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La salute (non florida) della libertà di stampa in Italia

Proprio nei giorni in cui la televisione pubblica italiana viene accusata di censura e manipolazione politica, è stato pubblicato il report sulla libertà di stampa della “Reporters Without Borders” (RSF). RSF è un’organizzazione di origini francesi che monitora la condizione del lavoro giornalistico nel mondo dal 2002. Ha appena pubblicato l’indice di libertà di stampa 2021 sulla base di ricerche condotte in 180 Paesi del mondo. Di quale salute gode il giornalismo italiano ed internazionale? La libertà di espressione e di parola sono davvero tutelate ovunque? I Paesi liberi e democratici favoriscono realmente una pluralità di voci? L’era digitale ha davvero annientato ogni limite a quello che viene scritto e letto da ogni cittadino? Alcune di queste risposte si possono trovare leggendo i dati del report.

Da questa ricerca emerge che la libertà di stampa è completamente o in parte impedita nel 73% dei Paesi monitorati, che si assiste ad un drammatico deterioramento dell’accesso all’informazione e ad un aumento degli ostacoli nel riuscire a svolgere la professione giornalistica. Asia, Medio Oriente ed Europa sono le aree più toccate da tali disagi e la pandemia ha inasprito queste condizioni. La crisi sanitaria in molti Paesi, infatti, è stata usata come scusa per impedire l’accesso alle fonti da parte dei giornalisti e per fare reportage sul campo portando ad una carenza di informazioni verificate e ad un maggiore potere delle fonti governative, libere di divulgare la propria verità. Solo 12 Paesi al mondo risultano godere di una buona condizione nel campo dell’informazione, ed il dato non era mai stato così basso dal 2013.

L’Italia, secondo il report, occupa il 40° posto in classifica e rientra nei Paesi categorizzati con “situazione abbastanza buona”. Nel nostro Paese il giornalismo risulta essere abbastanza libero, nonostante l’elevato numero di professionisti messi sotto scorta a causa delle minacce ricevute dalle organizzazioni criminali. Il pluralismo religioso e dell’informazione religiosa invece non compaiono come aree di ricerca per il nostro Paese e quindi non viene restituita una fotografia precisa su questo aspetto. C’è da chiedersi come sia possibile avere un quadro verosimile sulla libertà di stampa senza un’attenzione al pluralismo dell’informazione religiosa. 

Come evangelici perché dovremmo occuparci del lavoro giornalistico e tenerci informati su questi report? Prima di tutto, come ricorda l’Impegno di Città del Capo (2010) 2.A.4, dovremmo tenere in altissima considerazione il concetto di verità. Ricercare la verità, adoperarci per essa e proclamare che solo Cristo è la verità, rientra nel nostro mandato di essere sale e luce della terra. Governi, autorità, o organizzazioni interessate a celare o mistificare la realtà non fanno del bene alla nostra società e resta una responsabilità controllare che ciò non accada. Secondo il report, ad indebolire la libertà di stampa e la salute del giornalismo c’è la sempre più grave diffusione di fake news che spesso hanno gravi effetti sulla vita sociale, politica ed anche sanitaria dei Paesi, come abbiamo visto con le notizie durante la pandemia. Da evangelici abbiamo la grande responsabilità non solo di ricercare la libertà di espressione, ma anche che quanto scriviamo, riportiamo, diffondiamo, sia un modo per ricercare il bene della società e ci renda promotori di verità. 

Inoltre, molto spesso, nei Paesi in cui la libertà di stampa non è tutelata, anche molte altre libertà vengono a mancare, tra cui quella religiosa. La possibilità di esprimere le proprie idee ed anche il proprio dissenso religioso è e resta una prerogativa fondamentale affinché anche il Vangelo possa essere proclamato senza limitazioni di sorta. I Paesi in cui la persecuzione dei cristiani è più alta, condividono lo stesso alto punteggio con le limitazioni alla libertà di stampa rendendo quindi un circolo vizioso la mancanza di accesso alle informazioni, l’impossibilità di denunciare e l’impossibilità di accedere a fonti diverse. 

Resta anche da controllare che nei Paesi più liberi e democratici la libertà di stampa e di espressione vengano tutelate in ogni senso e direzione. Come evangelici sappiamo che la fede cristiana afferma concetti e parole a cui le nostre società contemporanee sono molto sensibili e che vengono sempre più ritenute aggressive o lesive della libertà individuale. Al di là delle sensibilità delle società che mutano nel tempo, sappiamo che la Parola di Dio non muta perché di un Dio Eterno ed immutabile, che è la verità ed ultima autorità su ogni pensiero umano, e che porta alla salvezza. Va quindi salvaguardata la possibilità di annunciare il Vangelo in piena libertà e legittimità. 


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