentre ci si riappropriava dell’opera e dell’eredità pedagogica di Mason, la sua vita restava invece nell’ombra, poco conosciuta e circondata quasi da un alone di mistero. L'unica biografia ufficiale redatta nel 1960 da Essex Cholmondeley (studentessa e poi direttrice del Charlotte Mason College) ne fa un ritratto piuttosto agiografico, ascrivendo la sua nascita alla città di Bangor a Nord Ovest del Galles il 1 gennaio del 1842 da una famiglia di classe media, figlia unica di Joshua Mason e Miss Shaw, dai quali ha ricevuto un’educazione domestica circondata di affetto e di libri, rimanendo poi orfana in adolescenza.
I primi lavori accademici che evidenziarono i limiti di quel resoconto di sole 13 pagine, misero in luce le narrazioni contraddittorie, la mancanza di documentazione ufficiale che provasse la parentela, il luogo e la data di nascita di Charlotte e l’evidente riserbo che la stessa Mason ha sempre mantenuto sulla sua storia personale. Emergeva sullo sfondo uno “spettro d’illegittimità” (J. Beckman, PhD 2003). Si trattava ovviamente di un vero e proprio stigma da portare nella società vittoriana che poteva ostacolare le possibilità educative e sociali di una giovane donna, nubile e senza mezzi. È stato sicuramente il lavoro di Margaret Coombs (Charlotte Mason, Hidden Heritage and Educational Influence, Lutterworth Press 2015) dopo anni di ricerche, a ricostruire nella maniera più dettagliata e approfondita la vita di Mason, chiarendo diversi dubbi sulle sue origini e facendo luce sulle sue influenze educative, che in qualche modo influirono sulle sue idee successive.
Charlotte probabilmente fu la tredicesima figlia di un Quacchero irlandese, Joshua Mason, il quale, due volte vedovo e ormai attempato, sposò Margaret Shaw una giovane donna cattolica che aveva dato alla luce Charlotte. Non è dato di sapere con certezza se Joshua Mason fosse il vero padre o se avesse voluto strappare la donna e la bambina da una morte certa. Certo è però che il matrimonio avvenne successivamente alla nascita della bimba, confermando i dubbi di “illegittimità” attorno alle origini di Charlotte.
Potrebbe essere questo il motivo per cui Mason ha lasciato pochissime testimonianze della sua infanzia nel tentativo, forse, di preservare un’immagine socialmente accettabile di sé e del suo lavoro? Charlotte Mason è nata nello stesso periodo in cui George Muller e Charles Huddon Spurgeon costituivano orfanotrofi e predicavano l’Evangelo battendosi in favore degli orfani dei quali il Regno Unito era pieno. Di questi orfani certamente quelli in situazione più precarie erano i figli illegittimi (durante l’epoca vittoria anche il tasso di prostituzione era altissimo). È molto probabile che Charlotte crebbe con la madre insieme ad una sorellastra e che ricevette un’educazione secondo i principi puritani ai quali per lo più la tradizione quacchera si rifaceva.
Dobbiamo forse anche noi omettere il lato più scuro della storia di Mason nel tentativo di preservare il suo prezioso lavoro? Come è possibile comprendere fino in fondo il suo operato, se non si indaga anche la persona e la storia di cui è frutto? Come sciogliere i nodi del suo pensiero, se non si osservano le influenze biografiche educative che l'hanno contraddistinta?
Se può essere legittimo e comprensibile il suo riserbo, non lo è per uno sguardo posteriore che vuole comprendere e soppesare il valore di un’opera umana inserita nella più ampia storia divina. La storia biblica è piena di donne i cui tratti biografici non sono “socialmente accettabili”: Raab la prostituta di Gerico, Ruth la vedova moabita, Maria “incinta” prima ancora di essere sposata. Eppure, è proprio attraverso la vita di queste donne che Dio sceglie di dispiegare la Sua storia di salvezza e far giungere fino a noi Gesù Cristo. Lo stesso Dio continua a muoversi nella storia portando avanti il Suo piano e stabilendo la Sua autorità su tutte le cose attraverso donne e uomini dai passati “illegittimi” che lui riscatta per i suoi scopi perfetti.
Non ci è dato di sapere se ci sia stato un momento di “conversione” nella vita di Mason ma è evidente dai suoi scritti che Charlotte aveva stabilito la propria identità in Cristo e non nelle sue discutibili origini. Come Rut la moabita, Raab la prostituta e Maria la vergine fondarono la loro nuova identità nella fede nel Dio d'Israele il quale acquistò loro il diritto di entrare nella genealogia di Cristo stesso; così Charlotte Mason scelte di fondare la propria identità e il proprio lavoro sul Salvatore del mondo in modo chiaro e visibile, piuttosto che lasciarsi definire dal suo passato incerto.
My soul rejoiceth in the Lord,
My spirit triumphs in His word;
He looked upon my low estate,
And, looking, made His handmaid great:
To God, my Saviour, be the praise,
Who lowliest men doth highest raise!
La mia anima gioisce nel Signore
Il mio spirito trionfa nella sua parola
Ha guardato al mio umile stato
E, guardando, ha reso grande la sua serva
A Dio, mio Salvatore, sia la lode
Che gli uomini più umili fa risalire più in alto
(tratto da Charlotte Mason, Saviour of the World, Vol I Book I Poem VIII)