Parole del 2020. Igienizzare

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Igienizzare, sanificare, sterilizzare, pulire, disinfettare sono stati i must dell’anno. In breve tempo abbiamo imparato tutti che ogni oggetto o persona possono essere letali in quanto veicoli di virus e batteri. L’aumento del prezzo dei gel sanificanti e la loro irreperibilità è stata una delle prime reazioni collettive all’annuncio dei primi casi in Italia, fino a far entrare l’ossessione per la pulizia e la sterilizzazione nella nostra routine quotidiana. In tv hanno cominciato a spiegare come lavarsi le mani, campagne di sensibilizzazione di ogni tipo sono state portate avanti per far sì che si iniziasse a toccare il meno possibile le superfici condivise, ci è stata profilata ogni possibile conseguenza di toccarsi occhi, bocca e naso con le mani sporche. 

Insomma, la pandemia ci ha aperto gli occhi su un mondo sino ad ora invisibile. Personale sanitario e tecnici del settore hanno sempre saputo che le superfici nascondono un universo invisibile di germi e che nell’aria possono viaggiare virus pericolosi. Per la maggior parte delle persone però è stato come infilare degli occhiali a raggi-x. Adesso ci sentiamo continuamente sporchi, sempre pronti a sanificare le mani, attenti a lavarsi bene prima di ogni contatto fisico con chiunque se si è stati in luoghi pubblici.  

Adesso ci dicono che siamo sporchi e ci crediamo. La Parola di Dio però usa da sempre questo linguaggio. Con l’entrata del peccato nel mondo, siamo diventati sporchi. Il peccato ha corrotto la nostra natura e le cose sante del Signore sono inaccessibili a chi porta con sé tanta lordura. La legge mosaica dell’Antico Testamento prevedeva diverse purificazioni con l'acqua: il sommo sacerdote doveva lavarsi per prepararsi a ricevere l’investitura (Es 29,4; 40,12), così come in preparazione al giorno dell’espiazione (Lev 16,4.24); bisognava effettuare abluzioni con l'acqua dopo aver toccato un cadavere (Lev 11,40; 17,15-16), per purificarsi dalla lebbra (Lev 14,8-9) o da ogni impurità sessuale (Lev 15). Questi rituali simboleggiavano l’impurità dell’uomo a causa del suo peccato e l’impossibilità di relazionarsi con il Signore senza macchia.

Per amore del Suo nome però, il Signore non ci ha lasciati alla nostra sporcizia e ha inviato sulla terra il suo unico Figlio per riscattarci con il “prezioso sangue di Cristo, come di Agnello senza difetto e senza macchia”(1 Pietro 1,19), pulendoci definitivamente non con acqua esterna, ma con Spirito e fuoco (Luca 3,16).  

Così come l’emergenza sanitaria ci ha aperto gli occhi sullo sporco fino ad ora invisibile, la grazia di Dio ci rende coscienti dello sporco invisibile ma letale presente dentro di noi. Non ci sono scorte di gel che si esauriranno però, perché la salvezza viene dalla fonte di acqua viva e per chiunque vuole accostarsi a questa salvezza il Signore promette di eliminare ogni germe. 

Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana. (Isaia 1,16-19). Il 2020 ci ha resi più sensibili all’igienizzazione esterna, ma non sembra aver scalfito la nostra indisponibilità alla sanificazione del cuore. Per la Bibbia, è importante essere puliti fuori e puliti dentro.