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10 spunti da Calvino predicatore

Può un predicatore del Cinquecento essere un modello per i predicatori evangelici di oggi? Sì, se si tratta di Giovanni Calvino (1509-1564). Tra le altre attività svolte, al Laboratorio della predicazione (11-13 luglio) dell’Ifed di Padova di quest’anno, due sessioni dell’intenso programma sono state dedicate all’omiletica di Calvino da parte del prof. Pietro Bolognesi L’impegno di Calvino nella predicazione a Ginevra si colloca tra il 1536-38 e tra il 1541-64, con 5 sermoni diversi a settimana della durata di 40 minuti. Calvino non trascriveva i suoi sermoni, solo successivamente fu assunto qualcuno per stenografare le circa 7000 parole di ciascun messaggio, per un totale di 44 volumi. 

Per Calvino la predicazione è all’interno dell’adorazione ed è strettamente collegata alla preghiera e all’amministrazione degli ordinamenti. Sono dieci le lezioni che possono essere imparate dal Calvino predicatore. 

Per Calvino la predicazione è un segno della vera chiesa di Dio (1) e il predicatore non può autonominarsi. Dio congiunge la predicazione al suo Spirito per l’inizio e il compimento della fede. L’autorità risiede nella dottrina biblica che deve essere impregnata dell’autorità divina. 

Inoltre, la predicazione implica una preparazione accurata (2). Le predicazioni di Calvino erano precedute dalle sue lezioni, da cui i commentari ai libri della Bibbia. La sua alta scolarità emerge dal fatto che saliva al pulpito con il solo testo originale e nessuna nota. Era convinto che la semplicità fosse preferibile. 

La predicazione, in breve, consiste nella spiegazione della Parola di Dio (3). Per Calvino e i Riformatori c’era il rischio dell’interpretazione allegorica e spiritualista. Per questo praticava un’esegesi storica e grammaticale del testo biblico. La predicazione è tale se è capace di essere fedele al testo biblico e uno dei principi è quello che la Scrittura si interpreta da sé. La Parola amministrata è di Dio e non del predicatore. 

La parola predicata ha un taglio polemico (4). Le questioni critiche e le obiezioni sono affrontate e non sfumate per sradicare ciò che Satana ha piantato. I nemici della verità devono essere respinti in nome dell’autorità della Scrittura. La predicazione della Parola è odiata dal mondo e sarà attaccata, ma trionfa. 

Istruire secondo la volontà di Dio per ubbidire alle esigenze della Parola è uno degli obiettivi della predicazione (5). La predicazione mira all’applicazione concreta e ha sempre un risvolto pratico. Il linguaggio deve essere alla portata di tutti. Il predicatore non deve dilettare le orecchie con chiacchiere ma insegnare cose vere, certe e utili. 

La predicazione ha un aspetto emotivo (6). La retorica e l’eloquenza non vanno rigettate, non sporcano la gloria di Cristo: la predicazione è possente grazie alla virtù dello Spirito Santo e si serve delle scienze umane. Più che dall'eleganza, la predicazione è segnata dalla sincerità. 

Per il fine ultimo di celebrare Dio (7), ogni predicatore deve essere segnato dalla maestà di Dio e deve avvicinarsi al pulpito con la dovuta riverenza verso la Parola di Dio e portare frutto (8). Ogni predicatore pertanto deve avere presente il suo uditorio e avere lo scopo di comunicargli qualcosa, tagliando rettamente la Parola. Bisogna che gli ascoltatori siano infiammati dalla Parola e siano edificati a salvezza. L'evangelo non è una parola, ma è vita. Non c'è predicazione fedele e amministrazione degli ordinamenti che non risulti efficace e non porti frutto.  La predicazione non è un servizio fatto in modo superficiale, ma è necessario verificare che ogni predicatore sia mandato da Dio (9). Ogni predicatore, per Calvino, deve prima di tutto essere un discepolo. Ogni predicatore è uno scolaro all’ascolto della voce di Dio. Calvino è convinto e persuaso che tutta la preparazione, l’esposizione e l’esito della predicazione dipendono dall’azione dello Spirito Santo (10). Il successo della predicazione è prerogativa di Dio. La Parola non torna a Lui a vuoto.

Di Giovanni Calvino si è detto tanto e scritto molto, spesso facendo ricorso a caricature riduttive. Il Calvino predicatore è un modello di abnegazione alla causa dell’evangelo e di fedeltà alla chiamata ricevuta. Per lui il pulpito indica lo stato di salute della chiesa ed è degno delle migliori energie da parte di chi predica. Anche per questo l’omileta evangelico contemporaneo lo può prendere come esempio da seguire.


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