Il movimento pentecostale deve custodire il “buon deposito”

 
 

La pubblicazione del libro di Robert P. Menzies, Cristo al centro. La natura evangelica della teologia pentecostale (Roma, ADI-Media 2024) non è passata inosservata, al punto che su un noto blog evangelico è apparso un articolo stimolante a firma di Leonardo De Chirico, al quale ci proponiamo di dare doveroso riscontro e, possibilmente, una risposta sensata.

 

Una domanda a cui è necessario rispondere
Il pezzo, partendo dalla tesi esposta da Robert Menzies nel libro, e cioè il Movimento Pentecostale è squisitamente evangelico, approda a una domanda: ma il movimento pentecostale è quintessenzialmente evangelico o è una variabile indipendente che può insediarsi e fiorire su piattaforme teologiche molto diverse?


Una premessa alla risposta è doverosa. Non esiste un’autorità centrale e unica che possa rispondere a nome dell’intero Movimento; chi scrive, men che meno, rappresenta qualcosa o qualcuno, ma questo non toglie che l’argomento non debba cadere nel vuoto, data la sua importanza fondamentale sotto il profilo biblico e, dunque, vitale sotto quello spirituale.


La prospettiva nella quale ci si deve necessariamente porre per dare una risposta completa è quella storico-dogmatica, pertanto vanno considerati complementari i due aspetti: il fenomeno storico e la fedeltà evangelica.

 

Il fenomeno storico
Il Movimento pentecostale ha avuto un inizio squisitamente evangelico, seppure fortemente osteggiato; la riscoperta del battesimo nello Spirito Santo, segnato dall’evidenza iniziale delle lingue, fu l’esito di un cammino che affonda le radici nella storia più antica del cristianesimo e, se si vuole rimanere nei pressi della contemporaneità, nel primo metodismo. I primi pentecostali affermavano di essere giunti, dopo un travaglio secolare che facevano rimontare alla Riforma, alla completezza della dottrina neotestamentaria; questa coscienza fortemente evangelica non era però condivisa da molti fondamentalisti che, in alcuni casi, li emarginarono; nonostante tutto, molti non si allontanarono dall’alveo biblico dal quale provenivano anzi, si impegnarono per rimanervi.



La centralità delle Scritture era fuor di dubbio
; anzi, fu l’aderenza letterale al dato biblico che indusse gli studenti della Scuola Biblica di Topeka a dedicarsi alle riunioni di preghiera. La prima manifestazione pentecostale non fu semplicemente un’esperienza, quanto il riscontro divino all’ubbidienza alle Scritture, la Parola di Dio ispirata.


La crescita tumultuosa e benedetta del Movimento ha comportato anche numerose deviazioni, d’altronde non accade lo stesso in occasione della Pentecoste samaritana? Laddove, dal testo biblico, è evidenziata la figura di Simone, che Ireneo additò come l’eresiarca agli albori dello gnosticismo. Gli anni cinquanta e soprattutto sessanta del secolo scorso registrarono una deriva ecumenica sempre più evidente, a nostro parere addebitabile a una pneumatologia biblicamente debole ed incompleta.

L’opera veniva disunita dalla Persona dello Spirito Santo, distrazione fatale, perché comportava un’attenzione esclusiva al battesimo e ai doni dello Spirito, a scapito della santificazione e del carattere di Cristo nel credente. La debolezza di quella pneumatologia consisteva, invece, nella trascuratezza rispetto la prospettiva Trinitaria, con un risultato aberrante: l’insegnamento neotestamentario della giustificazione per sola fede e della conseguente rigenerazione ad opera dello Spirito Santo veniva del tutto scissa dalla pienezza dello Spirito.

In altre parole, si potrebbe essere battezzati nello Spirito Santo senza credere e realizzare la grazia per sola fede. Non tenendo in considerazione i principi di fede che si professano, ogni cristiano potrebbe essere battezzato nello Spirito Santo; questa “esperienza”, tra l’altro, unirebbe i credenti delle varie confessioni cristiane, al di là delle barriere umane, divenendo un collante dell’ecumenismo, se non addirittura interreligioso, aprendo porte impensabili verso i fedeli delle diverse religioni.

 

La fedeltà evangelica
La dottrina del battesimo nello Spirito Santo, così come presentata nelle Scritture, risulta del tutto incompatibile con la struttura sacramentale della teologia cattolico romana, che legittima la mediazione oggettuale e dunque “fisica” della grazia. Cornelio e i suoi non ricevettero il battesimo nello Spirito Santo mentre ascoltavano la predicazione del Vangelo? Né acqua né crisma, soltanto la Parola della fede (Atti 10:43-46)! L’apostolo stava parlando del perdono dei peccati e gli astanti, per fede, afferrarono la promessa della salvezza e ricevettero in sovrappiù la potenza dello Spirito Santo. Soltanto in seguito furono battezzati in acqua, il rito segue la grazia, non la produce!


Nel quadro storico attuale, come sempre del resto, è fondamentale ritenere la “sana dottrina” e il Movimento pentecostale, nelle sue espressioni più squisite, non può non essere evangelico.

In primo luogo perché la dottrina “pentecostale” nasce dalle Scritture credute come Parola di Dio ispirata e vissute come modello universale. In secondo luogo, perché lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, pertanto la pneumatologia è conseguente alla cristologiaEgli mi glorificherà perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutte le cose che ha il Padre, son mie: per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà. (Giovanni 16:14, 15). Infine, perché lo Spirito Santo dona potenza per annunciare l’Evangelo, la salvezza in Cristo Gesù, unico Salvatore e Mediatore fra Dio e gli uomini, certo non per biascicare un messaggio umanitaristico.


La situazione attuale non può essere paragonata ad una sorta di crisi adolescenziale, nella quale decidere se rifugiarsi sull’isola che non c’è oppure accettare le regole per diventare adulti. Tutt’altro, proprio come soldati di Cristo responsabili, quotidianamente si combatte il “buon combattimento”.

Custodisci il buon deposito per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi (II Timoteo 1:14).