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L’Europa e i temi eticamente sensibili. Tra eutanasia (spagnola) e matrimonio (ungherese)

Il mondo è bello perché è vario, dice il proverbio. Anche l’Europa è bella in quanto è varia. Questo dato di fatto è emerso ancora negli ultimi giorni per quanto riguarda le scelte legislative che toccano temi eticamente sensibili.

In Spagna è stata approvata la legge che introduce l’eutanasia. Prendendo come riferimento la legge olandese, la lenzuolata di secolarizzazione che sta investendo il Paese iberico da alcuni decenni ha raggiunto un altro picco. Dopo l’introduzione del matrimonio egualitario sotto Zapatero nel 2005, ora con il governo Sanchez è stata legalizzata l’eutanasia. Vani sono stati i pareri contrari del Comitato nazionale di bioetica spagnolo, dell’ordine dei medici, delle comunità religiose tra cui l’Alleanza Evangelica Spagnola. In nome della “dignità del morire” e della “autodeterminazione del paziente” è stato riconosciuto il diritto di chiedere e ottenere la “buona morte”. L’Alleanza evangelica spagnola, non nascondendosi il problema della richiesta di eutanasia, aveva suggerito di investire nelle cure palliative e nell’aiuto economico alle famiglie di malati terminali, piuttosto che violare l’argine simbolico della non somministrazione della morte e introdurre la soppressione legale della vita umana. La spinta eutanasica, alimentata nell’opinione pubblica in nome della “compassione” e del diritto di scelta, ha avuto la meglio. 

Quasi negli stessi giorni, il Parlamento ungherese ha addirittura modificato la costituzione per precisare un’affermazione che, sino a qualche decennio fa era implicita e data per scontata, ma che non lo è più. Nell’articolo che tratta della famiglia, il nuovo testo della costituzione ungherese precisa che “la famiglia è basata sul matrimonio e sulla relazione tra genitori e figli”, ma anche che “la madre è una donna, il padre è un uomo”. Una delle conseguenze di questa precisazione è che l’adozione sarà ora riservata alle sole coppie sposate. I gruppi LGBTQ e la cultura progressista in genere hanno veementemente protestato per questa precisazione. In nome della liquidità del gender e della culturalità dell’identificazione nella categorie “donna” e “uomo”, si è parlato di attentato ai “diritti umani” e di violazione della parità dei diritti dei cittadini di fronte alla legge. Quello che dovrebbe essere un dato antropologico di fondo (la mamma è donna, il papà è uomo) è oggi da alcuni visto come un costrutto socio-culturale che può e deve essere smontato per svuotarlo da connotazioni rigide e definitive. Si è mobilitata anche l’Unione Europea che ha fatto pressione sull’Ungheria minacciando sanzioni (vero è che la partita della UE con l’Ungheria si gioca anche su altri tavoli). L’Alleanza evangelica ungherese ha invece appoggiato questo emendamento sostenendo che si tratta di una protezione dei bambini oltre ad essere un dato di fatto che nessuna autorità legislativa può modificare. 

Nella “cattolica” Spagna il processo di secolarizzazione sui temi etici prosegue a ritmo battente, anche se permangono sacche di cattolicesimo culturale che non hanno ancora recepito l’aggiornamento del Vaticano II. Si è passati dal cattolicesimo franchista, identitario, negante il pluralismo, ad un tipo di secolarizzazione spinta e, per certi versi, ideologica. Nella “calvinista” Ungheria il processo di secolarizzazione ha trovato delle barriere sovraniste e protettive. Certo, ci sono questioni sul tappeto in Ungheria che destano degli interrogativi: il pluralismo dell’informazione, la politica nazionalista del “noi” contro “gli altri”… sono campi che suscitano perplessità e non si capisce come una cultura anche vagamente “protestante” possa avallare tali posizioni. 

In ogni caso, i recenti movimenti in Europa mostrano che le faglie della discussione sui temi eticamente sensibili non si attestano solo sulla linea nord (progressista) – sud (tradizionalista) e nemmeno protestantesimo (progressista) – cattolicesimo (tradizionalista). Queste sono rappresentazioni sempliciste di una realtà complessa. L’Europa, come tutto l’Occidente del resto, è alla ricerca di sé stessa.  E’ un campo di gioco in cui si confrontano visioni di società e di futuro che trovano molti punti di divergenza. Urge più che mai l’impegno evangelico verso una teologia pubblica dell’Europa che sappia inquadrare i temi sensibili entro una cornice consapevole della posta in gioco.


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