Un pezzo di mondo evangelico europeo. Il Colloquio riformato a Budapest

 
 

Il mosaico evangelico europeo è molto variegato. Reti, raggruppamenti, conferenze, iniziative varie, ecc. raccolgono evangelici di ogni famiglia confessionale e di numerose colorature. Dal 24 al 26 marzo si è tenuta a Budapest la seconda edizione del colloquio riformato europeo, con 140 partecipanti da 16 Paesi. Si tratta di un’iniziativa che aggrega pastori e docenti di varie chiese e istituzioni riformate in Europa. E’ una piccola tessera nel variopinto mosaico evangelico contemporaneo.


Quando si incontra il termine “riformato” bisogna capire di cosa si sta parlando. Nel contesto del colloquio, i riformati convenuti sono evangelici di fede riformata non provenienti da chiese “storiche” (purtroppo per la maggior parte di orientamento liberale ed ecumenico), bensì appartenenti a più o meno piccole reti di chiese presbiteriane espressione del calvinismo confessionale che mette molta enfasi sulla “esperienza” o sulla “pietà” personale ed ecclesiale. La maggior parte dei partecipanti aveva come riferimento la Confessione di Westminster (1647), ma non mancavano battisti riformati e qualche anglicano.


Ad organizzare il convegno è stato il Westminster Seminary di Newcastle (Gran Bretagna). Nato dieci anni fa, questa facoltà di teologia nasce dalla (relativa) fioritura di chiese presbiteriane evangeliche in Inghilterra e Galles (40 chiese) e ha attualmente 25 studenti, metà dei quali residenti. Il nome della facoltà è programmatico: si colloca nella tradizione della Confessione di fede di Westminster, ma pratica quella che è stata definita la “cattolicità riformata”, cioè uno spirito evangelicamente irenico e generoso. 


Il colloquio è stato l’occasione per tastare il polso di questo pezzo di evangelicalismo. Molti dei partecipanti erano coinvolti nella formazione teologica in vari Paesi europei. E’ stato interessante sentire le relazioni di teologi/pastori impegnati in Ungheria (16 chiese presbiteriane indipendenti dalla chiesa riformata ungherese), Ucraina (22 chiese presbiteriane), Lettonia (9 chiese presbiteriane), Bielorussia (una dozzina di chiese), Germania (Giessen e Monaco), Romania, ecc. Benché relativamente piccole, queste realtà sono molto attive nel campo della formazione e della fondazione di chiese.


Molti di questi istituti teologici hanno trovato aiuto e sostegno nel Puritan Reformed Theological Seminary di Grand Rapids (Michigan, USA), operando quasi come satelliti dello stesso e offrendo programmi di studio accreditati dal PRTS. La facoltà di Westminster è invece collegata al Greenville Presbyterian Theological Seminary di Taylors (Carolina del Sud, USA) che valida i suoi corsi. In altre parole, si tratta di una rete di scuole/istituti che offre diplomi riconosciuti nel contesto nord-americano e programmi di studio in lingua inglese. Le modalità didattiche sono ibride (in presenza e online). 


Parlando con Ian Hamilton, docente presso il Westminster, personalità di un certo peso nel mondo riformato britannico, è emerso che molte di queste realtà riformate vivono un certo isolamento e in condizioni di minoranza. Per questo, il mutuo incoraggiamento e lo scambio fraterno sono salutari. Nel Cinquecento, Calvino da Ginevra aveva contatti in tutta Europa e seguiva con interesse la vita di molte chiese disseminate nel continente. “Perché oggi invece ciascuno sembra vivere in modo isolato e pochi si prendono cura gli uni degli altri?”, si è chiesto Hamilton.


L’enfasi sulla cattolicità riformata è ammirevole. Troppo spesso, infatti, i riformati hanno la nomea (meritata o immeritata, non è qui la sede per approfondire) di essere spigolosi e poco inclini alla collaborazione. C’è da chiedersi se questa cattolicità non debba essere più intenzionalmente vissuta nel contesto del mondo evangelicale più ampio e non solo ristretta all’ambito riformato. Penso a reti teologiche come la FEET (Fellowship of European Evangelical Theologians) o organismi come l’Alleanza Evangelica Europea e il Movimento di Losanna della regione europea che beneficerebbero dalla partecipazione più attiva del pezzo di mondo riformato rappresentato al colloquio.


Il colloquio ha avuto come tema la dottrina di Dio e ha visto susseguirsi diversi interventi su Dio Uno e Trino, Dio santo, Dio salvatore, Dio consumante, oltre a ospitare due paper di taglio storico su Martin Bucero e Gresham Machen. Mi è stato chiesto di tenere una relazione sull’immutabilità di Dio. Predicando su Giacomo 1,17 ho trovato particolarmente utili nella preparazione i saggi di Pietro Bolognesi, “Immutabilità” in “Prospettive su Dio”, Studi di teologia N. 20 (1987) pp. 143-149 e di Henri Blocher, “L’immutabilité de Dieu” in Dieu et sa Parole, Charols, Excelsis 2022, pp. 9-32.