In carne e ossa (XII). Il corpo futuro

 
 

Dopo la morte, ovvero la temporanea separazione dal nostro corpo, viviamo in una condizione anormale di disincarnazione. Al ritorno di Cristo e cui fa da corollario la risurrezione corporale, avremo di nuovo un corpo. Il disegno di Dio per i suoi portatori di immagine incarnata è che, come siamo in questa vita terrena, così saremo per tutta l'eternità: corpi. Questo è il tema dell’ultimo capitolo del libro di Gregg Allison, Embodied. Living as Whole People in a Fractured World, Grand Rapids, Baker 2021. 

Lo stato intermedio è la condizione delle persone tra la morte fisica e il ritorno di Gesù Cristo. È importante sottolineare che questo stato di disincarnazione è anormale per gli esseri umani creati in quanto portatori di immagine di Dio. Infatti, sia la morte che la disincarnazione sono il risultato del peccato. Pertanto, è l’esistenza corporale ad essere lo stato proprio dell’esistenza umana e non il contrario. Il corpo non è un elemento aggiuntivo e non essenziale alla nostra creaturalità.

I credenti (disincarnati) vanno immediatamente alla presenza del Cristo. Sono «lontano dal corpo e a casa del Signore» (2 Cor 5,8; Fil 1,23-24). Al contrario, i non credenti (disincarnati) entrano immediatamente nella miseria, nel tormento e nella punizione. Inoltre, i credenti attendono la risurrezione dei loro corpi. Così fanno anche i non credenti, ma la Scrittura non si sofferma su questo argomento. 

Visioni inadeguate dello stato intermedio
C’è molta confusione su questo stato tra la morte e il ritorno del Signore.  Tra le visioni inadeguate dello stato intermedio troviamo la dottrina del purgatorio: “secondo il cattolicesimo romano, il purgatorio è lo stato temporaneo di purificazione dei fedeli cattolici che non furono pienamente obbedienti durante la loro esistenza terrena. Portando la macchia del peccato, questi fedeli sperimentano la punizione temporanea per il peccato nel purgatorio. Quando la loro purificazione sarà completata, andranno in cielo”.

Questo pensiero viene sostenuto da quanto scritto in 2 Maccabei 12:38-45 (libro non canonico alla Bibbia). Dopo una battaglia tra le truppe pagane e l'esercito ebraico, il capo ebreo Giuda Maccabei e i suoi uomini scoprirono il motivo per cui alcuni soldati ebrei erano morti nel conflitto: avevano commesso il peccato di idolatria, quindi Dio li puniva con la morte. La storia continua col cercare dei tentativi di espiazione, tra cui il denaro, per i morti affinché potessero essere assolti dal loro peccato.

Da questo testo la Chiesa cattolica romana ha sviluppato la dottrina del purgatorio e le sue pratiche di pregare per le anime del purgatorio, pagando denaro per la celebrazione delle messe in suffragio di quelle anime, e aspettando che un giorno entreranno in cielo. Il Purgatorio prepara così quelle anime ancora non completamente pure alla destinazione finale del cielo. 

I protestanti sono in netto disaccordo con questa dottrina, per almeno due ragioni:

  • ha una scarsa base biblica, insieme a un errante appello al libro non canonico di 2 Maccabei;

  • in termini di salvezza, non c'è bisogno di una purificazione finale dalla macchia del peccato dopo la morte, perché Dio ha già giustificato coloro che sono stati chiamati a salvezza. La sua dichiarazione è che non siamo più colpevoli ma pienamente giusti - rivestiti della perfetta giustizia di Cristo: significa che siamo davanti a Dio senza alcun bisogno di ulteriore purificazione dalla colpa e dalla corruzione del peccato.

Resurrezione alla seconda venuta di Cristo
Più e più volte, la Scrittura afferma la risurrezione. Gesù stesso afferma: «Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno» (Gv 6,37-40). Inoltre, Paolo spiega che la nostra risurrezione, proprio come quella di Gesù stesso, avverrà per opera dello Spirito Santo: «Se lo Spirito di colui [il Padre] che ha risuscitato Gesù dai morti vive in voi, allora colui [il Padre] che Cristo risuscitato dai morti riporterà in vita anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi» (Rm 8,11). A causa della Sua opera di salvezza, il nostro corpo di risurrezione sarà come quello di Cristo: «La nostra cittadinanza è in cielo, e di là attendiamo un Salvatore, il Signore Gesù Cristo. Egli trasformerà il corpo della nostra umile condizione a somiglianza del suo corpo glorioso, mediante la potenza che gli permette di sottoporre ogni cosa a sé» (Fil 3,20-21). 

