R.C. Sproul (1939-2017), il “teologo per il popolo”

 
RC Sproul il teologo per il popolo
 

Fece un certo scalpore, nel 2009, la copertina che Time Magazine dedicò alle “10 idee che stanno cambiando” il mondo. Tra queste, la rivista americana annoverava il “nuovo calvinismo”, un movimento di chiese, conferenze, iniziative, autori, ecc. che conosceva in quegli anni un picco di relativa popolarità nella religiosità nord-americana. Era un segnale che il “nuovo calvinismo” era entrato nel sismografo dei media mainstream. 

Alcuni autori del “nuovo calvinismo” (inteso in senso lato) sono conosciuti anche nel mondo evangelico italiano. Si pensi a John Piper, Don Carson, Timothy Keller, John MacArthur, Mark Dever e altri, i cui libri sono tradotti e che sono venuti in Italia per varie conferenze. Quello che è meno noto è che, dietro la storia di ognuno di queste personalità, ce n’è un’altra che ha avuto un impatto su ciascuna di loro e aprendo la strada a quello che sarebbe poi diventato un fenomeno allargato. Stiamo parlando di R.C. Sproul (1939-2017), il “pioniere” della risorgenza riformata nell’evangelicalismo USA della seconda metà del XX secolo. Una corposa biografia di Stephen J. Nichols, R.C. Sproul. A Life, Wheaton, Crossway 2022, permette di fare i conti con la statura di Sproul a pochi anni dalla sua scomparsa. 

La biografia di Sproul è avvincente. Brillante giovane studente di teologia in una facoltà liberale a Pittsburgh, Sproul venne convertito all’evangelo all’ultimo anno di studi. Grazie all’aiuto del suo professore e mentore John Gerstner (1914-1996), acquisì da subito la convinzione che la teologia fosse anche un “campo di battaglia” in cui la teologia riformata classica dovesse assumersi la responsabilità di affermare le verità del cristianesimo biblico e di contrastare le aporie del liberalismo. Nella sua formazione successiva, si addottorò in teologia all’Università libera di  Amsterdam. Tornato negli USA, ispirandosi al modello dell’Abri di Francis Schaeffer in Europa (una casa-accademia sulle Alpi in cui la famiglia Schaeffer ospitava studenti in ricerca), Sproul fondò il centro Ligonier, dall’omonima località della Pennsylvania, in cui iniziò a tenere corsi di teologia. Dal 1984 il ministero Ligonier si trasferì ad Orlando dove l’attività di Sproul si arricchì di una più intensa produzione di libri e risorse, corsi e seminari fino ad avviare la rivista Tabletalk e una conferenza annuale che richiama diverse migliaia di partecipanti. 

Sproul non è stato un accademico, ma si è sempre considerato un “teologo per il popolo”, un educatore per la chiesa, un divulgatore per il credente cosiddetto medio. La sua infaticabile attività ha instillato in ampi settori della chiesa evangelica nord-americana una fame per la teologia contribuendo a diffondere un numero impressionante di risorse. Il suo libro Scelto da Dio, Porto Mantovano (MN), Coram Deo 2018, riassume bene il ministero di Sproul: la fede riformata è presentata, argomentata, difesa e divulgata in modo impegnativo ma accessibile. Anche i suoi articoli sui “cinque punti del calvinismo” rappresentano il ministero di Sproul al meglio. Credo, in ogni caso, che la sua opera più importante sia The Holiness of God (1984), non ancora tradotta in italiano.

Sproul ha aiutato la chiesa evangelica americana a sviluppare degli anticorpi rispetto al liberalismo teologico. In questa direzione, il suo contributo è stato importante per fissare alcuni paletti dottrinali. Sia la “Dichiarazione di Ligonier sull’autorità della Scrittura” (1973) in Dichiarazioni evangeliche. Il movimento evangelicale 1966-1996, a cura di P. Bolognesi, Bologna, EDB 1997, p. 46, sia la “Dichiarazione di Chicago sull’inerranza biblica” (1978) in Dichiarazioni evangeliche. Il movimento evangelicale 1966-1996, a cura di P. Bolognesi, Bologna, EDB 1997, pp. 132-145, hanno beneficiato della sua mente brillante e del suo cuore appassionato, diventando dichiarazioni fondamentali per l’evangelismo contemporaneo.

Anche sul versante del confronto del cattolicesimo, Sproul è stato tra le personalità più lungimiranti nel vedere i rischi del cedimento evangelico alle sirene del cattolicesimo romano, a volte presentate sotto forma di “guerra culturale” comune, altre volte addirittura argomentate in nome della riscoperta di una piattaforma dottrinale comune. Mentre altri evangelici firmavano la dichiarazione “Evangelici e cattolici insieme” (1994), Sproul contestava la lettura superficiale che riteneva le differenze tra la fede evangelica e quella cattolica come superate. Per lui, il cattolicesimo romano era e rimaneva un “vangelo diverso”. A questo proposito, libri come Sola fede. La dottrina evangelica della giustificazione per fede, Mantova, Passaggio 1999 e Giustificati per sola fede, Caltanissetta, Alfa&Omega 2002, indicano la chiarezza di Sproul nell’affrontare i temi della controversia tra Roma e la Riforma. Come era rigoroso nel difendere la fede evangelica classica, così sapeva anche cucire con chi aveva preso posizioni diverse. A seguito delle polemiche seguite a “Evangelici e cattolici insieme”, Sproul si fece promotore di una iniziativa di conciliazione all’interno della famiglia evangelica che sfociò in “Una celebrazione evangelica” (1999), Studi di teologia N. 23 (2000) pp. 56-70. 

Per quanto sia stato chiaro e limpido nella sua lettura del cattolicesimo dottrinale, Sproul non lo è stato altrettanto nell’analisi del tomismo che è l’architrave del cattolicesimo stesso. Il voler recuperare Tommaso nel metodo apologetico è stata una sua debolezza. In ogni caso, se oggi ci sono uomini come Piper, Keller, Carson e altri, in parte lo dobbiamo anche al lavoro pionieristico di Sproul che all’inizio degli Anni Settanta inaugurava una stagione che sarebbe sfociata nel “nuovo calvinismo”.