Giustificazione, chiesa ed eucarestia: qual è la differenza tra protestanti e cattolici?

 
 

Sabato 5 novembre presso la Chiesa Riformata Filadelfia di Novate Milanese si è tenuta la terza edizione della Conferenza sulla teologia riformata a Milano (CTRM). Dopo aver parlato nel 2019 della “fede sostenibile in un mondo radicale e irrequieto” e l’anno scorso dei cinque sola/us della Riforma, questa volta è stata l’occasione per affrontare le differenze tra cattolicesimo e protestantesimo. Con la partecipazione di chiese provenienti prevalentemente dall’hinterland milanese, l’evento si è strutturato con tre sessioni plenarie succedute da inni di lode attinenti ai temi trattati: la dottrina della giustificazione (Leonardo De Chirico), della Chiesa (Gavino Fioretti) e dell’eucarestia (Micheal Brown).

De Chirico, pastore della chiesa Breccia di Roma e professore di teologia storica all’IFED, ha introdotto l’argomento della giustificazione facendo una panoramica sugli eventi storico-teologici che a partire dalla Riforma hanno caratterizzato la comprensione romano-cattolica della salvezza. Da Lutero nel 1517 a Melantone con l’art. 4 della Confessio Augustana che ribadiva la giustificazione davanti a Dio per la sola fede nell’opera di Cristo (1530); dai colloqui di Ratisbona con Contarini, Melantone e Bucero (1541) che si conclusero con un nulla di fatto per la resistenza romana nel ritrattare i sacramenti, il magistero e il ruolo della chiesa, al Concilio di Trento (1543-1565) che segnò la fine di qualsiasi tentativo di riconciliazione e marcò le nette differenze sulla comprensione della salvezza. Trento definirà la giustificazione il risultato di un processo temporale mediato dai sacramenti della chiesa e contrassegnato da un miscuglio di fede e opere. La Riforma ribadirà che essa è la dichiarazione che avviene una tantum concernente un atto di giustizia operato da Dio in Cristo che cambia lo status della persona rendendola giusta dinnanzi a lui. Nonostante in anni recenti si sia cercato di riprendere in mano la questione e ritrattare le differenze tentando di arrivare a un compromesso con la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione tra cattolici e luterani (1999), Roma ha dimostrato che nonostante lo spirito ecumenico che la contraddistingue dal Vaticano II, continua a non mollare la presa sulla sua romanità e tanto meno sulla sua predicazione universalista che include nei giustificati anche i non credenti (vedi la Evangelii Gaudium del 2013). Sta di fatto che se il cattolicesimo continuerà ad affermare che l’uomo è malato ma non morto nei suoi peccati e che la chiesa è la mediatrice della grazia divina, cioè la medicina da somministrare, la questione della giustificazione continuerà ad essere al centro del dibattito. 

Fioretti, pastore della chiesa Kiltearn a Evanton, in Scozia, ha trattato la dottrina della chiesa intavolando la questione leggendo Matteo 16:13-20. L’interesse ridotto della Bibbia, l’individualismo imperante e la reazione repellente ma non critica nei confronti del cattolicesimo hanno svalutato nel corso del tempo la comprensione del ruolo della chiesa nella vita dei credenti. Ad inasprire questo atteggiamento è la visione della chiesa come parentesi nella mente di Dio e non la naturale continuazione di ciò che è ha avuto inizio con il popolo d’Israele. La Confessione di Westminster al cap. 25 offre una chiara e ben strutturata comprensione biblica della chiesa. Essa è il regno di Dio formato da donne e uomini chiamati dal Signore ad essergli figli, servi e ambasciatori. Possono esserci moltitudini di chiese locali, ognuna con le sue caratteristiche particolari, ma il credente deve sempre tenere presente di essere parte del corpo universale di Cristo. Questo evita da una parte l’ottuso settarismo, e promuove dall’altra l’unità e la comunione fraterna. È attraverso il ministero della chiesa che Dio salva “ordinariamente” i peccatori. Questo non vuol dire che la chiesa assume ruolo sacramentale, ma che Cristo ha scelto primariamente la sua sposa per essere proclamatrice e testimone della sua Parola. Attraverso “il ministero, gli oracoli e le ordinanze” Dio conduce i suoi santi verso la perfezione per mezzo dello Spirito Santo. Ecco perché la comune adunanza, e quindi la comunione settimanale, giocano un ruolo portante all’interno del piano di Dio. È attraverso relazioni personali, faccia a faccia, e non tramite videochiamate che la chiesa si consolida, cresce e persiste nella fede. 

Brown, pastore della chiesa che ha ospitato l’evento, ha concluso evidenziando che i sacramenti riconosciuti dagli evangelici, battesimo e santa cena, insieme alla Parola, sono i mezzi di grazia che il Signore ha donato alla sua chiesa per la sua benedizione ed edificazione. Per quanto riguarda l’eucarestia, mentre il cattolicesimo, basandosi sugli insegnamenti di Aristotele trasposti da Tommaso, crede nella transustanziazione, cioè nella trasformazione della sostanza del pane e del vino nel vero corpo e nel sangue di Cristo, e quindi ripresenta il suo sacrificio ogni qualvolta la messa è celebrata, la Riforma ha interpretato le parole di Gesù e di Paolo con accezioni diverse. Lutero con la consustanziazione (il corpo di Cristo coesiste nell’eucarestia), Zwingli figurativamente (l’eucarestia è un ricordo simbolico), mentre Calvino vede nella santa cena i segni visibili della grazia di Dio. Per quest’ultimo, basandosi su Giovanni 6 e Luca 22, e riprendendo l’interpretazione agostiniana, il sacramento è un segno esteriore che aiuta il credente a confermare le promesse di Dio, a fortificarsi nella fede e a testimoniare che siamo sottomessi a lui. In contrapposizione al cattolicesimo, Calvino è stato in grado di declinare le interpretazioni di Lutero e Zwingli, riuscendo ad equilibrare la comprensione della santa cena, riconoscendone il carattere visibile, memoriale e spirituale. 

È incoraggiante poter pensare che anche a Milano, una città che ha enormemente influenzato la cultura religiosa e politica locale, nazionale e internazionale con i suoi vescovi e arcivescovi (ad es. Ambrogio, Carlo Borromeo, Achille Ratti – Pio XI, Giovanni Montini – Paolo VI, Carlo Maria Martini) e le sue istituzioni (ad. es. Università Cattolica, Facoltà settentrionale di teologia, Seminario arcivescovile) sia stata offerta una conferenza informativa e formativa sulle differenze sostanziali e imprescindibili tra cattolicesimo e protestantesimo. La speranza è che sia stato uno strumento utile all’edificazione dell’identità evangelico-riformata e un mezzo per testimoniare con pietà la grazia di Cristo a quelli che sono nel dubbio e condurre alla salvezza coloro che non hanno ancora compreso che si è giustificati dal peccato commesso unicamente per la fede nella persona e nell’opera di Cristo.