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Il lavoro in cerca di identità. La bussola della Bibbia

Lavoro precario. Lavoro sottopagato. Lavoro idolatrato. Cos’è il lavoro? A questa domanda trova risposta nel libro di James Hamilton, Work and labor in the Lord, Wheaton, Crossway 2017. Hamilton legge la storia e lo sviluppo del lavoro nella Scrittura. La domanda che si pone è: “in che modo gli autori della Bibbia vedono il lavoro?” Senza ombra di dubbio, per capire il loro punto di vista e interpretarlo, è necessario avere una teologia biblica del lavoro. Questo significa guardare ad esso attraverso tutto ciò che è avvenuto nella storia e che avverrà: la creazione, la caduta, la redenzione e la restaurazione.

Per Hamilton il lavoro è una benedizione. Fin dai primi momenti della creazione vediamo Dio che è impegnato nell’attività lavorativa, alternata al riposo. Ed essendo l’uomo e la donna fatti ad immagine di Dio anch’essi hanno impresso nella loro natura l’attività di lavorare. Pertanto, il lavoro “non è una punizione o una maledetta fatica ma è una attività da esaltare, un’attività divina” (p.18). L’uomo e la donna non furono creati per essere degli osservatori ma per essere impegnati ad amministrare e custodire, prendersi cura del luogo in cui Dio aveva creato e in cui li aveva posti. È interessante che all’uomo viene affiancato un aiuto convenevole, la donna. In effetti, l’uomo da solo non sarebbe stato in grado di moltiplicarsi ed essere fecondo, o di riempire la terra. Dio attraverso il matrimonio crea la prima rete di collaborazione umana: i due dovevano lavorare insieme, essere complementari e adempiere alle responsabilità date da Dio, per mostrare la “visibile rappresentazione del carattere, dell’autorità e il decreto del Dio invisibile” (p.21).  Nella creazione molto buona, il lavoro era giusto e ordinato.

Qualcosa però è andato storto. Quando l’uomo e la donna hanno peccato, non erano più alla presenza di Dio, tutto fu stravolto. Il frutto del lavoro sarebbe venuto faticando, ma le conseguenze della caduta sarebbero state ancora maggiori. Proprio a causa del lavoro, viene attuato il primo omicidio della storia. Mentre Abele onorò Dio con il suo lavoro, Caino non lo fece. A causa del peccato, le reti di collaborazione fraterne saltano. Hamilton osserva bene la narrazione dei fatti di Genesi 4 invita considerare che Mosè mette in relazione i due fratelli come se volesse invitare i suoi lettori a prendere le distanze dall’atteggiamento peccaminoso mostrato da Caino (p.45). Dopo la caduta, il lavoro diventa doloroso, faticoso, devastante, ingiusto, schiavizzante, perfino fonte di odio.

Creazione, caduta…redenzione! C’è una buona notizia da raccontare anche per il lavoro. Con il Signore Gesù e con il compimento delle anticipazioni dell’Antico Testamento in Cristo, coloro che erano schiavi nel peccato e che sono nati di nuovo, sono riorientati verso Dio. “Tra la croce e la nuova nascita, il Nuovo Testamento dà tutto il necessario per compiacere Dio nel lavoro che facciamo lungo la strada” (p. 72). L’invito di Paolo a non conformarsi a questo mondo ma essere “trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente” in Romani 12,1-2 dice proprio questo. Solo con un cambiamento del cuore è possibile di riorientare i nostri obiettivi lavorativi verso Dio e riflettere i caratteri di Cristo.

Furto, disonestà, immoralità, egoismo condannati da Paolo (Efesini 4) non hanno più spazio così come la pigrizia, malcontento, cattiva condotta, superficialità, dipendenza da altri (1 Tessalonicesi 4). Un rinnovamento integrale, una nuova nascita per opera dello Spirito Santo, avrà certamente effetti percepibili. Ed è con la nuova nascita che anche il lavoro cambia.

Hamilton si sofferma sul fatto che il lavoro rinnovato, in Cristo, è diligente, saggio, guidato da spirito di iniziativa. Egli sottolinea che è anche un lavoro che viene fatto per la gloria di Dio mostrando il carattere del Signore Gesù. Ma c’è di più. Il buon lavoro di Dio non è fine a se stesso è anche una benedizione per gli altri (p.87).

Camminare con Dio, in Cristo, per opera dello Spirito Santo ci permette di fiorire in mezzo ad un mondo del lavoro scombussolato dal peccato. La risposta al peccato è la buona notizia di un lavoro in via di guarigione. Gli effetti del peccato sono ancora da combattere, fino a quando il Signore Gesù ritornerà e rinnoverà ogni cosa, solo allora il lavoro sarà pienamente liberato dalle sue fatiche.  

Il limite del libro è di concentrarsi sulla natura del lavoro (benedizione da recuperare) e sul lavoratore (peccatore riorientato dalla grazia). Meno presente è la consapevolezza del contesto del lavoro (condizioni di lavoro, equità salariale, promozione sociale, impatto ambientale, …). Siamo sicuri che la Bibbia non parli anche di questo? In altre parole, giusto sottolineare la prospettiva normativa (cosa dice la Bibbia del lavoro); giusto sottolineare la prospettiva esistenziale (la centralità del cuore del lavoratore), ma è anche giusto ascoltare quello che la Bibbia dice sulle questioni strutturali del lavoro (giustizia e solidarietà). Il lavoro secondo la Bibbia è ripensato in modo integrale e non settoriale.


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