Igor il russo e altre “bestie” (noi)
In questi giorni si è diffusa la notizia che il famoso criminale chiamato “Igor il russo” è stato condannato all’ergastolo per tre omicidi commessi in Spagna. In Serbia era ricercato per altri delitti. Igor, che all’anagrafe fa Norbert Feher, è conosciuto anche in Italia per aver ucciso due persone, averne ferite altre e per diverse malefatte commesse tra il 2015 e il 2017. Insomma, un vero criminale seriale, che reagisce in modo efferato ogni volta che qualcuno ostacola in qualche modo il suo cammino. A leggere il parere del criminologo, Igor è un narcisista psicopatico, si sente al di sopra di tutto, è una vera e propria macchina da guerra.
Alla notizia della condanna molti avranno tirato un sospiro di sollievo, i parenti delle sue numerose vittime si saranno sentiti un po’ rincuorati, ma resta una sensazione di grande sconcerto, una certa impossibilità di “capire”, di farsi una ragione di come sia possibile arrivare a tanta malvagità. La teoria di Lombroso (il fondatore della criminologia) che i criminali sarebbero tali a causa di un gene ereditario è ormai ritenuta erronea, ma forse passa l’idea che l’umanità di questo genere di persone sia un po’ diversa dalla comune umanità, ovvero che si avvicini di più a uno stadio animale. Allora si potrebbe pensare che sia stato l’ambiente in cui è nato e cresciuto, le esperienze negative, i cattivi esempi e altri effetti dovuti alle circostanze a rendere Igor quello che è. Ma anche questa spiegazione è del tutto insufficiente e inoltre non dice come mai altre persone cresciute in modo analogo non siano diventati criminali. Nemmeno mettendo insieme fattori innati e fattori ambientali si riesce a spiegare la bestialità (senza offesa per le bestie) di certi comportamenti.
E che dire di tutti quei casi che abbondano nelle cronache degli ultimi tempi che, senza essere seriali, registrano tuttavia crimini analoghi? Genitori che uccidono figli, figli che uccidono genitori, mariti che uccidono mogli e viceversa… Che cosa sta succedendo?
E perché tutte queste efferatezze vengono “digerite” in men che non si dica, assimilate nel comune sentire con appena un sussulto, ben presto normalizzate e relegate nel dimenticatoio? Infatti, tutto va avanti allo stesso modo, lo spettacolo continua, indifferente o quasi ai segnali allarmanti di un’umanità così depravata. Sono solo casi isolati? Sono raptus momentanei in un percorso di vita normale? Eppure, erano tutti dei così bravi ragazzi! Erano tutte famiglie normali.
Ma viene spontaneo chiedersi: noi esseri umani siamo davvero capaci di migliorarci, di correggere i nostri vizi, di fabbricare il nostro futuro, di evolverci in un umanesimo più umano, oltre umano, super umano? Il “nuovo umanesimo” di cui si va parlando nelle alte sfere religiose e culturali da dove deriverebbe, da quello precedente, come per una sorta di evoluzione della specie? Non sarebbe più vero riconoscere che l’umanità, per quanto grande essa sia, per quante ambizioni e ideali essa coltivi, porta in se stessa un elemento di corruzione? Si può scavare nella storia e nella psiche dei criminali, ma ciò che si trova alla fine è sempre il fattore umano. Noi tutte brave persone non siamo qualitativamente diverse da Igor. Ognuno sa, se ha un minimo di onestà, quanta ipocrisia hanno le nostre buone maniere, quanta superficialità i nostri buoni propositi, quali pensieri a volte passino per la nostra mente, con quali impulsi spesso dobbiamo fare i conti… non per nulla gli ambulatori degli psicologi sono così frequentati!
Forse sarebbe più realistico parlare riguardo all’umanità di profonda deviazione dalla rettitudine, di separazione dal bene e dal vero, di infelicità, di incapacità di amare e di essere amati, di vera e propria morte spirituale, in un parola, di peccato. Sarebbe saggio prendere atto che dal vecchio uomo non deriva l’uomo nuovo e che non è sufficiente la buona volontà. Non sono sufficienti buoni genitori, né un buon carattere ereditario. Non è sufficiente la buona educazione, né la cultura e nemmeno la religione, se con questo termine intendiamo una tradizione morale e sacramentale. Tutte queste cose hanno fama di essere utili, ma non vanno a intaccare il nocciolo duro, ciò che in modo figurato è chiamato “cuore” dell’uomo.
“Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno” dice la Scrittura. Non lo si può risanare. È come l’olio profumato in cui sia caduto un insetto che lo fa imputridire. Ma è anche scritto che l’Onnipotente può darci un cuore nuovo, mettere dentro di noi uno spirito nuovo, togliere il cuore di pietra e darci un cuore di carne, purificarci da tutte le nostre iniquità. Ciò che è impossibile all’uomo, è possibile a Dio, che ha formato il cuore di noi tutti e può anche ri-formarlo di nuovo. Ed è per questa ragione che il Figlio di Dio è venuto nel mondo, per cercare e salvare ciò che era perito. L’uomo morto e ri-nato in Gesù: questa è la vera nuova umanità, ri-formata secondo l’idea di uomo e donna che in principio Dio creò a sua immagine.