Cosa c'entrano Adamo ed Eva con identità di genere e sessualità?

 
 

Rispetto al III Congresso di Losanna a Città del Capo nel 2010 e allo Younger Leaders Gathering di Losanna a Jakarta nel 2016, alla conferenza di Losanna Europa 2021 appena terminata, il fascio dei temi legati a relazioni fra generi, sessualità e identità di genere si è praticamente raddoppiato. Laddove nel 2010 si potevano contare un paio di interventi che coprivano le tensioni fra uomini e donne e la piaga della tratta sessuale come temi missiologicalmente significativi, e laddove nel 2016 il tema dell’orientamento (omo)sessuale era stato aggiunto alle proposte di seminari tematici, a Losanna Europa 2021 si è assistito un ampliamento della proposta con seminari e interventi che hanno visto ribadire le precedenti traiettorie insieme ad altre questioni collegate:

  • la pornografia nella chiesa, 

  • il movimento transgender 

  • le teorie di genere 

  • la sessualità propositiva nell’orizzonte biblico. 

La proposta, sebbene ancora non articolata in un pensiero coerente e consolidato, mostra l’evidente attenzione e tensione presenti nel mondo evangelico nel tentativo di istruire questi temi in modo biblicamente fedele e nel presentare vissuti plasmati dall’evangelo nel segno della redenzione, riparazione, riforma e benessere per la realtà in cui viviamo. 

Se c’è un Vangelo che reclama Cristo come sovrano su ogni realtà e se ogni realtà umana è intaccata dal peccato, allora le narrazioni spesso contestatrici del disegno divino (specie quelle di stampo rivoluzionario) ci tornano utili nel ribadire come la portata della caduta sia effettivamente sistemica e che la caduta porta non solo una condanna eterna, ma uno stato di ingiustizia e disgregazione nel presente: ingiustizie sociali, ingiustizie nelle relazioni, scissioni individuali. Se c’è un Vangelo che reclama Cristo come sovrano su ogni realtà e se ogni realtà umana come quella della sessualità e dell’identità di genere è infranta nel peccato, allora come credenti e discepoli di Cristo siamo chiamati ad annunciare e incarnare una storia migliore rispetto alle numerose narrazioni occidentali di auto-realizzazione.

Nei seminari in questione, in particolare quello sul movimento transgender (P. Saunders e D. Patterson), quello sulle politiche d’identità (incluse, a torto o a ragione, le teorie queer, con O. Edsinger e A. Piccirillo), e quello sugli scopi della sessualità (E. Shaw), sono emersi punti nodali di cui tener conto per articolare un impegno missionario più consapevole e plausibile e un profilo di teologia pubblica più solido e spendibile. 

In un paio di questi interventi è emerso che quando parliamo di identità di genere e sessualità è bene tener conto dell’immagine di Dio espressa in Eden con Adamo ed Eva. E come lo facciamo ha implicazioni significative. Adamo ed Eva rappresentano una visione positiva di realizzazione umana come Dio l’aveva progettata in origine (Matteo 19) e come tale rappresenta anche un modello di giustizia. Eppure la Bibbia non si ferma a Genesi 1 né a Genesi 3, dove l'immagine di Dio viene ribaltata e capovolta. La Scrittura continua a costruire una tensione costante fino ad arrivare alla svolta drammatica quando Dio stesso entra nella vita incarnata in Gesù Cristo. Cristo è l'immagine del Dio invisibile (Colossesi 1,15), la vera immagine di Dio, venuta per invertire l'inversione dell'immagine di Dio in Adamo ed Eva, per ribadire le molto buone strutture creazionali e per inaugurare una reale restaurazione di identità e sessualità in persone e società segnate dal peccato. Tutto ciò ha implicazioni missiologiche evidenti: siamo chiamati a chiamare altri ad essere portatori di immagine della Vera Immagine di Dio. Questo naturalmente comporta una nuova identità e il muoversi verso una vocazione a divenire chi eravamo originariamente destinati ad essere.

L’impatto è anche pastorale ed ecclesiale. Se non c’è una Chiesa che accompagna e circonda ed educa nel discepolato perenne, le identità e le sessualità da ripristinare faranno percorsi alienanti e sofferti, e non beneficeranno di un Vangelo seriamente espresso né saranno pienamente benefattrici alla causa del vangelo. 

Si è avvertita la necessità di avere un impatto pubblico, potendo partire dal lavoro inaugurale dell’Alleanza Evangelica Europea con la sua documentazione, a cui l’Alleanza Evangelica Italiana ha contribuito attivamente, con diversi documenti prodotti sui temi etici. Resta fermo l’impegno di valorizzare, potenziare e disseminare questi strumenti.