Cosa c’entra la famiglia con la teoria dell’evoluzione? Una risposta da Bavinck

 
 

Quando si legge “teoria dell’evoluzione” subito la nostra mente corre all’illustrazione del libro di storia in cui si presentano gli stadi biologici dell’evoluzione umana dalla scimmia all’Homo Sapiens sapiens. Ma cosa c’entra l’evoluzione con la famiglia, la sua identità e la sua storia? Ce lo spiega Herman Bavinck (1854-1921) che con un libretto pubblicato per la prima volta nel 1908 ha lasciato alla chiesa una risorsa ancora fresca e ricca per comprendere la famiglia, le sue distorsioni e le ricadute sociali della sua struttura relazionale a partire dal dato autorevole della rivelazione biblica. The Christian Family, Grand Rapids, Christian’s Library Press 2012 è un piccolo compendio teologico sulla famiglia cristiana che ha sullo sfondo la polemica rivolta alla teoria dell’evoluzione. 

La teoria evolutiva traccia il percorso di sviluppo dell'intera razza umana e di ogni nazione particolare a partire dallo stadio animale, spinto in avanti dalla necessità di riproduzione e sopravvivenza. In questa storia evolutiva, il matrimonio e la famiglia arrivano solo dopo molto tempo, passando prima per lo stadio semi-animale, la completa promiscuità nelle relazioni, la formazione di comunità tribali, i rapimenti delle donne di altri gruppi, fino alla formazione delle comunità di sangue. Esse erano caratterizzate prima dal matriarcato, dalla poliandria e da una vita nomade e solo successivamente giungono al patriarcato, alla poligamia e alla vita stazionaria la quale condusse, infine, sempre per via di necessità, alla monogamia e al matrimonio come pratica civilizzata e stabilita per legge (pp.15-28).

Al tempo di Bavinck la teoria dell’evoluzione era usata per indicare da quale stato degradato noi discendessimo e dare spiegazione alle immoralità che siamo stati in grado di compiere nelle relazioni umane quando ci trovavamo ancora in uno stadio di sviluppo inferiore, portando quindi a sostenere che matrimonio e famiglia “sono stati ingegnosamente inventati e sapientemente costruiti”. 

La famiglia era vista perciò come un’ingegnosa invenzione di quello stadio evolutivo avanzato e civilizzato in grado di superare le immoralità sessuali derivanti dalle nostre origini brute. Bavinck evidenzia che la teoria dell’evoluzione, attraverso gli studi antropologici e storici, abbia aiutato, più di quanto ammettiamo in genere, a mettere in luce il dato di fatto dell’immoralità umana. Essa ci aiuta a mostrare “la tragica maniera in cui matrimonio e vita famigliare sono stati stravolti dal peccato” (p.21). Eppure, leggendola come il risultato della nostra origine animale e trascurando la rivelazione biblica, ha errato nel comprendere la vera causa di tale peccato, così come la vera origine della famiglia.

Bavinck scuote le fondamenta stesse della teoria mostrando come essa non sia neppure in accordo con la realtà che alla fine interpreta in modo distorto: “Identificare le persone e le situazioni semplicemente in un ordine predeterminato l'una dopo l'altra, come se fossero reperti in un museo, fa violenza alla realtà e alla pluriformità della vita” (p.21). Inoltre, la storia stessa la smentisce apertamente; infatti, le immoralità più atroci avvengono proprio tra le società più sviluppate e nascoste dietro la vanità esteriore della civiltà. Per osservarle basta andare “al centro della civilizzazione, nel punto focale della cultura, nelle grandi città piene di grandiosità e gloria” (p.23).

Bavinck afferma che quando leggiamo l’immoralità come atavismo, miniamo il concetto di peccato, scambiamo l’empietà per malattia, il senso di colpa in un’illusione e perciò facciamo persino un’ingiustizia al mondo animale. È proprio la natura del peccato e la maniera di peccare che dimostrano che uno è un essere umano, che è stato originariamente creato, non ad immagine di scimmia, ma ad immagine di Dio.

Oggi la medesima teoria, con i suoi sviluppi e aggiornamenti contemporanei, è utilizzata spesso a scopo diverso, per ridefinire cosa è famiglia e per giustificare l’immoralità invece che cercarne una spiegazione. Ma il suo fondamento instabile resta il medesimo: se la famiglia nasce per via di un processo evolutivo biologico e culturale, essa è un’opera umana suscettibile di mutamento a seconda delle presunte necessità e non una creazione divina che porta in sé tutte le caratteristiche e condizioni necessarie a far fiorire la vita umana e la società. Se è il frutto di un’evoluzione, quello che solo un secolo fa era ritenuto un frutto ingegnoso della superiorità della specie umana su quella animale, oggi diventa un costrutto inutile, una gabbia per gli originari impulsi umani e una necessità superata, anche quando le evidenze dimostrano il contrario.

Come affermava Bavinck, è un miracolo della grazia di Dio e della guida della sua provvidenza che le ordinanze fondamentali della vita famigliare sono state preservate in tutto il corso della storia e sono ancora presenti tra persone e gruppi nel mondo intero. Per testimoniare l’origine divina, il valore e l’importanza della famiglia alla società contemporanea dobbiamo recuperare una teologia biblica di essa e vivere in accordo con tale visione cristiana.