Lidia Goldoni
Lidia Goldoni
Lidia Goldoni Sciasci, membro della Chiesa CERBI di Ferrara, insegnante di scuola primaria, presidente del Comitato Insegnanti Evangelici in Italia.
L’ora di religione va ripensata o abolita?
Come è stata trasformata la nostra partecipazione alla vita della chiesa, il progetto ecclesiale e la sua direzione, i contenuti della nostra fede e la loro comunicazione?
Come “è venuto” il Figlio di Dio? Per salvarci da cosa? E in che modo ci salva? Soprattutto, era proprio necessario che si incarnasse?
In fondo i giovani, come del resto tutti gli umani, hanno bisogno di sapere chi sono, perché sono venuti al mondo, qual è la ragione per vivere la loro vita.
In realtà, è evidente che di fronte a questa situazione siamo sconcertati e spiazzati, e nessuno ha fornito fino a ora una diagnosi corretta e una corretta prognosi.
Gli evangelici vogliono assistere passivi o contribuire realmente?
Una concezione più ampia della libertà religiosa postula al contrario che un vero dialogo plurale si potrà ottenere solo rispettando la specificità di ogni identità personale, culturale, religiosa ecc., dove con “rispetto” si intende confronto paritario in cui nessuno si trovi in una condizione privilegiata rispetto all’altro.
Nelle relazioni tra persone e istituzioni appartenenti a famiglie religiose diverse, il confronto libero, franco e sincero è la modalità più vicina e amichevole, oltre ad essere quella che favorisce la comunicazione.
Quella del Covid ha rappresentato per molti aspetti una novità che ci ha offerto l’occasione di ripensare il nostro modo di intendere la scuola.
Quante “saman” ci sono in mezzo a noi. Quante pressioni ricevono. Quanti pesi portano. Riusciamo a stabilire ponti con modi culturalmente diversi eppure spiritualmente vicini a noi?
In questi giorni si è diffusa la notizia che il famoso criminale chiamato “Igor il russo” è stato condannato all’ergastolo per tre omicidi commessi in Spagna. Alla notizia della condanna molti avranno tirato un sospiro di sollievo, i parenti delle sue numerose vittime si saranno sentiti un po’ rincuorati, ma resta una sensazione di grande sconcerto, una certa impossibilità di “capire”, di farsi una ragione di come sia possibile arrivare a tanta malvagità.
La scrittrice Carla Corsetti ha promosso una petizione alla ministra Azzolina perché i libri di scuola siano “epurati” da ogni riferimento alla resurrezione di Gesù come fatto storico, criticando aspramente quegli editori che considerano i Vangeli una fonte storica affidabile.
Cosa vogliamo insegnare ai nostri giovani? Una quantità di conoscenze giustapposte tutte ugualmente “vere” tra le quali poter liberamente scegliere? Secondo Van Til, non c’è un terreno neutro sul quale porsi, ma ognuno si colloca di qua o di là rispetto all’alternativa: con Dio, senza Dio.
L’educazione secondo Van Til parte da Dio e finisce con Dio, l’Iddio che si è rivelato nella creazione, nelle Scritture e in Gesù Cristo. Bisogna educare perché Dio ha dato un compito da svolgere all’umanità: lavorare per il Suo regno. C’è un futuro certo e la creatura umana è chiamata a impegnarsi per questo futuro vittorioso e glorioso. Nella filosofia cristiana dell’educazione, lo scopo dell’educazione si identifica con lo scopo della vita umana.
Nella filosofia dell’educazione, quella cristiana è in antitesi con tutte le idee di Dio non cristiane, con tutte le divinità create dall’uomo: lo scientismo, il tecnicismo, il nuovo umanesimo, il progresso (ebbene sì, ancora lui!), i valori, la cultura, i vari “guru” della comunicazione mediatica, a cui sacrificare le vite delle giovani generazioni.