LifeComp e l’educazione europea del futuro (IV): area dell’imparare a imparare
Dopo aver trattato gli aspetti introduttivi del LifeComp e come affronta l’area personale e quella sociale si passa ora all’analisi delle competenze che costituiscono l’area dell’imparare a imparare[1]. Anche l’area dell’imparare a imparare del LifeComp è costituita da tre competenze che sono quella della mentalità di crescita, quella del pensiero critico e quella della gestione dell’apprendimento.
Sinteticamente il LifeComp descrive la mentalità di crescita come “il credere nel proprio e nell’altrui potenziale nell’apprendimento e progresso continuo”[2]; l’articolazione di questa competenza in tre elementi si compone di (1) consapevolezza nella propria e altrui abilità a imparare, (2) comprensione che l’apprendimento è un processo che dura per la vita e (3) riflessione sui commenti altrui.
Il pensiero critico è sinteticamente descritto come “la valutazione di giudizi e argomenti che comportino conclusioni ragionate e sviluppino soluzioni innovative”[3]. Anche questa competenza è articolata in tre elementi che sono (1) la consapevolezza di potenziali pregiudizi, (2) la comparazione e analisi di dati per arrivare a conclusioni logiche e (3) lo sviluppo di idee creative.
Infine, la competenza della gestione dell’apprendimento è descritta come “la pianificazione, organizzazione, monitoraggio e revisione del proprio apprendimento”[4]. L’articolazione della competenza in questo caso avviene ancora su tre elementi che sono (1) la consapevolezza delle proprie preferenze e strategie di apprendimento, (2) la pianificazione di obiettivi e strategie e (3) la riflessione su propositi, processi e risultati dell’apprendimento.
In seguito si analizzeranno i principali punti critici e i principali aspetti positivi della trattazione dell’area dell’imparare a imparare nel LifeComp; nonostante l’interesse primario del LifeComp paia essere quello dell’occupazione lavorativa e della competitività[5], vi sono ricadute anche per la vita di fede dei credenti. L’area dell’imparare a imparare è estremamente importante per le agenzie formative in ambito cristiano, ma lo è anche a livello locale nelle chiese. Nessun cristiano, infatti, può dirsi escluso dal diritto-dovere di imparare come si studia la parola di Dio e, più in generale, dovrebbe sempre ritenersi in un processo continuo di formazione.
Aspetti critici
Anche quest’area del LifeComp non è esente da aspetti critici. In primo luogo si può notare come il documento affermi che “una mentalità di crescita permette alle persone di recuperare più rapidamente e con successo dal fallimento”[6].
L’affermazione sembra gratuita: davvero al terzo o quarto fallimento di fila, con investimento di energie, tempo e relative risorse economiche, basterebbe una mentalità di crescita per riprendersi dal fallimento nell’ambito della formazione? Da una parte certamente le persone possono migliorare e crescere nell’imparare a imparare, ma la persona non è semplicemente “fatta da sé”, è creata da un Creatore con determinati doni[7].
Un secondo aspetto negativo è il riconoscimento dei propri limiti e pregiudizi da parte del LifeComp, ma mai legati alla situazione di tragicità dell’uomo a causa del peccato. I propri pregiudizi nell’approccio ai problemi si riducono nel documento a un elemento facilmente curabile con un po’ di attenzione e buonsenso.
La gestione del proprio apprendimento sembra avere un punto cieco. Da una parte occorre effettivamente riconoscere la necessità che ognuno sia guardiano del proprio percorso nell’apprendimento. D’altra parte è invece difficile valutare come positivo un apprendimento in cui ognuno sia l’unico supervisore di se stesso. Fino all’adolescenza non è pensabile escludere la famiglia da un coinvolgimento nella supervisione e anche dopo l’adolescenza occorre riconoscere che abbiamo la necessità di altri che si affianchino nel ruolo di supervisori nella nostra formazione (per esempio, le chiese locali devono essere coinvolte nella formazione teologica che i membri ricevono magari da enti paraecclesiali).
Aspetti positivi
Il primo aspetto positivo che è possibile rilevare dal LifeComp per la competenza dell’imparare a imparare è nel fatto che questa competenza non sia considerata separatamente dal resto della persona (nonostante sia enfatizzata principalmente l’intellettualità dell’apprendimento). Sono coinvolti nell’imparare a imparare lo sviluppo personale nelle sue dimensioni cognitive e metacognitive, gli aspetti emotivi e motivazionali e gli aspetti sociali come il contesto e la percezione di essere supportati.
Un secondo aspetto da apprezzare in quest’area del LifeComp è quello che si apre alla totalità dell’apprendimento considerando sia quello formale che quello non-formale e quello informale[8].
Un terzo aspetto positivo è l’attenzione agli obiettivi e impegni di lungo termine. In una società concentrata sull’oggi, pare necessario avere una visione e pianificazione di più ampio respiro anche nelle tempistiche. Fa bene, quindi, il LifeComp a dire che “l’impegno in obiettivi di lungo periodo, contribuisce al successo nell’apprendimento che ci accompagna per la vita”[9]. Come cristiani possiamo pianificare solo sapendo che “Se Dio vuole, saremo in vita e faremo questo o quest'altro” (Giacomo 4,15), ma d’altra parte siamo invitati a pianificare alla gloria di Dio nelle nostre chiese e nelle nostre vite.
