Loci Communes

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Preparati per cosa? Le ambizioni del servizio cristiano

Letture bibliche: Osea 4,6 e 2 Cronache 17,7-13

Diciamolo subito, Dio si può servire di asini (non metaforicamente parlando, ma zoologicamente parlando) per insegnare (Numeri 22). Dio si può servire di pietre (mineralogicamente parlando) per parlare (Luca 19,40). Nella sua sovranità e compatibilmente alla sua natura santa e giusta, Dio si può servire di qualunque mezzo per adempiere i suoi scopi divini. Ordinariamente, tuttavia, non fa parlare gli asini e le pietre, ma usa uomini e donne chiamati, formati e riconosciuti per un servizio. Un conto è la provvidenza straordinaria di Dio che può fare ciò che vuole in forme e modalità inconsuete, un altro è la provvidenza ordinaria di Dio che suscita vocazioni, doni e ministeri che devono essere curati e fatti crescere. 

La vita della chiesa è aperta alla provvidenza straordinaria, ma deve essere tarata sulla provvidenza ordinaria. Bisogna andare avanti sapendo che Dio può far aprire le acque del mare e dei fiumi, ma anche organizzando il campo in modo tale che le tribù siano disposte in modo ordinato e pronte ad avanzare insieme e pronte a combattere le battaglie del Signore. Dio suscita uomini e donne straordinarie per tempi particolari, ma generalmente usa persone ordinarie come me e te, chiamate a servirlo con i loro doni ordinari per il bene della chiesa.

Per insegnare e guidare il popolo, Dio ha suscitato ordinariamente profeti, sacerdoti e re. I profeti che annunciavano la parola dell’Eterno, i sacerdoti che amministravano il culto all’Eterno, i re che guidavano la vita del popolo dell’Eterno. Ci sono stati profeti falsi, sacerdoti immorali e re perversi. Nessuno di queste tre figure è riuscita ad essere integra e fedele. Per questo, nel popolo di Dio dell’AT si è fatta strada l’attesa per l’arrivo di un profeta, un sacerdote e un re che proclamasse la verità di Dio, aprisse la via di Dio e guidasse la vita per Dio. Gesù Cristo è venuto per essere il vero Profeta, il vero Sacerdote, e il vero Re: la via, la verità e la vita (Giovanni 14,6). Lui è stata la provvidenza straordinaria, vero uomo e vero Dio, Figlio di Dio incarnato, per compiere pienamente, fedelmente, veracemente la missione di profeta annunciando la buona notizia, di sacerdote dando sé stesso come sacrificio sostitutivo per i nostri peccati e di re introducendo il regno di Dio. Il suo ufficio di profeta, sacerdote e re è stato adempiuto in modo unico e definitivo da Gesù Cristo.

Morendo e risorgendo dai morti, il Signore Gesù ha affidato alla chiesa il compito di svolgere una responsabilità profetica, sacerdotale e regale (1 Pietro 2,9). Essendo discepoli di Cristo inviati da Lui nel mondo, noi siamo un popolo profetico che proclama la Parola di Dio, un popolo di sacerdoti che pregano, un popolo regale che vive l’ordine di Dio ristabilito da Cristo. Come responsabili, anziani, pastori, diaconi delle chiese, la nostra vocazione è parlare fedelmente, agire fedelmente, vivere fedelmente. 

Il Signore Gesù asceso al Padre ha lasciato lo Spirito Santo mandato dal Padre e dal Figlio per guidare la chiesa nella verità. Grazie alla persona e all’opera dello Spirito Santo, la provvidenza straordinaria è ancora attiva nella vita della chiesa. Lo Spirito Santo è Dio e agisce come Dio. Ordinariamente suscita doni e ministeri di insegnamento, pastorato, di governo, di diaconato, ecc. che richiedono, per essere svolti, un investimento di passione, dedizione e consacrazione da parte di chi li riceve. Dio potrebbe completamente bypassare la provvidenza ordinaria dello studio e della ricerca facendo parlare gli asini, ma non lo fa. Vuole che noi, creature salvate per grazia e dotate dei suoi doni, cresciamo in statura e maturità allo stato di uomini e donne complete. La sua provvidenza ordinaria è il perno della sua azione nella chiesa e nel mondo. 

Cosa significa per noi oggi? Mi rifaccio a quanto disse il prof. Pietro Bolognesi in una conferenza sulle prospettive della formazione teologica in Italia nel 2001.[1] Il nostro bisogno per sostenere e sviluppare la testimonianza evangelica in Italia è di lavorare su tre campi: l’identità, l’unità e la scolarità. 

L’identità: per assimilare chi siamo in Cristo secondo tutto il consiglio di Dio nel contesto del nostro mondo contemporaneo. In un modo post-verità, post-confessionale, post-cristiano, se non sappiamo chi siamo, qual è il messaggio dell’evangelo e come viverlo oggi, saremo travolti dalla melassa del pensiero unico, che può avere versioni pan-ecumeniche o secolari, ma che fa diventare tutto grigio il mondo. Senza approfondire l’identità evangelica non andiamo da nessuna parte.

L’unità: per vivere l’unità in Cristo che già abbiamo in quanto parte del popolo di Dio. Nessuno crescerà da solo o contro gli altri fratelli e sorelle o indipendentemente dalle altre chiese. Coltivando ognuno il proprio sylos non costruiremo niente di significativo. Un’identità evangelica forte richiede un impegno all’unità evangelica altrettanto forte. Nel servire la chiesa, serviamo le nostre comunità locali, ma teniamo sempre presente il popolo evangelico nel suo complesso. O andiamo avanti insieme o rimaniamo tutti fermi o quasi. 

La scolarità: per irrobustire il profilo culturale della testimonianza e non accontentarsi di pressapochismi, populismi e qualunquismi ministeriali. La crescita della chiesa ha bisogno di uomini e donne che leggono, studiano, discutono, partecipano a convegni, fruiscono di risorse e promuovono la diffusione di libri. Non accontentiamoci di ministeri wikipedia, di tweets soltanto o di banalità spacciate per social media. Andiamo alle fonti della parola di Dio: studiamo la Scrittura. Familiarizziamoci con la storia della chiesa. Abitiamo la dottrina cristiana. Instilliamo nelle chiese l’amore per la conoscenza che edifica. Facciamo delle pratiche scolari la quotidianità della nostra crescita cristiana. 

(meditazione tenuta all’apertura dell’Anno Accademico 2019-2020 della Shepherd University – sez. italiana, Como, 14 settembre 2019)

[1] “Prospettive per la formazione teologica in Italia”, Roma, Chiesa battista di Trastevere (20/1/2001). 


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