Cosa possiamo imparare dagli azzurri degli Europei di atletica?

 
 

L’Italia sportiva eccelle ancora. Dopo la recente notizia del primato mondiale di Jannick Sinner, ora tocca ad altri atleti italiani ricevere l’attenzione dovuta. Non sarà infatti sfuggito a molti la cascata di medaglie ottenute dagli Azzurri in occasione degli Europei di atletica 2024, svoltisi dal 7 e al 12 giugno allo Stadio Olimpico di Roma: oro e argento nella mezza maratona maschile individuale, oro nella mezza maratona maschile squadre, oro e argento nei 100 metri maschile, oro nel lancio del peso maschile, argento salto in lungo maschile, oro e argento marcia 20km femminile, bronzo marcia 20km maschile, argento staffetta 4x4000 mista, oro nel salto in alto maschile, oro nella staffetta 4x100 maschile, argento nel salto in lungo femminile, ecc.. 


Questa sfilza di medaglie punta ulteriormente i riflettori su una categoria sportiva che sta riscuotendo sempre più appassionati e aderenti (anche grazie agli ori storici di Jacobs e Tamberi alle Olimpiadi di Tokyo 2020). A questo proposito, è interessante pensare che i lettori della Bibbia siano già da tempo abituati ad imbattersi in argomenti e termini legati all’atletica. Difatti, particolarmente il Nuovo Testamento, è ricco di immagini e metafore che rimandano soprattutto alla corsa (1 Corinzi 9,26; Galati 5,7; Ebrei 12,1) e all’atletismo (2 Timoteo 2,5; 1 Corinzi 9,25). In un’epoca, come quella greco-romana, dove le olimpiadi erano nate e le sue discipline apprezzate e praticate ovunque, sembrava ragionevole da parte degli autori biblici ispirati dallo Spirito Santo, contestualizzare il loro messaggio, adottando illustrazioni che i loro lettori avrebbero immediatamente colto. Ecco perché, richiamandoci allo stesso metodo, vogliamo sfruttare questo momento di “gloria” dell’atletica italiana per riflettere metaforicamente sulla realtà della vita cristiana. 


Così come gli atleti medagliati sono uomini e donne italiani rappresentanti l’Italia, aventi età, etnie di origine e capacità motorie diverse, la chiesa è l’insieme di uomini e donne, di tutte le età, lingue ed etnie, con diversi doni e capacità, che rappresentano il Signore Gesù Cristo nel mondo e sono uno in lui (Galati 3,28). Così come ogni atleta ha un’abilità specifica, i membri del corpo di Cristo si caratterizzano dalle vocazioni variopinte; non tutti sono centometristi, maratoneti, marciatori o ostacolisti, così come nella chiesa non tutti sono orecchio, occhio, piede o mano (1 Corinzi 12). Così come gli atleti si impegnano individualmente e collettivamente nelle loro discipline (quando ad esempio corrono in squadra), anche il credente deve tenere bilanciato l’aspetto della vita cristiana individuale e la partecipazione attiva e integrata nella vita della chiesa locale, nazionale e globale. 


Oltre alle “somiglianze”, bisogna anche tenere conto delle “differenze”. Mentre l’atleta si specializza in una, al massimo due discipline, il credente deve sempre tenere a mente che è chiamato ad incamminarsi alla presenza del Signore (Genesi 17,1) in una continua maratona di santificazione dove, a seconda delle stagioni della vita, dovrà essere anche centometrista, prendendo delle decisioni repentine o vivendo traumi improvvisi, marciatore, vivendo stagioni di vita più distese ma sempre ad alta intensità, ostacolista, sperimentando difficoltà e problemi da superare, e lanciatore di pesi, quando dovrà giornalmente deporre ogni peso e il peccato che così facilmente lo avvolge (Ebrei 12,1). Inoltre, mentre nell’ambito sportivo, oltre agli atleti in gara, ci sono coloro che partecipano “indirettamente” e “passivamente”, come gli allenatori, i massaggiatori, i commentatori e gli spettatori, nella chiesa, i credenti sono tutti atleti che esercitano la loro fede a seconda della loro particolare vocazione.    


I credenti possono correre grazie alla corsa che è stata anzitempo affrontata dal Signore Gesù. Egli, vero Dio e vero uomo, ha corso la maratona della redenzione e superato tutti gli ostacoli della sua vita terrena in modo impeccabile. Come un centometrista, ha inalato rapidamente l’ultimo respiro (Marco 15, 44-45), ma il terzo giorno è risorto e asceso al cielo, confermando di aver lanciato il peso del nostro peccato tanto lontano quanto “dista l’oriente dall’occidente” (Salmo 103,12). Così, mentre ci congratuliamo con gli Azzurri e auspichiamo più atleti vincenti per l’Italia, preghiamo e speriamo soprattutto per atleti impegnati oggi in Cristo, con Cristo e per Cristo, in attesa della corona incorruttibile e della gloria destinata a coloro che sono uniti a lui.