Idoli e alternative (III): Palazzo? Meglio il servizio

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Lettura biblica: Tito 2,11–14

Roma ha tanti bei palazzi: palazzo Venezia, palazzo Farnese, palazzo del Quirinale, palazzo Chigi, palazzo di Montecitorio, il Palazzaccio … La città è contraddistinta dai suoi numerosi palazzi. Oggi non vogliamo occuparci dei palazzi di Roma in quanto edifici storici e costruzioni monumentali. La parola “palazzo” ha anche un significato simbolico che ha a che fare con l’esercizio del potere. Il palazzo è il luogo del potere.

Roma è per definizione la città del palazzo. A Roma ci sono i palazzi della politica, i palazzi del governo (i ministeri), i palazzi della giustizia, i palazzi di enti e di istituzioni che detengono qualche forma di potere. Dai tempi antichi Roma è stata la città del palazzo. Il Campidoglio era il luogo del Senato, la massima autorità nella Roma repubblicana. Il palazzo di San Giovanni in Laterano è stato il luogo del millenario potere papale sulla città. Da quando Roma è diventata capitale d’Italia (1870), la città è diventata per definizione il palazzo d’Italia, il luogo del potere dello stato. Noi siamo a due passi dal monumento che celebra l’avvento dello stato italiano in forma di “altare della patria”. Noi amiamo Roma, ma non la guardiamo con gli occhi del turista occasionale. Il turista vede la città in un istante, rimane alla superficie delle cose, si accontenta di ciò che appare. Noi viviamo in questa città e sappiamo quanto faticoso sia viverci. Roma è come una macchina fiammante che però viaggia con il freno a mano tirato. Tutto è difficile, complicato, per certi versi fermo e bloccato. Perché? La nostra lettura della città è spirituale. Per questo parliamo dell’idolo del palazzo come il terzo idolo che schiaccia la città. Un idolo è ciò che pretende di prendere il posto di Dio. Un idolo è ciò che promette molto, ma che finisce per strangolare chi si affida ad esso. Roma ha cercato il benessere tramite la “pax romana” (primo idolo), non ottenendo la pace; Roma ha seguito la religione del Sì e del No della religione ufficiale (secondo idolo), finendo per sviare la gente non conducendola a Cristo; Roma ha anche cercato nel “palazzo” la soluzione, ma il risultato è sotto gli occhi di tutti: una città attorcigliata da tentacoli che la paralizzano. 

 

1. Schiacciati da un palazzo opaco ed ingiusto 

Chiediamoci: cos’è il palazzo? Il palazzo è un sistema di potere oscuro basato sulla distribuzione di favori sulla base di criteri di furbizia, di sudditanza e di una malsana vicinanza ai potenti. Il palazzo dà lavoro a decine di migliaia di persone, amministra interessi ingenti nella politica, nella finanza, nella vita di tutti i giorni. E’ temuto perché ha potere. Riesce ad imporre le sue regole invece di essere sottoposto a regole uguali per tutti. Chi arriva in città deve imparare a entrare nel palazzo se vuole ottenere qualcosa. Per questo, riesce a plasmare la vita della città. Come funziona il palazzo? Se c’è un problema, si cerca una soluzione “furba” e vantaggiosa per me qui e ora, non una soluzione giusta e sostenibile. Se c’è un bisogno, si cerca di andare alla persona più in alto raggiungibile, non a quella preposta. Se c’è un’opportunità, si cerca di ottenerla per via obliqua, forzando le procedure. Se nessuno guarda, ci si sente liberi di fare quello che si vuole, non quello che si è chiamati a fare. E tutto questo avviene non secondo pratiche trasparenti, che possono essere controllate. Tutto avviene nella nebbia del palazzo che copre, nasconde ed impedisce una vera rendicontazione. Se non entri nel sistema del palazzo, facilmente ti trovi in un labirinto da cui sembra impossibile uscire.

Il palazzo non ha creato una città favorevole alle opportunità accessibili a tutti. Nelle università, nell’impresa, negli ospedali, nelle carriere professionali, è molto difficile a Roma progredire sulla base di quello che uno è e sa fare. L’ascensore sociale ha pochi posti ed è comandato dal palazzo. Si muove solo chi conosce qualcuno che sa come orientarsi nel palazzo. Uno non sale per quello che vale, ma perché conosce qualcuno che è già dentro. La città ha avuto amministrazioni di un colore politico, di un altro e di un altro ancora. Ma il problema è rimasto. Perché? Perché il problema non è politico o amministrativo o personale, ma primariamente spirituale. E’ nel DNA spirituale della città che si riproduce nel cambio delle generazioni e delle amministrazioni. Il palazzo è un idolo a cui la città si è affidata. Il palazzo è una gabbia che strozza la città paralizzandola. Senza Dio, il risultato è quello che vediamo sotto gli occhi: una città bellissima ma ingiusta, mozzafiato ma bloccata, incantevole ma avvitata su sé stessa. 

