Che chiesa vogliamo essere (IV). Chiesa essenza per spargere il profumo di Cristo

 
 

Come l’arte profumiera insegna, un profumo è ottenuto grazie alla sapiente miscelazione di fragranze diverse con dosaggi e proporzioni che ne determinano l’equilibrio e che alla fine restituiscono un’essenza unica e irripetibile. Tra le metafore usate per descrivere le caratteristiche di chiese del passato e del presente che hanno avuto delle caratteristiche esemplari nel far crescere una cultura del discepolato nella chiesa locale, c’è anche quella della chiesa “essenza”. Di questa metafora parla il fascicolo “Discepoli che discepolano”, Studi di teologia (2020) N. 64, su cui la chiesa Breccia di Roma Prati recentemente ha incentrato una serie di predicazioni dal titolo “Che chiesa vogliamo essere?” Oltre all’essenza le altre metafore evocate sono torrente, dressée (formata/organizzata), alveare, catalizzatore, vivaio, pit-stop e radice.

A corrispondere a questa metafora è la chiesa battista di Capitol Hill di Washington D.C. sotto la guida del pastore Mark Dever, che nel tempo ha sviluppato un’ecclesiologia contrassegnata dai IX Marks, cioè i nove segni caratteristici di una chiesa sana la cui essenza è ben riconoscibile. Sia che la chiesa Capitol Hill parli di conduzione, di diaconia, di evangelizzazione, di preghiera, ecc. emana sempre una fragranza riconoscibile.

In generale, un profumo ben formulato ha tre componenti principali che rendono l’esperienza olfattiva completa. Ci sono le note di testa che sono quelle che attraggono e danno la prima impressione, i primi odori ad essere percepiti; le note di cuore che sono le note più persistenti e rappresentano l’anima e il carattere della fragranza; infine, le note di coda che sono quelle più durature e che ne intensificano il carattere e costituiscono la base del profumo. Le essenze di un profumo non dipendono dalla quantità o dal suo utilizzo. Piuttosto, qualsiasi sia l’uso e la quantità del profumo si potranno apprezzare esattamente le stesse essenze con gli stessi benefici. Questa metafora sottolinea che non importa quanto sia grande e numerosa la chiesa, non importa quanto siano intelligenti o talentuosi i membri; in una chiesa sana, qualsiasi sia l’attività svolta, si dovranno percepire le note del profumo di Cristo a chiunque le si avvicini. 

Nel capitolo 12 della lettera ai Romani, Paolo indica quali sono gli ingredienti da miscelare per ottenere un profumo di odore soave che attira l’attenzione, nutre i sensi e lascia un segno. La chiesa essenza è quella che attira l’attenzione e genera l’attenzione di chi ne sente il profumo. Questa nota si compone con il vivere una vita santa e con l’offerta di corpi in sacrificio vivente, crescendo nella fede mediante un continuo rinnovamento della mente che porta alla conoscenza della volontà di Dio. In altre parole, la chiesa promuove percorsi di discepolato che evidenziano l’opera di Cristo per la quale i suoi membri possono rinunciare alla vecchia non-vita per una vita rinnovata e santa e si impegnano ad educare la mente a desiderare la volontà perfetta di Dio rinunciando al peccato. 

Spesso la vita delle chiese è caratterizzata da un guazzabuglio di elementi in cui si fa fatica a sentire un’essenza. La predicazione è sconnessa alla vita, la diaconia è un corpo estraneo rispetto al canto, gli impegni assunti sono episodici. Non si avverte un’essenza unitaria e riconoscibile in tutte le attività che vengono svolte, ma semmai un coacervo disparato di odori contrastanti. Più che una sinfonia, sono una cacofonia. 

Le nostre chiese che odore emanano? Riescono ad avere un’essenza che le contraddistingue quando canta, quando ascolta, quando mangia insieme, quando studia, quando si incontra? Riflettono il carattere di Dio in tutte le forme liturgiche, didattiche, comunionali, ecc., o puzzano di rivalità, protagonismo e ipocrisia? Chi si avvicina ne sente l’essenza o questa si disperde in percorsi di discepolato iper-individualizzati che alla fine trasmettono frammentarietà e superficialità? È quello attraente che fa girare il capo a chi lo incrocia o resta un odore tra gli altri, irrilevante per chi lo sente?