Perché anche in Italia ci sono conversioni al cattolicesimo? Un convegno a Poggio Ubertini
Accade in America, Brasile e altrove. Un numero considerevole di ex-evangelici si convertono al cattolicesimo. E questa è una novità. A questo dato è intrecciato il fenomeno degli apologeti cattolici americani (molti dei quali ex-evangelici) che prendono di mira gli evangelici delusi o le persone in cerca presentando una versione edulcorata ed idealizzata del cattolicesimo.
E in Italia? Anche da noi si sono verificate storie di conversione dalla fede evangelica al cattolicesimo. Anche partendo da questo dato, il 22 e 23 febbraio nel centro evangelico Poggio Ubertini (FI) si è tenuta una conferenza sul tema conversioni dal mondo evangelico a quello cattolico romano. Organizzato da Giuseppe Mancini di Prato, il convegno ha visto la partecipazione di alcune voci tra le più autorevoli in ambito di studio della teologia cattolica da una prospettiva evangelica: Leonardo De Chirico e Clay Kannard (entrambi attivi nella Reformanda Initiative e pastori evangelici a Roma). Sono intervenuti anche Manuel Morelli (pastore della chiesa Solo Cristo Ravenna) e Cristian Viglione (pastore della chiesa evangelica libera di Vicenza). Gli interventi sono stati moderati e riassunti da Rino Sciaraffa (collaboratore Compassion).
La conversione alla chiesa romana è un fenomeno sotto osservazione negli ultimi anni perché sta prendendo piede anche negli strati sociali più popolari e tra i giovani evangelici intellettuali. Questi ultimi, assetati di conoscenze bibliche, teologiche e storiche, molte volte non trovano adeguato riscontro nelle proprie chiese evangeliche locali e quindi sono infatuati dal mondo romano che si propone come autorevole e competente negli studi di patristica, storia della chiesa e teologia classica. Gli interventi proposti durante il convegno sono stati chirurgicamente progettati per analizzare e rispondere a questo fenomeno religioso e teologico.
Il primo contributo di De Chirico, dal titolo “Cattolici ed evangelici prima e dopo il Vaticano II: una mappatura delle questioni sul tappeto”, ha sagacemente presentato una radiografia teologica e istituzionale dell’istituzione di Roma. Lo scopo di De Chirico è stato quello di equipaggiare gli ascoltatori con una visione ampia piuttosto che una visione ridotta e quindi monca della chiesa romana. Una nota storia popolare racconta di 3 amici che bendati, tastano un elefante e forniscono così 3 definizioni diverse dell’animale. Nessuno dei tre ragazzi aveva davvero capito cosa fosse un elefante perché non avevano chiara la “visione d’insieme”, ma si concentravano solo su un singolo dettaglio. Lo sbaglio grossolano che molti compiono quando valutano l’istituzione romana è quello di approcciare le singole questioni della chiesa papista come “singole” per l’appunto, con un approccio atomistico, scollegato, miope, ridotto e riduzionista, quindi ingenuo e cieco. Roma è un sistema innervato da due anime: lo spirito romano e l'intenzionalità cattolica. La “romanità” esprime il radicamento istituzionale, gerarchico, dogmatico e sacramentale del cattolicesimo. In equilibrio paradossale ma reale, sussiste lo spirito cattolico, che ha ritrovato particolare benzina energizzante nel recente Concilio Vaticano II; la cattolicità di Roma esprime la sua fame fagocitante di cristiani dissenzienti, il suo abbraccio inglobante, la sua apertura verso altri cristiani che da “maledetti” (sotto anatema) diventano “fratelli separati” ed ora sono “fratelli ritrovati”. La romanità e la cattolicità non si escludono ma anzi si danno man forte e consentono a Roma di sussistere ed adattarsi nei secoli.
Il secondo contributo del pastore Kannard ha avuto come titolo “perché i protestanti si convertono al cattolicesimo?”. Kannard ha sintetizzato i punti carenti del mondo evangelico (elementi di spinta) e i punti di forza del mondo romano (elementi di attrazione) che convincono alcuni intellettuali nel passaggio dalle denominazioni protestanti alla chiesa cattolica. Questo intervento è stato prezioso per fare utile autocritica delle nostre comunità evangeliche molto volte superficiali nelle loro liturgie e studi teologici, e anche nello smascherare molti luoghi comuni relativi al cattolicesimo, come la sua presunta unità monolitica, invece fragile e frammentata.
Il terzo intervento del pastore Manuel Morelli si è concentrato sul tema “Patristica: perché dovrebbe interessarti?” che ha voluto approfondire due questioni fondamentali. In primo luogo, come approcciare i Padri della chiesa con giusto discernimento, senza evitarli con sciocco timore ma al contempo senza idolatrarli ciecamente (Sola Scrittura!). In secondo luogo, quali sono alcuni pilastri della teologia patristica che anche oggi sono rilevanti ed utili per far rimanere nella linea ortodossa la nostra proclamazione del Vangelo e combattere l’idolatria di Roma che rivendica i Padri dalla sua parte ma dei quali infrange i principi teologici principali. Se oggi i Padri potessero parlare, scuoterebbero la testa contro Roma come segno di disapprovazione.
L’ultimo intervento, quello del pastore Cristian Viglione, si è concentrato sul proprio racconto autobiografico quale ex cattolico romano passato alla fede protestante, poiché colpito dalla luce della verità del Vangelo biblico di Cristo. Sessioni di domande e risposte hanno chiuso entrambe le giornate della conferenza.
Come evangelici siamo abituati a una apologetica “d’attacco” nei confronti del cattolicesimo. Il fenomeno delle conversioni spinge a sviluppare anche un’apologetica “di difesa”. Preghiamo per uno sviluppo di competenze apologetiche in ambito evangelico per essere “sempre pronti a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domandi spiegazione della speranza che è in voi con mansuetudine e timore” (1 Pietro 3,15).