Collettività o individuo? Non cercate la risposta in Žižek
Siamo ancora alla ricerca del “modo giusto” di convivere col Covid-19. Maestri del pensiero o sedicenti tali non mancano per proporre favole in gran numero: a voi la scelta di quella che fa per voi. À la carte. Una voce fra molte è quella del filosofo sloveno Slavoj Žižek che sul virus ha già scritto un e-book, un esperimento editoriale, una “opera in divenire” in cui propone la sua visione circa la direzione da prendere per affrontare i cambiamenti in corso, ma con la possibilità di aggiornarla e rivisitarla al mutare di dati o di situazioni (l’e-book è già giunto alla sua sesta edizione dal 13 marzo ad oggi).
Comunisti o individualisti?
“Un nuovo comunismo può salvarci” afferma Žižek sull’Internazionale (21 marzo 2020). “Non sono un utopista, non invoco una solidarietà idealizzata tra esseri umani. Ma la crisi attuale dimostra chiaramente che la solidarietà e la collaborazione globale sono nell’interesse di tutti e di ciascuno di noi, e sono l’unica cosa razionale ed egoista da fare.” A quasi un mese di distanza sulla stessa rivista si può leggere di nuovo la sua opinione sul modo giusto di vivere l’isolamento (19 aprile 2020). Per tutti coloro che non sono in grado di impegnarsi in prima linea “non è il momento di cercare una dimensione spirituale, di affrontare il profondo abisso della nostra esistenza…Tutto quello che potrebbe funzionare per evitare un crollo psicologico è consentito... Non fare progetti a lungo termine, pensa a oggi, a quello che farai fino all’ora di andare a letto”. Come si concilia un progetto lungimirante per un nuovo sistema globale con l’invito ai singoli di mettersi in “modalità di sopravvivenza” non mi è molto chiaro.
Pensieri contorti e invivibili
Più che una prospettiva vivibile mi sembra una proposta schizofrenica. In marzo Žižek evoca il comunismo, il comunitarismo, la solidarietà globale, la collettività, il pensiero unico. La salvezza sta nella globalità. In aprile (un mese dopo!), è ripiegato sull’individualismo, sull’ognuno pensi a sé, sull’oggi, sull’io, su me e basta. La salvezza ognuno se la trova solo per sé. Ma come si fa a vivere così? Un giorno Karl Marx, il giorno dopo Adam Smith. Un giorno “compagno”, l’altro “individuo”. Un giorno connesso con tutti, l’altro isolato da tutti. Ma come si può costruire una vita con fondamenta così contraddittorie e perennemente cangianti? Questi sono i maestri del pensiero contemporaneo? In realtà sono “onde del mare” (Giacomo 1,6), sballottate qua e là, fluttuanti con le correnti del momento che disorientano.
Cittadinanza cristiana
La visione del mondo cristiana non polarizza comunità e individuo, società e cittadino, mondo e soggetto. Essa coordina le varie sfere con cui Dio ha creato il mondo, attribuendo a ciascuna la responsabilità e il ruolo che Dio le ha assegnato. Non comunità contro individuo, ma persone che hanno responsabilità personali, familiari, professionali, civiche, politiche, sociali, ecc. Tutto “coram Deo”, davanti a Dio, per la gloria di Dio. La fede evangelica richiede l’impegno di persone che non si accontentano di “una vita decente” ma che per fede in Cristo cercano e si adoperano per il bene di tutti nello spazio delle loro responsabilità, credono che la diffusione dell’evangelo sia quel lievito capace di portare trasformazione, mentre pregano lo Spirito Santo di favorirla, perché riconoscono che è Lui solo che governa le nazioni, la storia, ne scrive il senso, la direzione e la fine. Prendendo sul serio Dio, mentre cercano l’interesse di tutti, anch’essi ne guadagnano in bene.