Evangelici e Islam (III). Bullinger, Calvino e la centralità della Trinità

 
 

Dalla Damasco del VII secolo passiamo alla Zurigo e alla Ginevra del XVI secolo. Cosa pensavano i riformatori magisteriali dell’Islam? Mentre per quanto riguarda Martin Lutero, qualcosa è già stato detto sugli aspetti contraddittori della sua relazione con l’islam, nel caso di personaggi come Heinrich Bullinger (1504-1575) e Giovanni Calvino (1509-1564) è ancora necessario approfondire il discorso. Lo faremo con l’aiuto del saggio di Joshua Ralston


Rispetto al Damasceno, è evidente che i riformatori menzionati avessero avuto un contatto meno diretto con l’Islam. Essi erano a conoscenza della religione musulmana soprattutto grazie ai turchi ottomani che un sessantennio prima della loro nascita avevano assediato e conquistato Costantinopoli (1453), riuscendo così a penetrare nel continente europeo fino ai Balcani. L’associazione tra turchi e islam era così forte nell’immaginario comune che molte volte per riferirsi ai musulmani ci si appellava a loro chiamandoli “turchi”. 


Anche se i riformatori erano primariamente occupati contro il cattolicesimo-romano, avevano la consapevolezza di dover mantenere altri fuochi accesi. Non potevano permettersi di concentrarsi su un solo fronte senza tenere conto degli altri, tra cui quello islamico. Ecco perché essi erano anche in grado di notare le somiglianze teologiche tra “Costantinopoli” e Roma. Per esempio, Bullinger osserva come la salvezza per opere dell’Islam somigli al sistema delle indulgenze elaborato dalla chiesa romana. In tutti e due i casi egli ritiene di tratti di pelagianesimo, contrario alla salvezza per grazia biblicamente sostenuta.  


In diretta connessione con la dottrina della salvezza, è la cristologia. Per Bullinger, ciò che si afferma riguardo alla persona di Cristo determina tutto il resto. Dato che l’Islam nega Gesù Cristo in quanto Figlio di Dio, rigetta quindi la dottrina della Trinità e perciò tutto ciò che è legato con la resurrezione di Cristo (per volere del Padre e per opera dello Spirito Santo) e il suo ruolo di unico mediatore. In sintesi, il rifiuto dell’opera di Cristo sulla croce da parte dei musulmani implica il rifiuto della dottrina della giustificazione per sola fede. Credere a Gesù Cristo come semplice messaggero e non in quanto Dio Figlio incarnato ha ripercussioni non trascurabili su ogni altra dottrina. 


Così per Calvino. Il fatto che i musulmani parlino della natura di Dio, dei suoi attributi, della sua sovranità e di tutte le sue opere nella creazione, legge e rivelazione non è sufficiente. Ciò che manca all’Islam è il Dio trinitario. Senza la Trinità il resto è soggetto ad errori e distorsioni. Possono anche proclamare Dio creatore dei cieli e della terra (così come fanno gli ebrei), ma ripudiando Dio come Padre e Gesù Cristo in quanto Figlio incarnato non fanno altro che sostituire il vero Dio con un idolo.  


Questi discorsi ci riportano all’affermazione che gli evangelici continuano a sostenere tutt’ora, cioè che l’Allah del Corano non è il Dio della Bibbia. Il fatto che riformatori quali Bullinger e Calvino avessero compreso che la differenza dirimente giace nella comprensione di chi è Dio ci conferma la centralità di questo discorso con i musulmani. L’invito che riceviamo, quindi, è di approfondire la netta differenza tra la Trinità e Allah, aspetto fondativo da cui tutto il resto deriva. 


(continua)


Della stessa serie: 
Evangelici e Islam (I). Per i cattolici siamo “tutti fratelli”, per gli evangelici?” (9/07/24)
Evangelici e Islam (II). Il primo contestatore dell’Islam? Giovanni Damasceno” (8/10/24)