Nello specifico, la natura del corpo della risurrezione è quadrupla:

  • imperituro, a differenza del nostro corpo attuale che si muove inevitabilmente verso la morte.

  • glorioso, a differenza del nostro corpo durante il suo stato terreno di colpa, vergogna e umiliazione. 

  • potente, non in termini di forza sovrumana, ma come si addice ai portatori dell’immagina divina. 

  • spirituale, non come immateriale, ma come completamente controllato e sottomesso allo Spirito di Dio (1 Cor 15,42-44.49).

Il rinnovamento fisico dell'intera creazione
Dopo la seconda venuta di Cristo, la nostra risurrezione corporea sarà seguita da un rinnovamento totale dell'intera creazione. Paolo collega questa meravigliosa trasformazione alla nostra risurrezione: «La creazione attende con trepidazione la rivelazione dei figli di Dio. Infatti, la creazione è stata sottoposta alla futilità, non volontariamente, ma a causa di colui che l'ha assoggettata, nella speranza che anche la creazione stessa sia liberata dalla schiavitù della decadenza nella libertà gloriosa dei figli di Dio» (Rm 8,19- 21). Questo rinnovamento può comportare la trasformazione/superamento del cosmo attuale, seguito dal suo rinnovamento (2 Pt 3,18-13; Ap 21-22). Nel nuovo cielo e nella nuova terra fisica, adoreremo il Dio uno e trino come persone fisicamente nuove.

Di conseguenza, alla risurrezione del nostro corpo e per il resto dell'eternità, sarà confermata l’idea iniziale: il progetto di Dio per i suoi portatori di immagine è di essere creature corporali. La corporeità è lo stato proprio dell'esistenza umana, sia durante questa vita terrena che nel nuovo cielo e nuova terra.

"Il modo in cui sentiamo il nostro esseri corporali condiziona in modo significativo il modo in cui sentiamo il mondo". Con queste parole Allison invita i suoi lettori ad adottare una prospettiva nuova del mondo basata sullo stato appropriato dell’esistenza umana: l’essere corporale. Di conseguenza, è salutare: 

  • sganciarsi dalle idee gnostiche per cui gli aspetti immateriali/spirituali sono considerati prioritari sulla vita. 

  • smettere di vedere il proprio corpo come uno strumento da usare e gestire come fosse un vestito aggiuntivo. 

  • abbracciare invece l'affermazione "Io sono il mio corpo". 

  • Considerare come verità “senza questo corpo non esisto e sono me stesso come il mio corpo”.

Se questa prospettiva sarà la chiave della vita, cambierà radicalmente la visione della tua creazione, del tuo genere, della tua particolarità, della tua socialità, della tua sessualità, della tua santificazione, della tua beatitudine e disciplina, della tua adorazione, dei tuoi vestiti, della tua sofferenza e guarigione, della tua morte e del tuo futuro dando un nuovo significato al tuo rapporto con Gesù Cristo. Come Dio il Figlio è stato incarnato ed è risorto corporalmente, così anche noi siamo incarnati e risorgeremo corporalmente.

Altri articoli della serie:
“In carne e ossa (I). Cosa significa che siamo corpi?”
“In carne e ossa (II). Tra genere ricevuto e corpo particolare”
“In carne e ossa (III). Siamo con gli altri, per gli altri”
“In carne e ossa (IV). Il corpo sessuale”
“In carne e ossa (V). Il corpo del Figlio di Dio incarnato”
“In carne e ossa (VI). Il corpo santificato”
“In carne e ossa (VII). Corpi disciplinati” 
“In carne e ossa (VIII). Corpi che adorano”
“In carne e ossa (IX). Corpi vestiti”
“In carne e ossa (X). Corpi sofferenti e guariti”

“In carne e ossa (XI). Il corpo defunto”