G20 e R20 di Bali. Quale ruolo delle religioni nel mondo globalizzato?
Poco prima che i leader dei G20 (i venti paesi più ricchi del mondo) si incontrassero a Bali, un forum parallelo di leader religiosi (R20) ha discusso temi di interesse comune, incrociando la loro conversazione con quella dei Capi di stato. Sempre più spesso incontri di questo tipo accompagnano le assise politiche-economiche per portare la voce “religiosa” ai tavoli dei potenti del mondo. Accade ai forum di Davos, accade alle conferenze sull’ambiente, ecc.
Al R20 ha partecipato anche l’Alleanza Evangelica Mondiale. Contrariamente ad incontri inter-religiosi (come quelli a cui partecipa il papa sulla scia del documento sulla fratellanza umana siglato tra lui e leader islamici) che includono la preghiera e la retorica della sostanziale compatibilità di tutte le religioni all’interno di una pan-religione globale, lo R20 non ha avuto carattere “spirituale”. Per questa ragione, anche l’Alleanza Evangelica Mondiale ha partecipato. Si è trattato di un tavolo di confronto, tra l’altro ospitato dall’Indonesia che è il Paese con il più alto numero di musulmani al mondo e regione dagli equilibri religiosi delicati.
Cosa è emerso dal G20 politico? Intanto che il mondo globale trova il suo asse portante sempre più spostato a Oriente. La Cina e l’India sono potenze mondiali dal peso crescente e quasi dominante. Su tutte le questioni sul tappeto (guerra Russia-Ucraina; rapporti commerciali; altre crisi regionali) è con l’Oriente che si fanno i conti. Dalla prospettiva di Bali, l’Italia e l’Europa sono sembrati piccoli, molto piccoli, quasi insignificanti. Solo gli USA sembrano essere ancora in grado di interloquire alla (quasi) pari con l’Oriente. Il nostro mondo occidentale appare “provinciale” se richiuso su sé stesso. Pensa di essere importante, ma appare de-centrato rispetto agli assetti del mondo globale. Riusciamo a capirlo e abbiamo gli strumenti per interfacciarci con questa realtà? Se guardiamo ai mezzi di comunicazione, è spaventosa la mancanza di interesse verso la Cina, l’India, l’Indonesia, la Corea, ecc. dei nostri organi d’informazione.
Cosa è emerso dal R20? Un comunicato finale sintetizza i contenuti dei temi discussi. Si parla di impedire che le religioni infiammino le situazioni di conflitto e siano, semmai, al servizio della pace e della convivenza. Si parla di fare tutti gli sforzi per sviluppare rapporti “civili” tra le religioni in modo da favorire canali di dialogo e di confronto. Si parla della responsabilità delle religioni di promuovere stili di vita solidali e rispettosi dell’ambiente. Purtroppo, nel documento non c’è alcun riferimento alla libertà religiosa come madre di tutte le libertà. Questo è l’occhio cieco del R20. Mentre parla in modo pomposo sul ruolo delle religioni, omette di citare il punto di partenza da cui, forse, tutto il resto dipende: la libertà religiosa.
Anche dal punto di vista evangelico, l’Oriente è un mondo che sta sempre più acquisendo importanza. Il numero dei credenti cinesi sta aumentando. Molte iniziative evangeliche globali hanno la loro sede in Corea, Singapore o India. Il prossimo congresso di Losanna si terrà a Seul nel 2024. Molti leader evangelici di missioni e agenzie sono asiatici. Il centro evangelico è sempre più in quella macro-regione. Anche gli evangelici italiani, se non vogliono essere provinciali, devono prenderne atto e attrezzarsi per non coltivare vissuti evangelici localistici e parrocchiali.