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Warfieldiana (VIII). La cristologia al cuore della teologia

L'opera che presento è una raccolta di saggi di Benjamin Warfield su La persona e l'opera di Cristo, Caltanissetta, Alfa&Omega 2001. Warfield, professore di teologia didattica e polemica all'università di Princeton non ha scritto un vero e proprio trattato di cristologia, ma attraverso i suoi articoli è possibile delinearne il pensiero. Questo libro contiene alcuni dei suoi lavori pubblicati durante la sua attività accademica e ci permette di cogliere la sua profondità cristologica. Il leone di Princeton mostra una teologia ricca che raccoglie in sé l'apologetica, la conoscenza del dogma nella storia in una chiara cornice sistematica. 

È bene notare che il pensiero e le opere di Warfield si confrontano con il liberalismo teologico in auge tra gli accademici tra fine XIX e l'inizio del XX secolo. A differenza di molti autori dell'epoca e forse anche del presente, in Warfield è chiaro come le prese di posizione davanti ai liberali che stavano arrogantemente soffocando, sconfessando e abbandonando la Parola di Dio, non erano un mero esercizio accademico, ma la chiara comprensione della necessità di combattere per la chiarezza e la verità del Vangelo. Per Warfield la pratica della teologia non era un lavoro per specialisti o il passatempo dei colti: la teologia era ed è lo strumento che precede ed accompagna l'annuncio del Vangelo. La teologia è propedeutica alla predicazione ed all'annuncio della salvezza in Cristo. 

Warfield espone una cristologia in continuità con le posizioni del protestantesimo storico, riconoscendosi nelle affermazioni conciliari di Nicea e Calcedonia senza mai perdere la dimensione pratica della proclamazione della salvezza. Nel confronto con i maggiori esponenti del protestantesimo liberale, Warfield si erge a difesa dell'ortodossia messa in discussione dal metodo storico-critico che, come ben spiegato nell'introduzione del libro, “aveva rotto l'unità del testo biblico, soffocandone l'ispirazione, polverizzandone l'origine soprannaturale ed abbandonando la cornice dottrinale”. 

Il protestantesimo liberale, con i suoi cavilli testuali e metodologici, metteva in discussione la credibilità della storia e quindi la sostenibilità dell'affermare con certezza l'esistenza del Cristo storico. Smontando, rimescolando e criticando il testo biblico, gli autori liberali svuotavano la persona di Cristo privandola della sua divinità, appiattendone la sua umanità, manipolandone la missione, fino a giungere ad un vero e proprio Cristianesimo senza Cristo.

Warfield afferma la realtà dell'esistenza del Cristo storico. Lo studioso cita il lavoro di pagani come Svetonio, Tacito e Plinio e brillantemente nota il loro rivolgersi a questo nuovo movimento mediorientale come il frutto dell'opera di Cristo. Come nota il professore, "il fatto stesso che il movimento abbia preso il nome da Lui soltanto suggerisce l'importanza di quest'uomo", ed inoltre il nome usato è Cristo e non Gesù. Cristo, infatti, è la traduzione greca del termine messia e ciò mostra come ai suoi discepoli contemporanei e per la chiesa primitiva Gesù era innegabilmente ciò che le scritture avevano profetizzato. Gesù era il Cristo e, come sottolinea Plinio, "era adorato come Dio dai suoi seguaci". 

Mentre i liberali si sforzavano di relativizzare ogni avvenimento accaduto nel passato, Warfield nota come il cristianesimo, immediatamente, ha prodotto una documentazione letteraria. Le notizie sull’esistenza di Gesù erano confermate dagli scrittori pagani contemporanei e l'apostolo paolo scrivendo tra i 20 e i 40 anni dai fatti menziona la vita, le opere ed i detti di Gesù come fatti comunemente risaputi.Ciò che Paolo insegnava e sottolineava era evidentemente patrimonio comune dei missionari che viaggiavo con Lui. Tutto ciò è palese nei Vangeli sinottici, Matteo, Marco e Luca e nel loro utilizzo di una fonte comune. Nei sinottici è descritto con “straordinaria affidabilità di ciò che Gesù fece ed insegnò”. Così, anche nel Vangelo di Giovanni, gli stessi tratti di accuratezza e profondità sono mantenuti nell’indipendenza giovannea di presentare il Gesù ‘Verbo’. 

In 50 anni dai fatti, ci dice Warfield, il NT era praticamente completato e se togliamo il Vangelo di Giovanni in vent’anni ogni parte era già stata redatta in perfetta armonia con le altre. L’astio ed il rifiuto del mondo liberale verso questi testi è il frutto della mentalità naturalistica che non accetta le caratteristiche divine e soprannaturali del Cristo espresso in essi. Tutt’oggi autori liberali ed il mondo secolare è alla continua ricerca di una spiegazione più plausibile su Gesù, rinnegando la verità, piegando il testo e conformando il Cristo storico alle proprie aspettative.Ma, seguendo il ragionamento diWarfield, “se i vangeli, le lettere di Paolo e ciò che è stato tramandato su Gesù Cristo non è verità storica, allora la verità storica non può essere né raggiunta, né registrata, né tramandata”.