Un altro aspetto positivo in quest’area può essere riscontrato nel “riflettere sui commenti altrui e sulle esperienze di successo e insuccesso per continuare a sviluppare il proprio potenziale”[10]. Questo riflettere sui commenti altrui è edificante anche all’interno della chiesa. Dovremmo imparare ad ascoltare i nostri fratelli e sorelle per esserne edificati e, al contempo, tendere l’orecchio anche a coloro che sono fuori dalla chiesa per essere sicuri di parlare con grazia per sapere come rispondere a ciascuno (Colossesi 4,6). Il potenziale che si svilupperà in noi non sarà probabilmente quello a cui mira il LifeComp, ma sarà utile a Dio per la Sua opera.
Allo stesso modo, anche la riflessione con altri fratelli e sorelle di esperienze di vita che ai nostri occhi possono sembrare di successo o di insuccesso potrebbe portarci a una visione più ampia e a una condivisione che incoraggi anche il nostro interlocutore.
Un quarto aspetto positivo è riscontrabile nel pensiero critico. “I pensatori critici si sforzano di sviluppare virtù come l’integrità intellettuale per riconoscere area di inconsistenza e contraddizione nel pensiero”[11]. L’apologetica cristiana dovrebbe riconoscere queste aree di inconsistenza e contraddizione della cultura contemporanea per offrire una visione del modo integrale fondata sulla persona del Signore risorto. Sfruttare le inconsistenze e le contraddizioni del pensiero contemporaneo significa portare sotto la “linea della disperazione”[12] i nostri interlocutori per offrire loro l’unico vero conforto in vita e in morte, ossia il Salvatore Gesù Cristo[13].
Un aspetto certamente condivisibile del LifeComp sta nella necessità di riconoscere i propri pregiudizi. Il cristiano, dal canto suo, dovrebbe sempre lasciarsi trasformare dalla Parola di Dio partendo dalla mentalità che ha per la cultura in cui è immerso fino a “cercare di pensare i pensieri di Dio dopo di lui”[14].
Un sesto aspetto positivo è l’idea di “sviluppare idee creative, sintetizzando e combinando concetti e informazioni da fonti differenti al fine di risolvere problemi”[15]. Da un lato dobbiamo riconoscere di non poter risolvere nessun problema se questo non è nel piano di Dio; dall’altro lo sviluppo di idee creative per le nostre chiese locali può certamente giovare di una mentalità che esce dal proprio ghetto e si affaccia ad altre chiese nel mondo sintetizzando e combinando idee di fonti differenti in modo creativo adattandole al contesto specifico[16].
Della stessa serie:
“LifeComp e l’eduzione europea del futuro (I): di cosa si tratta?” (30/8/2023)
“LifeComp e l’educazione europea del futuro (II): area personale” (18/9/2023)
“LifeComp e l’educazione europea del futuro (III): area sociale” (26/10/2023)
[1] L’importanza dell’imparare a imparare emergeva in modo esplicito già nei documenti europei precedenti, per esempio dalla Raccomandazione del Consiglio del 22 maggio 2018 relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente.
[2] European Commission, Joint Research Centre, Sala, A., Punie, Y., Garkov, V., et al., LifeComp: the European Framework for personal, social and learning to learn key competence, Publications Office of the European Union, 2020, https://data.europa.eu/doi/10.2760/302967, p. 60. Il testo del documento è in inglese e non ne esiste una traduzione ufficiale italiana.
[3] Ibid., p. 64.
[4] Ibid., p. 68.
[5] Ibid., pp. 56-57.
[6] Ibid., p. 60.
[7] La dicotomia ricorda quella nature vs. nurture, ma qui pare stagliarsi sullo sfondo un uomo che nasce neutro e si costruisce da sé contro un uomo creato da Dio con determinate caratteristiche e doni che possono essere migliorati nel corso della vita. La prima prospettiva è difficilmente riscontrabile nella Scrittura.
[8] La suddivisione dell’apprendimento in questi tre ambiti è ormai consolidata e il LifeComp vorrebbe impattare su tutte e tre gli ambiti. Citando Federico Batini (Professore di Pedagogia Sperimentale, Metodologia della ricerca educativa, dell’osservazione e della valutazione, Metodi e tecniche della valutazione presso l’Università degli Studi di Perugia): “Apprendimento formale: si tratta di quell’apprendimento che avviene in un contesto organizzato e strutturato (in un’istituzione scolastica/formativa), è esplicitamente pensato e progettato come apprendimento e conduce ad una qualche forma di certificazione; Apprendimento non formale: è l’apprendimento connesso ad attività pianificate ma non esplicitamente progettate come apprendimento (quello che non è erogato da una istituzione formativa e non sfocia normalmente in una certificazione, ad esempio una giornata di approfondimento su un problema lavorativo nella propria professione); Apprendimento informale: le molteplici forme dell’apprendimento mediante l’esperienza risultante dalle attività della vita quotidiana legate al lavoro, alla famiglia, al tempo libero, non è organizzato o strutturato e non conduce alla certificazione (ad esempio un’appartenenza associativa)”. (http://pratika.net/wp/risorse/apprendimento-formale-non-formale-informale/)
[9] LifeComp, p. 62.
[10] Ibid., p. 63.
[11] Ibid., p. 64.
[12] Il termine viene da Francis Schaeffer, Il Dio che esiste veramente, Mantova, Passaggio 2022.
[13] Catechismo di Heidelberg, R.1.
[14] Cornelius Van Til, Apologetica cristiana, Caltanissetta, Alfa & Omega 2023, p. 128.
[15] LifeComp, p. 67.
[16] Un esempio di questo combinare in modo creativo lo si trova in L. De Chirico - R. Karr, “Chiese discepolanti: appunti di un percorso”, Studi di teologia NS XXXII (2020/2) N. 64, pp. 106-111. Parte dei contenuti è rinvenibile anche su Loci Communes cercando la serie “Che chiesa vogliamo essere”.