La Bibbia “seppellita”, metafora dell’Italia in un quadro di Joseph Severn

Joseph Severn

“Napoli 1540”, un soldato protestante del periodo della Riforma e sua moglie. La scena che si presenta nel quadro intitolato Burying Bible (Seppellendo la Bibbia) è quella di due persone intente a nascondere la loro Bibbia mentre una processione cattolico romana si svolge alla loro sinistra. La Bibbia aperta in Levitico 26 recita: "Non vi farete e non metterete in piedi né idoli, né sculture, né monumenti. Nel vostro paese non rizzerete pietre scolpite per prostrarvi davanti a loro, poiché io sono il SIGNORE vostro Dio”. L'artista trasmette chiaramente la preoccupazione di lei e la passione di lui per quelle pagine. Il dover abbandonare qualcosa di così importante ci suggerisce una vera e propria disperazione che passa attraverso la voglia del soldato di dare un ultimo sguardo: "ancora una parola, ti prego".

Nelle parole di Duncan Walker, curatore della Russell-Cotes Art Gallery & Museum a Bournemouth (dove il quadro è esposto), “questa è un'ovvia citazione sulle differenze ideologiche al centro della Riforma protestante ed è testimoniata dalla presenza di un grande cespuglio di cardo. Il cardo rappresenta una citazione di Matteo 7,16-17:

Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma dentro sono lupi rapaci.  Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? [la versione inglese dice: fichi da cardi n.d.a.] Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l'albero cattivo fa frutti cattivi.

L’autore del quadro è Joseph Severn (1793-1879). Severn è stato un artista vissuto a Roma tra il 1820 ed il 1841 e tra il 1861 ed il 1879. Inglese di nascita, come molti artisti del periodo romantico considerava l’Italia la meta ideale per immergersi nella bellezza dei paesaggi e del clima temperato. La sua presenza a Roma è strettamente legata al poeta romantico John Keats (1795-1821). Tragicamente colpito dalla tubercolosi, Keats visse gli ultimi mesi della sua giovane vita nel “bel Paese” con la speranza di migliorare la sua salute. La buona aria ed il bel sole non bastarono ed il poeta si spense all’età di venticinque anni al n. 26 di piazza di Spagna, sotto la scalinata di Trinità dei Monti, per essere poi seppellito al Cimitero protestante di Roma. Negli ultimi mesi del poeta, Severn fu il suo principale ritrattista ed il suo più vicino compagno di viaggio. La morte del poeta lo scosse profondamente e, dopo il tragico evento, visse a Roma per altri vent’anni prima di rientrare in Inghilterra.  

Severn fu sicuramente un pittore talentuoso ed al suo rientro espose ben 53 dipinti alla Royal Academy di Londra. Dal 1861 al 1873, grazie alle sue conoscenze ed al suo ottimo italiano, venne nominato console britannico a Roma. Nella sua corrispondenza[1] cita spesso l’avanzamento della sua opera artistica sottolineando la sua partecipazione ad opere importanti come a quella dell’altare nella Basilica di San Paolo fuori le mura. Severn visse a Roma fino al 1879, anno della sua morte e fu seppellito nel cimitero acattolico di Roma, vicino all’amico Keats.

Nel quadro Burying Bible (1861) Severn coglie la drammaticità della controriforma. Descrive in immagini la disperazione e la sofferenza di uomini e donne a cui fu tolta la libertà di essere nutriti dalla Parola del Dio vivente. La sensibilità e la profondità di Severn nel dipingere questo quadro mostra una rara comprensione di una realtà storica che per i più rappresenta un semplice fatto minoritario e che in Italia non ha comportato eccessive sofferenze. La messa all’indice della Bibbia, invece, ha drammaticamente segnato la nostra nazione e l’avanzamento del vangelo nell’Italia con conseguenze evidenti fino ai giorni nostri. 

L’ironia vuole che Severn dipinse questo quadro proprio all’inizio del suo mandato da console britannico a Roma. Mentre la sua arte urlava alla necessità della libertà di possedere un Bibbia, l’artista si apprestava a diventare console nella città simbolo della lotta alla diffusione della Parola di Dio. In una Roma accerchiata dai moti risorgimentali, Severn si fece paladino della linea neutrale britannica. Nella corrispondenza di quegli anni, Severn trasmette il timore di vedere la splendida Roma saccheggiata dai garibaldini e dello spirito di Riforma del quale la città aveva urgente bisogno non v’è traccia. Severn morì nove anni dopo la Breccia di Porta Pia senza probabilmente capire quanta importanza ebbe l’entrata delle prime Bibbie in italiano nella splendida Roma. 

Tutti come Joseph Severn corriamo il rischio di una schizofrenia romantica del pensiero. Da una parte la sensibilità romantica e profonda nel passato e nelle verità bibliche e, dall’altro, la vita che ci porta a compromessi quotidiani tali da divenire in contraddizione con ciò che crediamo. 

Nel Salmo 119,104 il Salmista dice che “Mediante i tuoi precetti io divento intelligente; perciò detesto ogni doppiezza”. Dio ci chiama a riconsiderare i nostri pensieri alla luce dei suoi precetti, alla luce della sua Parola. Dobbiamo essere pronti a riconsiderare il passato non in forma romantica ma alla luce della Parola di Dio, in modo da vivere oggi vite che non siano doppie ma che imparino dalla storia la necessità di dipendere da Dio, pronti ad un servizio totale per l’avanzamento dell’evangelo.

[1] William Sharp, The Life and Letters of Joseph Severn, 2013, http://dx.doi.org/10.1017/CBO9781139814355 .