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Eberhard Jüngel (1934-2021), il teologo luterano che contestò la Dichiarazione congiunta sulla giustificazione

Non è un nome associato alla teologia evangelicale contemporanea e non è nemmeno un teologo molto studiato in ambiti evangelicali. Eppure il da poco scomparso Eberhard Jüngel (1934-2021) è stato uno dei teologi europei di un certo peso nella seconda metà del Novecento. Professore per lunghi anni a Tubinga, studente di Barth senza essere un discepolo di Barth, Jüngel è stato un teologo molto vicino alla discussione filosofica, intrecciando temi teologici a temi più ampiamente collegati alla filosofia. Forse anche per questo, il suo pensiero si è caratterizzato per una certa complessità concettuale e di non immediata masticazione. 

Le sue opere sono state lette nella cerchia degli addetti ai lavori. Quella che forse lo ha reso noto ad un pubblico più grande è stata la presa di posizione contro la “Dichiarazione congiunta sulla giustificazione per fede”, firmata nel 1999 e considerata una pietra miliare dell’ecumenismo contemporaneo. Non per Jüngel, però, che pubblicò il volume Il vangelo della giustificazione come centro della fede cristiana, Brescia, Queriniana 2000, in polemica con le letture celebrative di quell’accordo teologico.

Scritto durante la fase finale che portò alla "Dichiarazione congiunta" sulla dottrina della giustificazione da parte della Chiesa cattolica e della Federazione Mondiale Luterana, questo libro è andato presto esaurito ed è stato riedito per ben due volte nel giro di poco più di un anno. E' raro che i libri scritti dai teologi incontrino un simile successo di circolazione, ma il dibattito suscitato dalla "Dichiarazione" è stato abbastanza coinvolgente in Germania da determinare una forte domanda di strumenti che approfondissero il tema in chiave divulgativa. Pertanto, l'attualità ecumenica della dottrina della giustificazione è l'occasione per Jüngel di rivisitare il locus teologico della giustificazione alla luce del vero o presunto consenso determinatosi in ambito ecumenico. 

Dopo l'introduzione in cui viene precisato l'intento del libro, il teologo di Tubinga analizza la funzione teologica dell'articolo della giustificazione ed il senso dei termini "giustizia" e "peccato", entrambi imprescindibili per l'articolazione della dottrina. Il frequente e puntuale ricorso agli scritti di Lutero permette a Jüngel di esplorare il pensiero del riformatore tedesco e di metterne in evidenza il carattere dirompente. L'A. non fa sconti alle esigenze della divulgazione e la densità dell'argomentazione con cui procede rende talvolta faticosa la lettura. Più interessante e meno convenzionale è la seconda parte del libro in cui Jüngel riflette sul significato delle particelle esclusive della Riforma "sola" e "solus" che il consenso ecumenico sotteso alla "Dichiarazione" reinterpreta in modo radicale eliminandone il carattere apodittico ed alternativo. Il senso classico di "solus Christus", "sola gratia", "solo verbo" e "sola fide" viene letto in controluce rispetto alle posizioni del magistero cattolico passato (soprattutto i canoni del Tridentino) e presente (il Vaticano II). 

Con rigore e passione teologica, Jüngel mostra come le istanze poste dai "sola", "solus" della Riforma non si prestino affatto alla lettura compatibilista proposta dalla "Dichiarazione congiunta" perché danno voce all'irriducibilità del protestantesimo rispetto alla sintesi del cattolicesimo. Il fatto che molti protestanti abbiano sostanzialmente smarrito la radicalità della teologia evangelica in merito alla giustificazione è da attribuire a Kant che "con la sua insistenza sull'azione morale parimenti originaria quanto la buona intenzione ha contribuito da parte sua a far sì che il Decreto tridentino sulla giustificazione penetrasse inavvertitamente anche nell'anima protestante" (200). 

Non ci si deve stupire che, nell'ottica del protestantesimo impregnato di kantismo, gli scritti confessionali del protestantesimo vengano sostanzialmente espunti dai loro tratti più teologicamente spinosi ed ammansiti al sinergismo e all'ottimismo antropologico del Concilio di Trento. Jüngel non risparmia quindi critiche al retroterra teologico che ha ispirato la "Dichiarazione congiunta", anche se non arriva a mettere in discussione il modo in cui il dialogo ecumenico è stato e viene praticato. 

Il suo vuole essere uno studio in prospettiva ecumenica, ma c'è da chiedersi se una critica che non arrivi a delle conclusioni più radicali sulla teologia del dialogo che porta a documenti come la "Dichiarazione" sia effettivamente utile a chiarire le questioni di fondo che interessano il cattolicesimo e la fede evangelica. Jüngel vi è andato vicino, ma non le ha raggiunte. 

Altre sue opere pubblicate in italiano sono: Paolo e Gesù, Brescia, Paideia 1978; Morte, Brescia, Queriniana 1972; L'essere di Dio è nel divenire, Casale Monferrato, Marietti 1986; Dio, mistero del mondo, Brescia, Queriniana 1982; Possibilità di Dio nella realtà del mondo, Torino, Claudiana 2005; Essere sacramentale in prospettiva evangelica, Assisi, Cittadella 2006; L'avventura di pensare Dio, Torino, Claudiana 2007.


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