Parole del 2020. Distanziamento

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Distanziamento è una delle parole di cui abbiamo fatto ampia esperienza in questo 2020. Essa è stata utilizzata per indicare una serie di precauzioni da prendere per limitare il diffondersi di un virus che si trasmette per lo più attraverso il contatto diretto tra persone. Mani pulite e dispositivi di sicurezza, come mascherina o guanti, non sono sufficienti ad evitare la contaminazione. Dobbiamo tenere le distanze gli uni dagli altri, evitare di toccarci, abbracciarci, stringerci la mano, stare in compagnia. Tieni le distanze e prendi le distanze! Il distanziamento ha sconvolto le nostre abitudini, ma ha portato alla luce un paradosso inscritto nella realtà: da un lato ci ha mostrato che la vicinanza e la relazione tra persone è essenziale alla vita, e nello stesso tempo che la distanza consente di preservare la vita di molti.

Nel passato recente possiamo ricordare l’epidemia di spagnola del 1918, la pratica dei Lazzaretti, luoghi di isolamento e ricovero di persone affette da lebbre o peste, ma se andiamo più indietro nel tempo troviamo i primi riferimenti di distanziamento di questo tipo persino nella legge levitica (Levitico 13,45-46) che stabiliva che il lebbroso dovesse vivere fuori dall’accampamento fino a quando non fosse più impuro.

Ai più giovani tra noi il distanziamento può essere sembrato una cosa fuori dal mondo, non solo per un bisogno adolescenziale di comunità, ma proprio per il fatto di non averne mai fatto esperienza in un modo simile. Eppure, anche se assume forme leggermente diverse nel corso dei secoli, il distanziamento resta un’esperienza per nulla nuova al genere umano. Si potrebbe dire che essa affonda le sue radici proprio alle origini della storia umana ed è proprio per questo motivo che ci fa così male e allo stesso tempo è capace di produrre del bene.

Dobbiamo andare indietro nel tempo fino alla creazione dell’universo e entrare in quel giardino meraviglioso nel quale Dio aveva posto il primo uomo e la prima donna e con i quali aveva desiderato di condividere la sua compagnia, come si legge nella Genesi. Dio era lì vicino a loro, in tutta la sua purezza, giustizia e perfezione, avendo deciso di vivere in mezzo agli uomini. 

Proprio lì avvenne qualcosa che portò al verificarsi del primo distanziamento della storia. Le creature pensarono che la propria scienza fosse più alta di quella del Creatore e quella sciocca tentazione si trasformò in una disubbidienza mortale. Il peccato entrò nel mondo e con esso la morte; l’uomo e la donna si vergognavano e si nascosero dalla presenza di Dio. Quella prima distanza, causata dal peccato, divenne una distanza sancita da Dio. Gli uomini non erano più degni di stare alla Sua presenza, vicini a Lui. Ciò che è santo non può stare con ciò che impuro: c’è una distanza netta! Quel distanziamento senza eccezioni ha rovinato ogni cosa. La relazione stessa tra uomo e donna è stata segnata non più dall’unità ma dalla separazione. C’è ora una distanza infinita tra Dio e gli uomini. Quella distanza è nelle pieghe di tutta la storia umana.

La distanza fa male, lo abbiamo sperimentato tutti e l’origine di questo dolore sta lì: Dio che camminava nel giardino in mezzo all’uomo e alla donna ora è inavvicinabile, in ogni senso. Ma ecco il paradosso. Proprio Colui che non poteva avvicinarsi a noi a causa della nostra impurità, decise volontariamente di riavvicinarsi prendendo su di sé le nostre lividure e le nostre malattie, lasciandosi contaminare. Gesù Cristo, l’Emmanuele - Dio con noi, si avvicinò a noi al punto di farsi uno di noi. Incarnandosi, pur rimanendo puro, il Figlio di Dio prese su di sé il peccato che ci allontanava da Dio e lo inchiodò sulla croce, morendo al posto nostro, affinché chiunque crede in Lui non muoia ma abbia vita eterna alla presenza di Dio. L’uomo e la donna possono stare di nuovo vicino al loro Creatore, giorno dopo giorno. Solo così ogni distanziamento sarà solo temporaneo e superabile e avrà una luce diversa in Cristo. Il distanziamento non è per sempre per chi crede in Lui.