Se la grazia comune porta alla secolarizzazione
L’enfasi sulla grazia comune è stata la porta d’ingresso da cui la secolarizzazione è entrata nella chiesa riformata olandese e, per estensione, nella società dei Paesi Bassi. Effetto non voluto, certo, eppure reale e dalle conseguenze devastanti. E’ quello che descrive lo storico olandese Barend Kamphuis nel saggio “From Common Grace to Secularization” in George Harinck & Dirk van Keulen (edd.), Vicissitudes of Reformed Theology in the Twentieth Century, Leiden, Brill 2004, pp. 118-129.
La tesi di Kamphuis è presto riassunta: il neo-calvinismo della seconda metà dell’Ottocento e d’inizio Novecento (con l’opera di giganti quali Abraham Kuyper e Herman Bavinck) ha, tra le altre cose, sviluppato la dottrina della “grazia comune”, l’idea secondo cui Dio dona la sua grazia per limitare gli effetti malvagi del peccato e per onorare la vita da Lui creata disseminando doni e talenti, virtù ed ingegni a tutti, credenti e non credenti. A questa dottrina, si è anche collegata l’enfasi data alla creazione di Dio che, per quanto sfigurata dal peccato, rimane “il teatro della gloria di Dio” (Calvino) in cui i credenti devono e possono impegnarsi in tutte le vocazioni legittime. Di qui l’incoraggiamento a coinvolgersi nella società, nella tecnologia, nella cultura, nell’arte, nella politica, nella scienza, ecc. in collaborazione con colleghi, amici e vicini non credenti, anche loro ricettori della grazia comune e anche loro responsabili di con-vivere nella creazione di Dio.
Ebbene, cosa osserva Kamphuis? Lo storico olandese sostiene che l’impegno dei cristiani riformati olandesi, prima soprattutto degli intellettuali poi di tutte le fasce sociali, si è via via concentrato su attività “mondane” e professionali e sempre meno su quelle ecclesiali. La gente, impegnata a curare la creazione nei più svariati campi e con persone di ogni credo, si è disaffezionata alle pratiche ecclesiali (preghiera, culto, testimonianza) diradando la partecipazione e poi allentando il tasso di confessionalità cristiana. Insomma, nel giro di due-tre generazioni, le chiese si sono svuotate e il Paese si è secolarizzato. Conclusione: la grazia comune, invece di evangelizzare la società, ha mondanizzato la chiesa.
Sono molti gli spunti di riflessione che bisogna trarre da questo saggio. In effetti, il caso olandese deve essere preso come monito a non elevare un aspetto dell’insegnamento biblico a scapito di altri e a coltivare una fede teologicamente equilibrata. Il problema, infatti, non sta nella dottrina della grazia comune (che è biblica) o nell’importanza di abitare responsabilmente la creazione di Dio (che è un imperativo biblico). Tra l’altro, il neo-calvinismo di Kuyper e di Bavinck fu anche molto attento a presentare la dottrina delle “antitesi”, l’alternativa tra visione del mondo biblica e altre visioni. Il punto sta nel coordinare tutto questo all’interno di una visione del mondo integra ed integrale, non unilaterale o sbilanciata.
Ad esempio, l’enfasi sulla grazia comune deve essere sempre accompagnata dall’insistenza sulla grazia particolare (la grazia salvifica con cui Dio redime i peccatori che diventano credenti in Cristo). E’ giusto valorizzare la prima insieme alla seconda. Se l’equilibrio si spezza, si darà luogo a scompensi gravi. Senza la grazia comune, la chiesa diventerà incapace di dialogare e co-belligerare con il mondo esterno; senza la grazia particolare, la chiesa diventa un circolo culturale come altri, perdendo la sua identità.
Inoltre, la sottolineatura della grazia comune non deve mai perdere di vista la distinzione biblica tra credenti (chiesa) e non credenti (mondo). La comune umanità che ci accomuna a tutte le persone è un dato fondamentale per collaborare nel mondo di Dio, ma altrettanto importante è l’insegnamento secondo cui la chiesa è composta dai credenti soltanto che adorano il Signore nel culto, ascoltano la sua Parola, ubbidiscono ai suoi ordinamenti (battesimo e cena) e sono impegnati in un cammino di discepolato e missione. Se si perde di vista la distinzione tra chiesa e mondo, prima o poi la chiesa diventa mondo.
Infine, la giusta attenzione alla visione del mondo cristiana (di cui la grazia comune è parte) deve essere sempre accompagnata dalla coltivazione delle discipline spirituali proprie della fede evangelica: la preghiera, l’integrità morale, la partecipazione alla vita della chiesa. Se si spezza questo impegno, la secolarizzazione ingoia tutto.
Che il caso olandese sia un avvertimento non a mettere da parte la grazia comune, ma a viverla in modo pienamente integrato a tutto il consiglio di Dio nel mondo di Dio per la gloria di Dio, insieme alla chiesa di Dio.