Festa del lavoro: già indetta al primo “sabato”

 
festa del lavoro
 

A 130 anni dalla sua istituzione in Italia (1891), la Festa dei Lavoratori è una delle principali e sentite ricorrenze del nostro Paese: una giornata in ricordo di una battaglia finalmente vinta per l’ottenimento delle tanto agognate “otto ore” lavorative. Ora come allora, il lavoro è un tema centrale, dalle condizioni lavorative pessime dei primi anni del secolo scorso alla ripresa nell’Italia post-bellica, passando per lo “Statuto dei lavoratori” (1970), fino ad arrivare all’attuazione delle “riforme strutturali” degli ultimi decenni. Al di là del concertone del Primo Maggio e della giornata non lavorativa, come si può valorizzare la Festa dedicata al lavoro?

 Un modo c'è e bisogna tornare molto indietro nel tempo. Prima della sua istituzione nel mondo occidentale, la Festa del Lavoro in realtà l'aveva introdotta Dio stesso con il sabato. Nel suo saggio “Dentro il mondo del lavoro tra Bibbia e attualità” in  Studi di teologia – Suppl. N. 18 (2020), Luigi Dalla Pozza, dà una prospettiva ariosa e armoniosa, ricca di riferimenti biblici, inquadrando l’origine del lavoro e definendone il suo significato da un punto di vista cristiano. Il sabato è, in un certo senso, la prima festa del lavoro ed è da lì che si può riscoprire la benedizione del lavoro anche in un mondo che, a causa del peccato, lo ha trasformato in un’esperienza talvolta alienante.

Ecco come: “il lavoro nasce con Dio stesso. Nel racconto biblico della creazione, Dio è presentato da subito come Creatore, ovvero come uno che lavora pensando, pianificando, decidendo, eseguendo, valutando” (p. 15). Il lavoro è definito da Dio ed è svolto da Dio. Anche i tempi del lavoro sono scanditi nel lavoro divino della creazione. Il racconto di Genesi ci dice che Dio stesso è l’artefice di un ciclo lavorativo dove si alternano giorni di attività e un giorno di riposo, ovvero il giorno del sabato che scandisce di fatto il periodo lavorativo di Dio. L’istituzione di una unità di riposo è per Dio necessaria, non tanto perché Dio abbia bisogno di riposarsi, ma perché tutto è creato con ordine ed in vista della sua vivibilità. L’A. ci ricorda che “questo ritmo ordinato del tempo non è una mera invenzione e convenzione umana, in quanto precede ogni attività umana e, anzi, la regola” (p. 96). Stabilendo l’ordine nel suo lavoro tra riposo e attività, Dio dà “un modello da imitare, con lo scopo di indicare un ritmo sano per il lavoro e il riposo, una cadenza che struttura l’esistenza” (p. 96). La prima Festa del lavoro è già in Genesi 1!

La teologia del sabato applicata al lavoro non significa avere “uno sguardo retrospettivo verso il motivo creazionale, ma pure uno proiettato verso il futuro, verso la salvezza realizzata dal Signore” (p. 97). La vera festa del riposo dal lavoro è da ricercarsi nel riposo di Dio: un riposo “qui ed ora”, ma “oltre l’esistenza terrena, anche se parzialmente apprezzabile da subito” (p. 97).  

Senza Dio e al di fuori di Dio noi non siamo in grado di sviluppare e comprendere l’equilibrio tra lavoro e riposo. Questo spiega il motivo per cui siano altri fattori a provare a regolare il lavoro: il mercato, domande e offerta di beni, il consumismo, il materialismo, il profitto, il carrierismo …Se ciò accade (e ciò accade!) il lavoro perde la sua connotazione originaria, il riposo è sostituito da un pragmatismo economico, gli interessi personali prevalgono su quelli sociali, le reti di collaborazione saltano, così tutto ciò che riguarda la dimensione lavorativa è distorta. Un Primo maggio qualunque non può ristabilire l’ordine e resettare il ciclo di lavoro e riposto stabilito da Dio.

Cosa ha fatto Dio il primo sabato? Ha riposato e celebrato la sua opera, gustandola come “molto buona”. Riposo non significa assenza di attività soltanto. Usando le parole dell’A., nel riposo“sono richiesti tempi non dedicati al lavoro, bensì all’adorazione, al dormire, al relax, alle relazioni in famiglia, al gioco” (p. 101). In un certo senso il riposo non è solo la sospensione dall’attività lavorativa, ma l’opportunità di celebrare ciò che si è fatto col lavoro e glorificare Dio che tutto ha creato con ordine per godere della stessa creazione.

Il peccato ha stravolto tutto: sia il lavoro, sia il riposo. Il ritmo della prima settimana è saltato, ma non abolito. Il lavoro è diventato alienante, il riposo si è tramutato in ozio. Grazie a Gesù Cristo, tuttavia, anche il lavoro e il riposo possono essere riscoperti e ristabiliti se ci si apre ad una vita rinnovata secondo l’evangelo.

La partita del lavoro si gioca tutta su di una cultura del lavoro rinnovata dalla verità della Scrittura, fondata sul Dio creatore, consapevole delle storture introdotte dal peccato, fondata sull’opera del Signore Gesù Cristo e dipendente dallo Spirito Santo. Uno dei modi di vivere in modo rinnovato il lavoro è celebrare il “buon lavoro”, come Dio fece alla creazione. Lui è l’inventore del lavoro e della festa del lavoro. Buon Primo maggio a tutti!