La Bibbia al centro. È davvero così?
“La Bibbia al centro” è il titolo del numero 47 della rivista Studi di teologia dell’IFED di Padova che nel 2012 rimarcava l’urgenza per l’evangelismo italiano di tornare a porre la Scrittura come fulcro e motore di cambiamento per la vita del credente, della chiesa e delle comunità allargate. Sono trascorsi dieci anni dall’uscita di quel fascicolo che voleva “incoraggiare la ricentratura della vita intorno alla Bibbia” (p.3). Cosa è cambiato?
La Bibbia è il libro più diffuso e conoscibile al mondo, in tutte le forme possibili e in quasi tutte le principali lingue del mondo. È stata ed è oggetto continuo di studi, ricerche e pubblicazioni o fonte d’ispirazione per cinema e teatro. Il pontefice romano ha istituto la Domenica della Parola dalla “valenza ecumenica” nella terza settimana di gennaio per “entrare in confidenza con la Sacra Scrittura”. Alla Bibbia è stato recentemente dedicato un intero Museo nella città di Washington DC (2017) e poche settimane fa è stato promosso anche in Italia. Ma al netto di questa ampia circolazione di informazioni sulla Bibbia, qual è il suo impatto reale sulla nostra vita personale, ecclesiale e nazionale, nella nostra etica e nelle nostre professioni?
La Bibbia è sempre stata al centro nei momenti di riforma della storia, dai risvegli dell’Antico Testamento fino a quelli moderni; è stata al centro della vita e dello studio di cristiani che hanno avuto il coraggio di affrontare le sfide poste dal pensiero e dalla cultura del loro tempo, come fu per i padri della chiesa dei primi secoli, per gli uomini e le donne della Riforma, per i puritani della Nuova Inghilterra, gli esuli riformati d’Olanda o per i teologi e i grandi predicatori che si opposero al liberalismo. Così come era al centro dei movimento evangelici della fine del Novecento che hanno sottolineato la necessità della Scrittura nell’affrontare le questioni etiche e sociali del loro tempo. La Bibbia è stata anche al centro di esperienze di riforma musicale come quella inaugurata da J. S. Bach, socio-politica come quella condotta da W. Wilberforce o A. Kuyper, e pedagogica come quella di J. Comenio o di C. Mason.
Essa, infatti, se è creduta come Parola rivelata di Dio, ispirata e inerrante, indissolubile dalla persona di Cristo, fonte suprema “in materia di fede e di condotta”, utile a “insegnare, riprendere, correggere ed educare alla giustizia” (2 Tim 3,16), esige un ruolo centrale nella vita intera. Non è Parola di Dio in virtù della sua ampia diffusione o della sua influenza culturale, né per il suo valore storiografico o per l’importanza che ha avuto nell’esperienza religiosa delle persone, ma perché Dio è il suo autore e perciò essa merita di essere ascoltata, predicata e ubbidita.
«Prendete a cuore tutte le parole che oggi pronuncio solennemente davanti a voi. Le prescriverete ai vostri figli, affinché abbiano cura di mettere in pratica tutte le parole di questa legge. Poiché questa non è una parola senza valore per voi: anzi, è la vostra vita” (Dt 32,46-47)
Perciò a distanza di un decennio la questione della centralità della Bibbia è ancora urgente e quel fascicolo può ancora alfabetizzare, scuotere e stimolarci.
Quali sono le convinzioni evangeliche attorno alla Scrittura? Di fronte alle sfide del pensiero unico occidentale, alla delegittimazione del cattolicesimo romano, allo svuotamento del protestantesimo liberale e all’umiliazione di certe forme spurie di evangelismo, cosa crede il popolo evangelico italiano sulla Scrittura? Che forma dà ciò che crediamo della Parola di Dio alla nostra spiritualità e relazione con Cristo, alle pratiche della chiesa, alla predicazione, all’evangelizzazione e al discepolato, alla nostra vita familiare e all’educazione dei nostri figli, alle esperienze lavorative o nei nostri contesti sociali, alle nostre scelte etiche?
“La Bibbia deve essere calata nel dramma della vita per vedere che differenza fa” (p.60) pur nella consapevolezza della nostra imperfezione perché rimaniamo peccatori salvati per grazia. Perciò l’incoraggiamento a ricentrare la vita attorno alla Bibbia fa eco all’imperativo dell’Apostolo Paolo ai Colossesi “La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente” (3,16).