Il Dio dei filosofi è il Dio della Bibbia? Un libro di Eleonore Stump
“Cosa c’entra Atene con Gerusalemme?” Se lo chiedeva il Padre della chiesa Tertulliano e se lo sono chiesti in tanti. Cosa c’entra la filosofia greco-romana con l’evangelo? Il Dio dei filosofi è il Dio della Bibbia?
Queste domande importanti sono riprese dalla filosofa della religione Eleonore Stump nel libro, Il Dio della Bibbia e il Dio dei filosofi, Brescia, Morcelliana 2023.
Il volume riproduce la “Aquinas Lecture” tenuta da Stump, filosofa analitica della religione e studiosa di Tommaso d’Aquino, autrice di importanti volumi sulla filosofia medievale ma anche su temi teologici come l’espiazione e l’immagine di Dio, presso la Marquette University nel 2016.
Si tratta di un testo denso anche se più divulgativo rispetto al linguaggio stringente, talvolta iniziatico, di cui è capace la filosofia analitica.
Stump affronta un tema che spesso si rinviene nelle conversazioni popolari su Dio ma che ha anche un pedigree di tutto rispetto negli studi specialistici, e cioè la contrapposizione tra il Dio del teismo classico e quello biblico.
Il primo sarebbe insensibile, disimpegnato, immutabile e del tutto non umano; tutt’altro del Dio biblico che si presenta con molti antropomorfismi che lo descrivono come profondamente coinvolto relazionalmente.
Stump vuole invece argomentare la tesi secondo cui “il Dio del teismo classico è davvero il Dio personale descritto nella Bibbia”, “il Dio coinvolto, personalmente presente ed empatico della Bibbia” (41).
Per argomentare la tesi, Stump parte da una meditazione sulla storia biblica di Giona e da una riflessione sull’immutabilità, l’eternità e la semplicità di Dio, i tre cardini del teismo classico da Agostino a Tommaso e oltre.
Stump nota come Tommaso abbia scritto sia la Summa theologiae (dove sembrano prevalere ragionamenti “freddi” di teologia filosofica) sia i commentari a vari biblici (dove prevale la descrizione “vivace” di Dio). Per Stump, Tommaso è riuscito a collegare i due discorsi su Dio in modo coerente. Il termine preferito è “compatibilità” (es. p. 80 e 92).
Anzi, proprio perché Dio è immutabile, eterno e semplice che Egli può essere anche responsivo, tanto che la Bibbia lo presenta con tratti antropomorfici, “simili” a quelli umani.
Nella postfazione, il traduttore Damiano Migliorini inquadra il dibattito sulla crisi del teismo classico nel pensiero contemporaneo. Esso è stato considerato un altissimo prezzo pagato alla “filosofizzazione” del cristianesimo dei primi secoli che lo ha codificato in un’ontologia ellenizzata.
Diverse sono state le vie suggerite per superare l’impasse: il teismo aperto, il post-teismo, la teopoetica (invece della teologia), il teismo processuale, ecc. Invece di rincorrere tutte queste forme di teismo non-standard, Stump ripropone la lezione di Tommaso, soprattutto alla luce dei commentari biblici che, per lei, sono la cornice ermeneutica della sua dottrina di Dio.
Cosa manca al discorso di Stump e indirettamente a quello di Tommaso? Il suo tentativo di dare preminenza al ritratto biblico di Dio è la scelta giusta per non essere invischiati in una teologia filosofica debitrice di rappresentazioni ellenizzate di Dio.
Nel recupero biblico di Tommaso e di Stump, tuttavia, manca l’apprezzamento delle categorie pattizie. Si sfiorano quelle personali, ma non si tocca il fatto che Dio è il Dio dell’alleanza, fedele a Sé stesso (e quindi immutabile e semplice) e suscitante la relazione responsabile (e quindi responsivo ed empatico).
Forse, questo è il limite del teismo classico difeso nel libro: mentre mantiene fede al carattere stabile ed ingaggiante di Dio, non lo fa in termini pattizi, dunque non ancora pienamente biblici.
E’ il ritratto biblico di Dio quello scelto da Dio stesso per rivelarsi e, quindi, quello in grado di purificare le nostre rappresentazioni idolatriche di Dio. Se non si fa correggere, riprendere ed educare dalla Bibbia, il Dio dei filosofi è una proiezione del pensiero umano e quindi non il Dio della Bibbia.