Exitus-reditus. Al cuore del problema della teologia di Tommaso d’Aquino
Volenti o nolenti, “non c’è modo di sfuggire a Tommaso” (p. 9). Questa osservazione apre il volume dello storico canadese Bernard McGinn, La Summa theologiae di Tommaso d’Aquino. Una biografia, Milano, Vita e Pensiero 2020, pp. 176. Il libro non è un’introduzione a Tommaso, né un saggio sulla Summa in quanto tale, ma una biografia della sua principale opera composta di un milione e mezzo di parole e 2668 articoli. La Summa ha avuto nella storia più di mille commenti (solo la Bibbia ne ha ricevuti di più), diventando quindi generatrice di pensiero nel corso dei secoli. Lonergan definiva la Summa una “sintesi della cultura medievale” (p. 17).
Per capire il cuore della teologia tomista, pagine molto illuminanti sono dedicate al movimento della Summa basato sul modello exitus-reditus: l’andamento è da Dio in sé stesso, l’uscita verso le creature e il loro ritorno a Dio. Questa è, per così dire, la macro-struttura della Summa. Tutto parte da Dio, passa dalla creazione del mondo e torna all’origine.
In questa visione tomista ci sono due problemi di fondo, non segnalati dall’A., che possono essere toccati solo rapidamente. Il primo è l’andamento ciclico piuttosto che lineare: la Bibbia presenta una trama non di ritorno al punto di partenza, ma di arrivo ad un meta che non è il punto di partenza. La Nuova Gerusalemme non è il giardino iniziale; l’eschaton non è più il principio. Nella trama biblica c’è un progresso storico-redentivo, più che un ritorno.
Il secondo problema è che, nello schema tomista di exitus-reditus, manca la rottura dell’alleanza. C’è la creazione, c’è la redenzione, ma manca il peccato. Ovviamente Tommaso ha una teologia del peccato ma esso non ha un’importanza “architettonica”. E’ dentro il movimento di andata e ritorno, senza uno sconvolgimento direzionale. Per questo la tradizione tomista ha potuto riassumere la propria visione del mondo con l’adagio: “la grazia non annulla la natura, ma la perfeziona”; per questo, il tomismo non ha una accezione tragica del peccato; per questo il rapporto natura-grazia del cattolicesimo tomista sottostima gli effetti del peccato e ha una visione ottimista delle capacità umane nel cooperare con la salvezza.
Alla natura dell’exitus corrisponde la grazia del reditus, ma che ne è del peccato? Si comprende la ragione per cui il vino nuovo del motivo riformato di “creazione-rottura-redenzione” non possa stare dentro l’otre vecchio del tomismo del motivo exitus-reditus. Dunque, si può iniziare a percepire come mai la differenza tra il tomismo e la fede evangelica vada a toccare un punto nevralgico, strutturale, fondativo, pur in presenza di linguaggi e temi talvolta sovrapponibili.
Interessante è anche il fatto che al concilio di Trento una copia della Summa fu posta accanto alla Bibbia, a significare simbolicamente l’elevazione dell’opera di Tommaso a fonte di autorità per la chiesa di Roma. Non stupisce che Tommaso sia stato riconosciuto come “dottore della chiesa” da papa Pio V nel 1567. Da quel punto in poi, Tommaso è diventato un cardine inamovibile della teologia cattolica. Sulla base della Summa, Roberto Bellarmino avrebbe costruito la sua apologetica anti-protestante. Il neo-tomismo trovò in Leone XIII un papa che scrisse l’enciclica Aeterni Patris (1879) in cui eleva ufficialmente il pensiero di Tommaso a sistema normativo per il cattolicesimo.
Per quanto il tomismo sia un’eredità variamente assimilata e compresa, a testimonianza dell’influenza permanente di Tommaso sul cattolicesimo contemporaneo, l’A. fa riferimento al fatto che l’Aquinate sia citato nei testi del Vaticano II ben 734 volte (il secondo padre più citato è Agostino con 522 citazioni) mentre nel Catechismo della Chiesa cattolica (1994) Tommaso è citato 61 volte. Inoltre, l’enciclica Fides et Ratio di Giovanni Paolo II (1998) trasuda di tomismo.
Pur se non l’unico sistema operativo del cattolicesimo, il tomismo è ancora centrale nell’impianto complessivo del cattolicesimo, rappresentandone la spina dorsale principale. Avendo la Summa un posto centrale nell’opera di Tommaso, fare i conti con la sua “biografia” permette di entrare nel vivo della storia della teologia e nel cuore del cattolicesimo romano.