Noi tutti siamo intrisi di questa cultura del palazzo. A chi ti rivolgi quando hai un problema? Come ti comporti quando c’è un’opportunità? Cosa fai quando nessuno ti vede? Chi cerchi quando hai un bisogno? Tutti noi abbiamo piccoli palazzi dentro, sistemi corrotti e devianti di comportamento. Anche questo è un problema spirituale perché, in ultima analisi, ci fidiamo più di noi stessi, delle nostre reti di amicizie che di Dio e della sua Parola.

La nostra chiamata è di imparare a vivere una miscela benedetta di moderazione, giustizia e santità e di tradurla in pratiche di vita personali, famigliari, ecclesiali e sociali. All’idolo del palazzo noi preferiamo l’Iddio vivente di pace, giustizia e verità

 2. Liberati per servire con responsabilità 

Che fare allora? Cercare una nicchia nel palazzo per sopravvivere facendo le stesse cose che fanno tutti? No, la buona notizia di Gesù Cristo è l’unico rimedio all’idolo del palazzo. Gesù ha mostrato un modo totalmente diverso di esercitare l’autorità. Lui è il servo venuto non per essere servito ma per servire. Lui è il capo che ha lavato i piedi ai suoi amici per dare un esempio. Lui è quello che non si è aggrappato ai suoi privilegi, ma si è spogliato di essi per venire incontro a noi. Alla croce, Lui ha spodestato il palazzo e le sue pratiche malsane per mostrare una via alternativa: quella del servizio, della responsabilità, della giustizia. La nostra speranza non è in un nuovo partito, ma in Dio stesso che riprende il posto che spetta a Lui. Dio solo può liberare dagli idoli e Gesù lo ha fatto venendo tra noi, pagando il prezzo del nostro peccato e mostrando un modo diverso di vivere.

Come chiesa cristiana a Roma cosa vogliamo fare? Nel testo che abbiamo letto, Paolo dice che la grazia di Dio che abbiamo ricevuto ci fa rinunciare all’empietà e alle passioni mondane (12). Non dobbiamo adeguarci al palazzo e al suo andazzo. Non dobbiamo assuefarci al palazzo e ai suoi modi di fare. Dobbiamo prendere le distanze spirituali dall’idolo. Paolo dice anche che la grazia di Dio ci insegna a vivere in questo mondo in modo moderato, giusto e santo (12). Notate che dice in questo mondo. In questa Roma. Qui. La grazia di Dio non ci chiama ad evadere la realtà o a scappare altrove. Qui dove Dio ci chiama a vivere, Lui vuole che viviamo imparando a farlo in modo rinnovato dall’evangelo. 

Una cultura cristiana alternativa al palazzo scopre una vita moderata, equilibrata, pacificata, riconciliata. Il palazzo solletica la pancia emotiva delle persone e le loro pulsioni più basse. L’evangelo equilibra la vita dagli scompensi del peccato, dando giusto peso alle cose, riconoscendo pari dignità alle persone, favorendo pratiche oneste. 

Una cultura cristiana alternativa al palazzo scopre una vita giusta, equa, aperta a tutti, trasparente, rendicontabile, responsabile. Non facendo le cose di nascosto attraverso pratiche ingannevoli o fregando il prossimo a proprio vantaggio, ma vivendo davanti a Dio sempre e imparando da Lui, il Giusto Giudice, cosa vuol dire vivere in modo giusto. 

Una cultura cristiana alternativa al palazzo scopre una vita santa, distinta e diversa dai modelli prevalenti al ribasso, una vita che dà forma a valori rinnovati, vite trasformate, energie sprigionate per il bene. Spesso la vita dei cristiani è del tutto uguale a quella di tutti gli altri: dentro la cappa del palazzo e appiattita ai suoi standard.  

La nostra chiamata è di imparare a vivere una miscela benedetta di moderazione, giustizia e santità e di tradurla in pratiche di vita personali, famigliari, ecclesiali e sociali. All’idolo del palazzo noi preferiamo l’Iddio vivente di pace, giustizia e verità che salva dal peccato, riconcilia con la vita e rilancia verso il futuro. Senza questa alta vocazione, la nostra presenza a Roma sarà incolore e ininfluente, del tutto camuffata con l’idolo del palazzo.

Come chiesa siamo fisicamente e spiritualmente in mezzo al palazzo di Roma. Da qui vogliamo dire: “La grazia di Dio ci insegna a vivere moderatamente, giustamente e in modo santo”. Per la gloria di Dio soltanto.