Atei che diventano credenti. Un libro racconta 50 storie

 
 

Ci sono più credenti che diventano atei o più atei che diventano credenti? Forse, a pelle, nella nostra generazione ci sono più persone che da “credule” (per riprendere il titolo del libro di Marco Ventura, Creduli e credenti, Torino, Einaudi 2014) diventano agnostiche e praticamente disinteressate. In ambito cattolico, la cresima è da molti considerato il sacramento dell’abbandono: dopo averlo ricevuto, molti giovani spariscono dalla parrocchia vivendo vite indifferenti. Il meccanismo di trasmissione della religione tradizionale si è inceppato. Lo si nota dialogando della fede con gli studenti universitari: molti di loro si dicono apertamente “non credenti”, alcuni fanno professione di ateismo militante anche se spesso la parola viene usata in modo improprio, per coprire un senso di disagio verso il sistema di credenza lasciato, più che per indicare un impegno filosofico consapevole.

Anche le chiese evangeliche hanno un problema simile: è vero che il vissuto evangelico della fede è basato sulla conversione a Cristo e non sul sistema sacramentale, ma è innegabile che molti figli di credenti facciano la scelta verso forme più o meno pronunciate di disimpegno e di ateismo pratico, se non proprio ideologico. In ogni caso, il clima culturale generale sembra essere favorevole non alla fede, ma alla in-credulità (che poi è un altro modo di essere “creduli”).

Ciò detto, questa è solo una faccia della medaglia. E’ altrettanto vero che ci sono tante persone (grazie a Dio!) che invece transitano dall’ateismo alla fede. A darne una testimonianza narrativa è il libro di Jana Harmon, Atheists Finding God: Unlikely Stories of Conversations to Christianity in the Contemporary West, Lanham, Lexington Press 2023. In questo volume sono raccolte 50 storie di conversione a Cristo da parte di persone viventi che si professavano atee o agnostiche. 

In un’intervista a Christianity Today (12 giugno 2022), l’autrice ha raccontato alcune impressioni raccolte nel lavoro di ricerca e d’incontro con queste persone. Ecco alcuni spunti. Innanzi tutto, molte di queste persone ex-atee avevano sviluppato una concezione negativa del cristianesimo sulla base di stereotipi o caricature date per buone (esempio: la fede è contro la scienza; il cristianesimo è oppressivo, ecc.), ma senza aver fatto un lavoro di ricerca degno di questo nome. In altre parole, l’ateismo era diventato un’opzione a causa di un “pregiudizio”. Un altro motivo evocato è l’aver affrontato una crisi esistenziale (malattia, morte di un caro, ecc.) senza avere chiavi di lettura e strutture di sostegno in grado di reggere l’impatto. L’ateismo è diventata allora una scelta in default. Dietro l’ateismo di tante persone, ci sono pregiudizi accumulati o traumi non trattati. Occorre che le lenti negative e deformanti siano tolte. E’ bene esserne consapevoli.

Cosa ha portato o favorito il cambiamento? Anche qui, le storie sono diverse. Più che una conversione intellettuale ad aver guidato la transizione, le storie raccolte dicono che gli atei, a dispetto di una certa baldanza, vivevano aree della vita all’insegna dell’insoddisfazione, del senso di mancanza, di un vuoto incolmabile. Per usare la celebre frase di Woody Allen (o Eugene Ionesco?): “Dio è morto, Marx pure, e anche io non mi sento molto bene”. L’ateismo non faceva star bene. Di qui, una ricerca che, ostacolata e repressa, si è via via incamminata verso i sentieri della fede. Poi, sempre cruciali sono stati gli incontri con credenti che hanno testimoniato una fede autentica, non arrogante, capace di accogliere le obiezioni e di mantenere l’amicizia.

Quali suggerimenti dà l’autrice nei dialoghi con chi si professa ateo? Eccoli: intanto, sviluppare amicizie e conversazioni in contesti reali di vita. Più che sul ring è bene incontrare l’ateo sul sofà o meglio ancora intorno alla tavola. Poi praticare la “pazienza relazionale” senza fretta o atteggiamenti “mordi e fuggi”. Poi la preghiera. Se Dio non interviene, chi potrà aprire il cuore delle persone? Ogni vita è unica e non ci sono ricette belle e pronte. Gli atei, gli agnostici, i creduli, ecc. incontrano Dio e si convertono. E sono tanti. Anche oggi.