Il “cattolicesimo liquido” che fa infuriare i conservatori

 
 

Da quando il sociologo Zygmunt Bauman ha coniato l’espressione Modernità liquida (2000), ed. it. Roma-Bari, Laterza 2002, l’aggettivo “liquido” è stato applicato ai più svariati fenomeni: società liquida, famiglia liquida, amore liquido, ecc. Sembra che nel nostro mondo la liquidità descriva bene il tratto vacillante, incerto, fluido e volatile della vita contemporanea. Tutto è mobile, plastico e cangiante; niente può essere messo in calchi solidi, stabili e duraturi.

Al già ampio ventaglio di associazioni alla liquidità, se ne è ora aggiunta un’altra: il cattolicesimo liquido. A parlarne in tono a dir poco preoccupato è George Weigel, intellettuale americano conservatore, nel suo articolo “Liquid Catholicism and the German Synodal Path” (First Things, 16/2/2022).

Già da tempo Weigel e altri esponenti del tradizionalismo cattolico d’oltre oceano hanno espresso la loro frustrazione (per usare un eufemismo) per la massiccia immissione di liquidità nel cattolicesimo romano da parte di papa Francesco. L’insegnamento incerto e ondivago su materie dottrinali e morali di primaria importanza; l’insofferenza verso la liturgia pre-conciliare; la picconatura costante dell’istituzione cattolica con critiche ripetute al clericalismo; i modi di fare del papa fuori dagli schemi che destabilizzano le consuetudini; il messaggio accogliente e misericordioso a spese dei requisiti dottrinali e morali del Catechismo della chiesa cattolica, ecc. tutto questo fa di Francesco un papa “liquido” che sta liquefando un’istituzione che ha fatto della sua rocciosa e immutabile struttura un tratto distintivo della propria identità.

Oltre a Francesco, Weigel vede altri segnali preoccupanti e altre fonti di liquidità nella chiesa cattolica. L’articolo usa parola allarmatissime per le richieste che stanno emergendo dal “Cammino sinodale” della chiesa cattolica tedesca, sostenuto dalla maggioranza dei vescovi tedeschi: celibato del clero facoltativo, apertura dei ministeri alle donne, riconoscimento (con benedizione ecclesiastica) delle unioni omosessuali … sono solo alcune delle proposte che stanno per arrivare al Vaticano e che hanno la forza di far deflagrare una bomba nella chiesa cattolica. A questo proposito, la liquidità di Francesco è solo una pallida versione della turbo-liquidità che sta venendo dalla Germania cattolica. 

Weigel e gli ambienti del tradizionalismo cattolico USA assistono inorriditi a questi processi di liquefazione. Per loro il cattolicesimo è una religione canonicamente compatta, sacramentalmente coerente, istituzionalmente stabile. In mente hanno un cattolicesimo più “romano” che “cattolico”, ancorato ai suoi dogmi immodificabili, legato alla sua tradizione consolidata, caratterizzato da fedeltà e ubbidienza da parte dei fedeli, incentrato sulle sue gerarchie di ordine divino. Il cattolicesimo liquido per loro è una patologia della cattolicità che corre il rischio di protestantizzare Roma e di disperderne l’unicità nella contemporaneità frastornata. 

E’ interessante osservare queste dinamiche conflittuali interne al cattolicesimo da fuori. Spesso, in passato, l’apologetica cattolica contrapponeva la frammentazione evangelica alla compattezza cattolica, denigrando la prima ed esaltando la seconda. Non era un argomento credibile in passato, ma lo è ancora meno oggi. Il cattolicesimo è diviso al suo interno tanto quanto ogni altro movimento religioso di portata globale. La stessa apologetica cattolica di bassa lega contrapponeva la stabilità di Roma alla volatilità della Riforma. Anche questo argomento era puerile allora e lo è ancor più ora. Il cattolicesimo conosce processi di trasformazione significativi che non rendono (più) Roma superficialmente “semper eadem” (sempre lo stesso).

La chiave di tutto sta in due elementi. Uno è la natura duale del cattolicesimo romano che è, allo stesso tempo, “cattolico” (liquido) e “romano” “solido”. Il suo genio è stato quello di combinare le due facce in modo da farle coesistere e rafforzarsi a vicenda. Oggi è la liquidità che sembra essere prevalente, ma la solidità non verrà meno in quanto il cattolicesimo è l’una e l’altra. Il secondo elemento chiave è la comprensione del Concilio Vaticano II (1962-1965): quell’assise ha impresso al cattolicesimo tanta e tale liquidità che oggi sta impattando le strutture solide di Roma come mai prima. Riuscirà a liquefarle del tutto? Improbabile. Roma resterà liquida e solida, forse in un assetto diverso della loro combinazione, ma pur sempre “cattolica” e, allo stesso tempo, “romana”. I cattolici tradizionalisti americani sognano il ritorno ad un cattolicesimo “romano”: ma non hanno ancora capito che la loro religione è sia l’uno, sia l’altro?