Il Gesù che ci viene presentato dal NT è il Signore, perfetto uomo e perfetto Dio, con una natura composta, della stessa sostanza del Padre nella sua divinità e della stessa sostanza dell’uomo nella sua umanità, totalmente simile a noi, tranne che per il peccato. Il professore nota come nei vangeli è un susseguirsi di manifestazioni umane e divine di Gesù ed è il Cristo stesso a percepirsi come Dio e come uomo completo, in un’unica persona. Warfiled afferma la formula cristologica elaborata dal concilio di Calcedonia del 451, riconoscendo però l’impossibilità di sperare, come creature finite, di comprendere in che modo una natura divina infinita possa coesistere con una natura umana infinita.

Il protestantesimo liberale, nel tentativo di definire e chiarificare la persona di Cristo, è caduto nel subordinare il Figlio. Ha tentato di confinare la divinità di Cristo alla sua persona post-risurrezione, e di screditare la sua umanità. Warfield ci mostra come in Paolo le preghiere sono innalzate al Padre e al Figlio, nella perfetta comprensione della sua divinità fatta del seme di Davide e dichiarato Figlio di Dio.

Gesù era Dio ed era uomo, perciò era soggetto a tutte le emozioni umane non peccaminose. Citando frequentemente il lavoro di Calvino e dei Padri, Warfield ci pone davanti a due tendenze rispetto l’emotività del Signore. Quella che vede il Gesù stoico, anaffettivo, che piange solo davanti all’incredulità degli uomini, ed il Gesù ipersensibile, quasi dominato dall’emotività. “I Vangeli ci presentano il cuore compassionevole di Gesù, ma anche la più decisa riprovazione per il persistente rifiuto della sua testimonianza”, i suoi sentimenti non lo possedevano ma erano dominati dal Signore e indirizzati verso la sua missione di portatore del Regno di Dio. Negare l’umanità di Gesù o la sua divinità accompagna irrimediabilmente verso un Cristianesimo che non ha più bisogno del Salvatore e fonda un vero e proprio Cristianesimo senza Cristo.

Il Cristo non è venuto per essere il primo dei Cristiani, Gesù non può essere messo in discussione dal metodo. Gesù non è venuto per indicarci la Via, Gesù è la Via. Mentre i primi i fondatori hanno puntato il dito verso una direzione, Gesù l’ha puntato verso se stesso. Non può esistere un cristianesimo senza Gesù, Lui è il Cristianesimo stesso.

L’opera di Gesù, nella Parole di Warfield “può essere sintetizzata in una Parola sola, Salvezza”. Il Cristo è venuto per salvare ciò che era perduto, Gesù è venuto per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti.

Gesù ha svolto una missione divina, adempiendo la legge e permettendo che essa possa essere davvero osservata attraverso vite giuste. È venuto nel mondo per donare la sua vita come prezzo di riscatto per chi “è venuto a salvare”. Nelle parole di Warfield “Gesù ha fatto per noi qualcosa che è infinitamente più grande del mostrarci il buon esempio e dell’intimarlo di seguirlo…Egli ci ha dato una nuova vita mediante il suo sangue”

Gesù è il Redentore, è colui che libera i suoi eletti dalla condizione di peccato e sofferenza, conducendo a salvezza attraverso il sacrificio sulla croce. Gesù si è fatto peccato sulla croce morendo e risorgendo dopo tre giorni, pagando così il prezzo della trasgressione di chi ha creduto in Lui. Warfield non usa mezzi termini, non esistono condizioni intermedie, non ci sono uomini liberi, tutti sono schiacciati dalla condizione di perdizione ed hanno bisogno del redentore. Mentre argomenta queste verità così profonde, il leone di Princeton, tuttavia, non affoga nella mera riflessione teorica ma riporta la sua riflessione alla realtà della condizione umana portando i lettori ad una seria riflessione sulla propria vita e con una di queste vorrei concludere questa breve presentazione:

“La questione fondamentale è, quindi, se Cristo è realmente un Redentore per voi e se in Lui avete trovato la vera redenzione, o forse siete pronti a rinnegare il Maestro che vi ha fatto da guida reputando il suo sangue profano? Capite che Cristo è il vostro riscattatore? Comprendete che è Colui che ha realmente sparso il proprio sangue per voi come prezzo di riscatto? E che la vostra salvezza è stata acquistata ad un prezzo terribilmente alto, vale a dire al prezzo del sangue, del sangue di Cristo, il Santo di Dio? Lo capite che il Cristo che ha sparso il proprio sangue per voi è anche il vostro Dio?”

(Sintesi di una comunicazione tenuta presso l’ICED di Roma il 15 settembre 2021 nell’ambito della serie “1921-2021 La fede evangelica tra ieri e domani”)


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