Autorità redenta. Il nuovo libro di Jonathan Leeman
Il tema dell’autorità è viscido. Parlarne oggi è controverso, anche in ambiti ecclesiastici. Secoli di cultura del sospetto, innumerevoli casi di abuso (anche nelle chiese), una generale sfiducia nei confronti di chi esercita autorità, ecc. fanno del discorso un campo minato. Eppure, biblicamente parlando, la vita (in tutte le sue forme) non sta in piedi senza autorità.
Jonathan Leeman è un ecclesiologo di punta della rete nordamericana IX Marks, una corrente riformata battista che incoraggia l’elaborazione e il vissuto di un’ecclesiologia confessante. Nel suo ultimo libro, Authority. How Godly Rule Protects the Vulnerable, Strengthens Communities, and Promotes Human Flourishing Wheaton, Crossway 2023, Leeman distingue tra l’autorità nell’assetto della creazione, l’autorità nella deformazione del peccato e l’autorità nel progetto della redenzione.
La Bibbia non parla dell’autorità in astratto ma sempre in un contesto pattizio: dato, infranto, ristabilito. Molto dello scetticismo intorno all’autorità è motivato dalla critica agli abusi che però fa perdere di vista la bontà originaria della creazione e la possibilità di redenzione.
Per Leeman, l’autorità è il buon dono di Dio alla creazione per condividere il suo governo e la sua gloria. L’autorità fa crescere e abilita coloro che le sono sottoposti; crea anche un senso di appartenenza ad un gruppo e conferisce uno scopo. Essa è l’autorizzato e delimitato diritto a prendere decisioni che hanno conseguenze. Satana ha provato a corrompere ogni aspetto dell’autorità usandola in modo abusivo e corruttivo, ma Cristo è venuto per ristabilire il suo regno e redimere anche l’autorità. Questa è la cornice biblica entro cui il libro si muove.
Nella seconda parte del libro, Leeman distingue tra “autorità di comando” e “autorità di consiglio”: la prima è attribuita ai genitori (simbolo biblico: la verga), allo stato (simbolo biblico: la spada) e alla chiesa (simbolo biblico: le chiavi); la seconda è pertinenza dei mariti e degli anziani.
L’autorità di comando rappresenta più la trascendenza di Dio; quella di consiglio riflette maggiormente l’immanenza divina. La prima indica direttive che può implementare in modo coercitivo, sempre all’interno di un quadro limitato. La seconda guida senza autorizzazioni alla coercizione e contando sulla persuasione dell’esempio e dell’autorevolezza spirituale.
Per ognuno di questi centri di autorità, Leeman affronta con sapienza biblica le complessità del compito, offrendo quindi una teologia dell’autorità che è sufficientemente nitida nei suoi contorni essenziali, ma anche adeguatamente consapevole delle sfumature nel suo esercizio. In un contesto culturale intriso di scetticismo, il volume aiuta a “redimere” l’autorità dalle narrazioni malate e dai vissuti falsati.
Nella cultura italiana, l’autorità è spesso associata al potere del “palazzo”. Il palazzo è un sistema di potere oscuro basato sulla distribuzione di favori sulla base di criteri di furbizia, di sudditanza e di una malsana vicinanza ai potenti. Riesce ad imporre le sue regole invece di essere sottoposto a regole uguali per tutti.
Questo per dire che il tema dell’autorità è soggetto a distorsioni profonde. Una cultura cristiana alternativa al palazzo scopre una vita moderata, equilibrata, pacificata, riconciliata. Il palazzo solletica la pancia emotiva delle persone e le loro pulsioni più basse. L’evangelo equilibra la vita dagli scompensi del peccato, dando giusto peso alle cose, riconoscendo pari dignità alle persone, favorendo pratiche oneste.
La vocazione evangelica è di imparare a vivere una miscela benedetta di moderazione, giustizia e santità e di tradurla in pratiche di vita personali, famigliari, ecclesiali e sociali. Anche l’autorità deve riflettere questo lievito del regno e non la formula rancida dell’autorità del palazzo.