Le incongruenze della predica del card. Cantalamessa sulla “conversione”
Come ogni quaresima, anche quest’anno il predicatore della Casa Pontificia, il card. Raniero Cantalamessa, sta tenendo una serie di meditazioni per il Papa e la curia romana. La prima della serie ha riguardato il tema della conversione e del battesimo dello Spirito Santo sulla base di rapidi ma profondi commenti a testi biblici quali Marco 1,15, Matteo 18,1-3 e le sette lettere alle chiese dell’Apocalisse. La lettura biblica del cardinale, unita a gustose citazioni dei Padri della Chiesa occidentali (Tommaso, Ambrogio, Agostino) e orientali (Cirillo di Gerusalemme, Cabasilas, Macario egiziano), mostrano la vasta cultura di patrologo che è propria di Cantalamessa, lo stile affabile della sua omiletica e la sua appartenenza al Rinnovamento carismatico cattolico.
Nel leggere la sua predica, c’è un motivo d’interesse particolare per un lettore evangelico: i suoi riferimenti alla “conversione”. Esso presenta delle incongruenze che, a dispetto di una somiglianza nel linguaggio, mostra una visione teologica profondamente diversa da quella evangelica.
Sulla conversione, il cardinale scrive cose apparentemente in linea con il messaggio biblico. Meditando su Marco 1, Cantalamessa dice che una “vera” conversione è “un cambiamento profondo nel modo di concepire i nostri rapporti con Dio” passando, secondo i termini di Paolo, dalla legge alla grazia. La “metanoia” è un’esperienza di ravvedimento e di fede, uniti insieme.
Se uno non sapesse nulla del cattolicesimo romano e del suo impianto sacramentale, potrebbe avere l’impressione che il cardinale stia usando un linguaggio “evangelico”, fondato sulla conversione personale in base ad una risposta all’annuncio della Buona Notizia. E sbaglierebbe.
Il discorso di Cantalamessa sulla conversione va messo sullo sfondo del Catechismo della Chiesa cattolica (1997) che al n. 1427 dice:
Il Battesimo è quindi il luogo principale della prima e fondamentale conversione. È mediante la fede nella Buona Novella e mediante il Battesimo che si rinuncia al male e si acquista la salvezza, cioè la remissione di tutti i peccati e il dono della vita nuova.
Secondo l’insegnamento cattolico, al battesimo una persona è salvata, i suoi peccati sono rimessi e viene rigenerata. E’ il sacramento che “causa” tutto ciò ed è la chiesa che lo impartisce. Il Catechismo distingue la “prima” conversione che avviene al battesimo (un sacramento amministrato dalla chiesa) e la “seconda” conversione che avviene continuamente nella vita (vedi n. 1428). La prima è sacramentale perché avviene al battesimo; la seconda è più legata alla responsabilità personale anche se, nell’ottica cattolica, si immette sempre nel percorso dei “sacramenti di guarigione” (il sacramento della penitenza e della riconciliazione).
Quando Cantalamessa parla di conversione nella predica, sta parlando della “seconda” conversione, anche se il suo riferimento al cambiamento della relazione con Dio e al passaggio dalla legge alla grazia indicherebbe, secondo i termini usati, che stia invece riferendosi alla “prima”. Questo perché il cattolicesimo usa la parola “conversione” talvolta in senso sacramentale, talaltra in senso esperienziale, talvolta riferendosi alla “prima”, talaltra parlando della “seconda”.
Bisogna imparare a capire di cosa si stia parlando per non incorrere in fraintendimenti. Quando Cantalamessa parla di conversione, non sta predicando l’evangelo secondo cui chi ascolta la Parola di Dio e crede pentendosi dei propri peccati entra nel Regno di Dio ed è salvo. Sta dicendo che una persona che ha già ricevuto la salvezza tramite il battesimo della chiesa può vivere una dimensione più profonda della vita cristiana convertendosi. Per il cardinale, la conversione non è il passaggio dall’essere “fuori” all’essere “dentro” il Regno di Dio, ma il passaggio di chi è già dentro (grazie al battesimo) di addentrarsi ancor più (con la “seconda” conversione).
Dietro e dentro la parola “conversione” il cattolicesimo romano ci mette tutta la propria concezione della vita cristiana: la necessità del battesimo e dei sacramenti della chiesa, le sue devozioni spurie, il suo legalismo, .. tutto questo ammantato di linguaggio di fede e pentimento. Bisogna saper leggere quello che si ascolta non in modo atomistico, ma alla luce di una comprensione ampia del cattolicesimo come sistema dottrinale. Le parole sono simili a quelle della fede evangelica, ma il loro mondo di senso è radicalmente diverso.