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Parole del 2020. Vaccino

Vaccino non è una parola nuova, ma è fuori discussione che nel 2020 sia entrata nella lista delle parole più usate (e desiderate). “Quando arriverà il vaccino ….” è stata forse una delle frasi più ascoltate nei talk-show e scritte negli editoriali degli opinionisti. Al vaccino sono state collegate le speranze di vincere la pandemia, di riprendere la vita, di tornare a muoversi come prima. Al vaccino sono state dedicate ingentissime risorse finanziarie a vantaggio dei colossi farmaceutici per svilupparlo in tempi rapidi. Gli Stati hanno stanziato fondi extra-bilancio per acquisire dosi sufficienti per i cittadini e per organizzare la sua capillare distribuzione. Naturalmente, non mancano le discussioni intorno al vaccino (obbligatorio o volontario?, quali rischi o effetti collaterali?, ecc.), ma il calore talvolta eccessivo del dibattito conferma la centralità del tema. 

“Il vaccino ci salverà” è stato uno dei mantra dell’anno. Il linguaggio “salvifico” associato al vaccino dà a pensare. E’ come se la pandemia abbia fatto riscoprire un bisogno di “salvezza” e che il vaccino sia stato identificato come lo strumento con cui ottenerla. Non solo: la salvezza è stata percepita come una necessità urgente, immediata, non procrastinabile perché il contagio si diffonde, le terapie intensive si affollano, i cimiteri accatastano bare in attesa dei funerali. E’ la paura della morte (non in senso filosofico o astratto, ma della propria morte, della mia morte) la molla che ha caricato di aspettative salvifiche il vaccino. 

Mentre la nostra società sembra non avvertire il bisogno di salvezza nei termini in cui il messaggio cristiano la presenta, appare molto interessata, per non dire ossessionata, dalla domanda di “salvezza” dalla morte che il vaccino può offrire oggi. Tutto questo, per quanto comprensibile, appare una preoccupazione dalla vista corta. Infatti, il vaccino anti-covid può al massimo proteggere da quel virus, ma non garantisce la copertura da altri rischi concreti ed incombenti di morte. Si può sopravvivere al coronavirus oggi, ma si continuerà a morire per altre mille malattie nei confronti delle quali siamo vulnerabili. Il vaccino Pfizer, Moderna, Astrazeneca o di altra casa farmaceutica copre solo in parte dal rischio e rimanda di poco o di molto l’appuntamento con la morte. Quest’ultima è solo rinviata, ma non sconfitta. 

Ecco che allora il messaggio cristiano mostra tutta la sua attualità. Lungi dall’essere una notizia lontana ed astrusa che parla di una salvezza impalpabile, il cristianesimo offre quel vaccino che copre e per sempre dal rischio letale della morte. In un certo senso, incarnandosi il Figlio di Dio è entrato nella nostra pandemia entrando in contatto con noi contagiati dal virus del peccato. Morendo sulla croce per i peccatori, Gesù Cristo si è inoculato il virus letale del peccato e ha portato su di sé gli effetti devastanti della sua distruzione. Risorgendo dai morti, ha dato dimostrazione dell’efficacia del vaccino “divino” per ridare vita ai morenti e salvezza ai credenti. Mandando i suoi amici a dire al mondo che ci crede in Gesù è salvo, ha inaugurato un piano di vaccinazione planetaria. L’evangelo è gratuito, ricevuto per grazia mediante la fede soltanto. Quindi non sono richieste prestazioni o finanziamenti costosi. Il prezzo lo ha pagato Dio stesso: il Padre ha dato suo Figlio affinché sperimentasse al posto di altri la pena e la cura; il Figlio ha procurato il vaccino efficace; lo Spirito assicura che il piano vaccinazioni raggiunga gli eletti. La chiesa è la famiglia di persone che hanno già la “immunità di gregge”: sono stati salvati, vaccinati dalle conseguenze del peccato e possono vivere liberi, non più in lockdown e non più temendo di morire. Davvero, il vaccino divino della salvezza è una buona notizia, la migliore notizia possibile. 

“La morte è stata sommersa nella vittoria. O morte, dov’è la tua vittoria? O morte dov’è il tuo dardo?” (1 Corinzi 15,54-55). Anche se vaccinati al covid, moriremo comunque tra uno, dieci o cinquant’anni. Se salvati da Cristo Gesù, avremo la vita eterna in Lui. Potremo anche morire sapendo che, chi crede in Lui, anche se muore vivrà (Giovanni 11,25). 


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