Una teologia politica “battista” (I). Spunti da Jonathan Leeman
L’ecclesiologia influenza la politologia. Come si intende e si vive la chiesa impatta il modo in cui si pensa il governo della società. Una concezione episcopale (coi vescovi a capo di strutture gerarchiche) sarà propensa a forme monarchiche o aristocratiche. Una concezione presbiteriana (con un sistema di delegati in assemblee periodiche) alimenta forme repubblicane e rappresentative. Una concezione congregazionalista (incentrata sull’autogoverno delle comunità locali) valorizzerà le autonomie in un quadro federalista. Il punto è che la forma di governo ecclesiale viene traslata nell’architettura del funzionamento della comunità locale e statale.
Ovviamente nella storia tutte queste tendenze si sono mescolate tanto da non essere più nettamente riconoscibili. La modernità liberale e quella rivoluzionaria hanno spezzato le corrispondenze dirette e univoche tra ecclesiologia e politologia. Il liberalismo politico inglese, da un lato, e l’affermazione del repubblicanesimo francese, dall’altro, hanno indebolito le incidenze delle forme ecclesiali sulle forme politiche occidentali, increspando le acque e non poco. Il Novecento ha poi ulteriormente frammentato il quadro con le sue ideologie politiche (comunismo, fascismo) che hanno aggiunto un altro strato al coacervo di influenze pregresse. Questo per dire che la relazione tra ecclesiologia e politologia continua ad esistere anche se i suoi contorni sono sfumati.
Si prenda il caso dell’Italia. In epoca moderna, il cattolicesimo episcopale ha forgiato l’architettura politica del granducato toscano, del regno delle Due Sicilie, del regno sabaudo, dello stato pontificio, dando a tutti un imprinting monarchico e aristocratico. Poi c’è stato il regno d’Italia con un parlamento aristocratico che ha subito l’influsso della modernità liberale. Poi la Repubblica nata sulle ceneri della seconda guerra mondiale in cui le due “chiese” cattoliche e comuniste hanno disegnato le istituzioni sulla base di compromessi, ma comunque da posizioni di partenza che si rifacevano ad “ecclesiologie” religiose o laiche. L’Italia oggi è una repubblica parlamentare, ma nelle sue istituzioni e, soprattutto, nella sua cultura politica basata sulla delega e sul riversamento delle responsabilità sul livello superiore, le tracce del modello episcopale cattolico sono molto evidenti.
Ciò detto e con molto beneficio d’inventario, non c’è dubbio che l’impatto del cattolicesimo romano, dell’ortodossia orientale, dell’anglicanesimo e del luteranesimo, tutte varianti di cristianesimo incentrate sulla forma episcopale, abbia plasmato le istituzioni politiche in senso monarchico o aristocratico. D’altronde l’impatto del calvinismo presbiteriano ha dato un contributo allo sviluppo delle democrazie parlamentari, preferibilmente in forme repubblicane. Il congregazionalismo evangelico ha invece creato le basi per l’affermazione di una cultura e di istituzioni federaliste, come nel caso degli Stati Uniti.
Negli ultimi anni, nell’ambito della teologia battista riformata nord-americana sta emergendo una rinnovata riflessione sull’intreccio tra ecclesiologia e politologia. Una voce interessante è quella di Jonathan Leeman. Leeman è un pastore evangelico nord-americano che è direttore editoriale di 9Marks, una testata nota anche in Italia il cui obbiettivo è di incoraggiare lo sviluppo di una robusta ecclesiologia congregazionalista. Oltre ad occuparsi di fornire strumenti per la vita delle chiese in senso stretto,[1] Leeman sta svolgendo una riflessione più ampia. Sta elaborando un approccio “battista” alla politica o meglio sta sviluppando una teologia politica “battista”.
Quale impatto sulla costruzione politica ha un vissuto di chiesa contrassegnato da un’ecclesiologia confessante (secondo cui la chiesa è formata da credenti) in distinzione dalla comunità civile e accanto ad altre comunità di fede in un contesto pluralista? Quale relazione istituzionale ha la chiesa con l’istituzione dello stato? Leeman ha scritto su questi temi in modo diffuso. Nella breve serie sulla teologia politica “battista” farò prevalentemente riferimento al suo libro Political Church. A Local Assembly as Embassy of Christ’s Rule, Downers Grove, IVP Academic 2016 e al saggio “A Baptist Third Way for Political Theology” (2022).
Le forme politiche non sono ecclesiologicamente neutre. Insieme ad altri fattori, esse sono influenzate da modelli di chiesa applicati alla comunità civile. La domanda è: se una chiesa è “battista”, quali conseguenze politiche ne derivano?
(continua)
[1] Di Leeman in italiano sono usciti i volumetti Essere membro di chiesa, Porto Mantovano (MN), Coram Deo 2020, La disciplina della chiesa, Porto Mantovano (MN), Coram Deo 2020 e Riscoprire la chiesa, Porto Mantovano (MN), Coram Deo 2021.