Rischi Musk. Verso la post-democrazia e il post-umanesimo?

 
 

Vero, il vincitore delle elezioni presidenziali americane è stato Donald Trump, ma la sorpresa principale di questa tornata elettorale è Elon Musk.

Il patron di Tesla, X, SpaceX, Starlink e Neuralink, ecc. ha appoggiato Trump diventandone un testimonial e finanziatore influente. Non sorprende che, una volta eletto, Trump si sia in qualche modo sdebitato nominando Musk a capo del DOGE (Department of Government Efficiency), un ruolo di primo piano nell’amministrazione americana. Al Doge è affidato il compito di tagliare gli sprechi, la burocrazia e gli eccessi di regolazione.

C’è chi dice che Musk sarà il verso “deus ex machina” del governo Trump e possibile delfino del presidente. Musk è conosciuto come imprenditore di successo e uomo molto ricco. Sin qui ci siamo misurati con il suo genio come ideatore di idee-prodotti di successo e come manager visionario.

Ora Musk irrompe anche nel campo della politica americana e globale. Per questa ragione, è forse utile elaborare qualche considerazione su possibili rischi di cui essere consapevoli.

Rischio post-democrazia. Quando un personaggio del calibro di Musk entra in politica, c’è un salto di qualità e un incremento d’impatto del suo ruolo. Con il suo impero economico e mediatico, Musk diventa figura preminente anche nella vita politica, pur non essendo stato eletto dal voto popolare.

Il fatto che, dopo le elezioni, non sia rimasto nell’ombra ma che abbia accettato un ruolo direttivo importante mostra che desidera fare politica attivamente e da protagonista. 


Il gioco democratico è fatto di equilibri fragili, ma è indubbio che quando l’uomo più ricco del mondo diventa anche il n. 2 o 3 della più grande potenza mondiale e in prospettiva potrà diventarne il n. 1, qualche sopracciglio dovrebbe alzarsi.

Se il più ricco diventa anche il più potente, davvero la democrazia conta ancora? Non siamo ricaduti nella plutocrazia (ammesso e non concesso che l’abbiamo mai lasciata)? Vale davvero la pena votare e continuare con le liturgie delle istituzioni democratiche?

Vero è che la politica è solo una delle dimensioni della vita sociale: ma se chi ha già il potere economico e digital-mediatico assume anche il potere politico, si creano le condizioni per un cortocircuito dalle conseguenze preoccupanti.

Se Musk prende tutto, chi lo controlla? Chi ne stabilisce i limiti? Chi regola il funzionamento democratico delle istituzioni? Quale autorità indipendente e autorevole sarà in grado di comminare eventuali sanzioni? Chi farà le leggi per il bene comune? In parole povere: è in gioco la tenuta dell’impianto democratico basata sulla distinzione e sulla ripartizione dei poteri.

Nell’ottica della sovranità di sfere (caposaldo del pensiero sociale evangelico), si tratta di un pericoloso accumulo di poteri. Musk può diventare il “doge” del mondo e, al di là delle suggestioni veneziane, non è una prospettiva promettente.


Rischio post-umanesimo. C’è un altro fronte su cui vigilare. Nella visione del mondo di Elon Musk uno spazio importante ce l’ha il superamento dei limiti attuali della vita umana. Musk è un visionario, una persona che pensa in grande e pensa a lungo termine.

Pensa ad un’umanità iper-connessa. Pensa ad un’umanità che colonizza Marte. Pensa ad un’umanità potenziata nella sua capacità neurologica. Il punto è che nella visione aperta di Musk, l’assetto attuale deve essere superato, non solo dentro le condizioni già date, ma oltre, immaginandone di completamente nuove.


Soprattutto quest’ultimo aspetto fa sorgere qualche interrogativo. Neuralink, ad esempio, è un progetto basato sull’impianto nel cervello di microchip che espandono le sue capacità. Certamente, c’è un aspetto curativo non trascurabile: nel breve periodo, Neuralink vuole contribuire alla cura o al sollievo delle malattie neurodegenerative (Parkinson, Alzheimer, ecc.), ad oggi molto invalidanti.

La storia non finisce qui, ovviamente. Musk vuole superare gli attuali limiti del cervello umano con un innesto, un upgrade e una trasformazione generata dai microchip. E qui si apre tutto il discorso del post-umanesimo. L’obbiettivo è un cervello espanso, un nuovo cervello, un’umanità diversa. 


Il senso ultimo del post-umanesimo è che ciò che è umano deve essere superato e sostituito da una nuova fase caratterizzata dall’oltrepassamento dei limiti attuali dell’umano: siano esse le comunità locali e a relazioni “corte”, siano essi i modi della generazione (Musk si è anche avvalso della gestazione surrogata), sia esso il pianeta stesso della vita umana (dalla Terra a Marte), sia esso il funzionamento del cervello umano verso qualcosa di diverso. Il punto è che Musk, oltre alla democrazia, mette in discussione anche la nostra umanità. E non è un interrogativo da poco.