Che chiesa vogliamo essere (I). Chiesa “torrente” che fa scorrere l’acqua dell’evangelo

 
 

Tempio, gregge, corpo, popolo, famiglia, ecc. Sono tutte immagini della chiesa che si trovano nella Bibbia. Queste sono descrizioni della realtà della chiesa che ogni comunità cristiana deve assimilare e riflettere. Il fascicolo “Discepoli che discepolano”, Studi di teologia, N. 64 (2020) ne suggerisce altre otto per coltivare la sana ambizione di essere chiese formate da discepoli che discepolano. Esse sono: torrente, dressée (formata/organizzata), alveare, catalizzatore, vivaio, essenza, pit-stop e radice. Le metafore evocano una suggestione e creano un’associazione ad un progetto. Ognuna di esse descrive una caratteristica prevalente e specifica di chiese evangeliche del passato e del presente (in Italia e all’estero) di cui riappropriarsi per coltivare un’aspettativa di vita di chiesa che non sia piatta, grigia, regressiva, ma al contrario innervata dalla vitalità dello Spirito.

“Che chiesa vogliamo essere?” deve essere una domanda per chiese in cammino che vogliono soffermarsi a pensare sulle direzioni intraprese, sulla strada fatta e interrogarsi in vista di una sana autovalutazione e futura crescita. A questo scopo la chiesa Breccia di Roma Prati ha dedicato una serie di predicazioni ispirate dal fascicolo “Discepoli che discepolano”, Studi di teologia, N. 64 (2020), in generale, e dalle otto metafore suggerite, nello specifico. 

La prima metafora esplorata è stata quella della chiesa torrente. A poter essere definita così è la chiesa di Antiochia descritta in Atti 13: si tratta una chiesa che si sta stabilizzando numericamente e ministerialimente. In essa è chiaramente identificata la presenza di profeti e dottori, a testimonianza che l’insegnamento non è randomizzato, ma viene da persone riconosciute come aventi ricevuto ministeri da Dio. 

Ad Antiochia si celebrano i culti, si digiuna, si praticano le altre discipline spirituali e l’opera dello Spirito Santo trova il terreno fertile per permettere anche slanci missionari importanti. E’ una chiesa che ha una sua vita liturgica, un suo spessore spirituale e un’apertura missionale. L’insegnamento è credibile, il culto è ordinato, la spiritualità è autentica, la missione è parte integrante della vita ecclesiale. Lì, questo gruppo viene definito dalla gente che lo osserva come composto da “cristiani”.

E’ una chiesa “torrente” perché non è più il rigagnolo iniziale della fase della fondazione. E’ un fiume che si sta formando e sta facendo la differenza. Non si tratta più di descrivere gli inizi dell’opera, ma di osservare lo sviluppo della stessa. La chiesa torrente è la chiesa già fondata che, invece di ristagnare e di disperdersi, arricchisce la sua portata d’acqua e scorre in modo percettibile.

Una chiesa torrente è una chiesa le cui acque nascono da una fonte divina cioè dal Vangelo di Cristo Gesù. Almeno metà del capitolo 13 di Atti si basa sulla predicazione di Paolo ad Antiochia in cui la storia della salvezza incentrata sulla persona e l’opera di Gesù Cristo viene proclamata chiaramente. Se la fonte del torrente non è il vangelo di Cristo allora non ci sarà acqua viva che possa nutrire il torrente che ben presto si trasformerà in un rivolo secco ininfluente sul paesaggio in cui passa. 

Una chiesa torrente è anche una chiesa animata dallo Spirito Santo che, in effetti, ne guida i passi. Essa ha una identità riconoscibile. Chi la osserva nota la differenza. I nomi per descrivere la sua realtà non sono più sufficienti: non basta dire che si tratta di persone “religiose”, tutti riconoscono che sono “cristiani”: discepole/i di Cristo riuniti in una chiesa ordinata, profonda, celebrante e aperta alla missione oltre Antiochia.  

Più che torrenti, molte chiese sembrano degli stagni: pozze d’acqua un po’ intorbidita e melmosa. Hanno ricevuto l’acqua viva dell’evangelo, ma invece di incanalarla in un percorso in avanti, l’hanno trattenuta in bacini senza sbocchi. Per evitare l’esito stagnante, che le chiese lavorino sulla qualità biblica dell’insegnamento, sulla profondità della liturgia, sulla consistenza delle discipline spirituali, sul nutrimento di orizzonti ampi dell’opera di Dio nel mondo vicino e lontano. Che le chiese “torrenti” diano una buona testimonianza di cosa significa essere “cristiani”.