Filioque. Qual è la posta in gioco in questa antica controversia?
Perché è importante una sana visione della trinità? Quanto la nostra teologia influenza la nostra vita e la nostra società? Quanto la processione dello Spirito Santo dal Figlio esalta la salvezza che ci è stata provveduta in Gesù Cristo? Sono queste alcune delle domande che hanno caratterizzato la conversazione a seguito dell'ultima esposizione del modulo di teologia storica “Una così grande schiera di testimoni” a cura dalle chiese evangeliche Breccia di Roma, Breccia di Roma S. Paolo e Breccia di Roma Prati. Prendendo come riferimento il fascicolo “Letture medievali (VI-XI secolo)”, Studi di teologia N. 67 (2022), il tema della serata è stata la rinomata "Controversia del Filioque".
In breve, l'espressione latina "Filioque" significa "e dal Figlio". Essa fa riferimento alla dottrina trinitaria e per l’esattezza alla relazione eterna tra il Figlio e lo Spirito Santo. Sostenuto e adottato dalla chiesa occidentale, l’aggiunta del Filioque al Credo Niceno-costantinopolitano (325-381) è da sempre stata considerata una delle cause principali del grande scisma (1054) dalla chiesa orientale.
Partiamo dal principio. Il credo Niceno-costantinopolitano, la formula di fede elaborata dalla chiesa a seguito delle dispute che attraversavano la chiesa del IV secolo (in particolare l’arianesimo) relativamente allo Spirito Santo, affermava:
Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita, e procede
dal Padre. Con il Padre
e il Figlio è adorato e glorificato, e
ha parlato per mezzo dei profeti.
Nel 589 il terzo concilio di Toledo, alla luce della minaccia ariana proveniente dall’incontro con le credenze eretiche dei Visigoti, indicò la necessità di confessare il simbolo Niceno-costantinopolitano con l'aggiunta della clausola del Filioque:
Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita, e procede
dal Padre e dal Figlio. Con il Padre
e il Figlio è adorato e glorificato, e
ha parlato per mezzo dei profeti.
Per la chiesa occidentale, l’aggiunta al credo rifletteva la propria comprensione della trinità e delle relazioni intra-trinitarie. È indiscutibile che i rigurgiti ariani, che continuamente mettevano in discussione la divinità del Figlio, furono un determinante incentivo teologico all’integrazione del Filioque; tuttavia, essa era già in piena armonia con gli insegnamenti di Ilario, Girolamo, Ambrogio, Agostino, Epifanio, e più in avanti di Cirillo ed Anselmo. I grandi teologi dell’occidente riconoscevano molteplici ragioni esegetiche per confessare la processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio. Il Figlio è esattamente divino come lo è il Padre (Gv 16,13-15; Gv 5,26). Il Figlio manda lo Spirito da parte del Padre (Gv 15,26). È il Figlio che ha l’autorità di mandare lo Spirito Santo in sua assenza (Gv 16,7) e ancora Giovanni 14,26, Matteo 3,16, Marco 1,10, Luca 3,22. Lo Spirito Santo procede quindi dal Padre e dal Figlio (Filioque).
La reazione orientale giunse con diversi secoli di distanza: sebbene la diversità di lingua, di liturgie e di autorità avessero già avviato la chiesa occidentale e quella orientale verso un viaggio in direzioni opposte, Fozio di Costantinopoli (813-893) si scagliò duramente contro l’adozione del Filioque. Per la chiesa orientale il Credo niceno-costantinopolitano non doveva essere modificato in alcun modo. Secondo Fozio, in accordo con i grandi teologi dell’est (Teodoro di Mopsuestia e Teodoreto di Cirro), affermare che la processione dello Spirito Santo avviene anche dal Figlio, rende il Figlio un Secondo Padre e rende la Processione dal Padre imperfetta. Per la chiesa orientale il Padre, in quanto sorgente della divinità, non può essere nella stessa relazione con lo Spirito Santo del Figlio perché la proprietà che determina la sua capacità di relazionarsi è diversa.
Le due posizioni vennero usate come pretesto teologico per il grande scisma del 1054 quando i rispettivi capi della chiesa romana ed orientale si scomunicheranno a vicenda accusandosi di eresia.
Allora chi ha ragione? Si può affermare che Il pensiero orientale e occidentale non devono essere intesi come due diverse dottrine, ma come due differenti approcci alla Trinità. Entrambi rappresentano il tentativo ed il desiderio umano di comprendere verità profonde e troppo grandi per le nostre menti limitate.
Tuttavia, è importante considerare alcuni aspetti della nostra eredità di chiesa occidentale: il Filioque conferma e rinforza la verità della consustanzialità tra il Padre ed il Figlio. Il Figlio manda lo Spirito perché è Dio. Separare questa processione divina sarebbe in contraddizione con i testi biblici che parlano della Sua divinità.
Sebbene il confronto con la chiesa orientale ci invita ad essere sempre auto-critici, confessare il Filioque nel Credo ci permette di riconoscerci in una relazione con il Padre grazie all’attività dello Spirito Santo mandato per attuare l’opera salvifica di Cristo. Non c’è ragione più vera e profonda di questa.